27/12/2004 - 6/01/2005  Costa azzurra 
Marsiglia - Km 1280  
 
 
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                Diario

Questo viaggio e’ stato organizzato da Pino e Annamaria, dell’ACI Camper di Livorno.  

27 dicembre – lunedi’  

Partiamo come al solito in mattinata e corriamo via veloci. Non c’e’ traffico e a mezzogiorno siamo sull’autostrada dei fiori. Ci fermiamo ad un’area di sosta, pranziamo e alle 14 siamo al punto di ritrovo: un’area di servizio nei pressi di Sanremo. Troviamo Luciana e Pino. Ci salutiamo, prendiamo un caffe’ e poco dopo arrivano Ezio e Tina (i nostri compagni di viaggio in maremma). A poco a poco arrivano tutti gli altri e verso le 16 inizia la distribuzione dei contrassegni (a noi e’ toccato il numero 15) e della documentazione di viaggio.  Annamaria e’ stata come al solito previdente e ha dato a tutti una piantina di Marsiglia, una di Saint Tropez ed una cartina della costa, da Ventimiglia a Saint Tropez.  Si rivedono molti compagni di avventura: oltre a Romano, Enrico, Franco, Giulio e Piero (presenti ormai in tutti i viaggi) ritroviamo Alfonsino, Tito, Augusto, Vincenzo, Massimo, Giuliano, Silverio e
Ventimiglia - le operazioni di registrazione
Ventimiglia - la festa di benvenuto
 molti altri. Ci si saluta e si chiacchiera un po’. Ci rimettiamo in moto all’imbrunire ed in pochi minuti siamo all’autoporto di Ventimiglia: un'enorme area di sosta per autotreni, ora in disuso. Ci sistemiamo, ceniamo e subito dopo ci ritroviamo per una piccola festa. La serata e’ fredda e solo ora Natale si accorge di non aver portato ne’ sciarpa ne’ cappello. Per fortuna Anna ha portato un berretto rosso che Natale usa per sciare: non e’ molto elegante ma e’ meglio di niente.  Annamaria ha preparato un ponce al mandarino e ha distribuito una torta a base di frutta secca (ottima). Ci si ritrova e si ricordano i viaggi fatti insieme. si sta fuori per circa un’ora, in tempo per scorgere qualcosa di bianco che, lentamente, iniza a scendere.   

28 dicembre – martedi’ 

Ci svegliamo prestissimo e alle 8 siamo gia’ in marcia.  Entriamo in Francia e prendiamo la viabilita’ ordinaria. Attraversiamo localita’ splendide (Montecarlo, Beaulieu e Nizza) e ci fermiamo nei pressi di Antibes. Durante la marcia numerosi semafori spezzettano la colonna e siamo piu’ volte costretti a fermarci per ricompattarci. A Montecarlo Romano, noi e qualcun’altro sbagliamo strada ma con un po’ di fortuna riusciamo a raggiungere il gruppo e a sistemarci alle spalle di Maria. Dovremmo passare la notte in riva al mare, alla periferia est di Antibes ma l’area

Antibes - il campeggio
 individuata da Pino nel corso di un’esplorazione, e’ chiusa da una montagnola di ciotoli.  Pino cerca un’alternativa ma non la trova e pertanto, dopo una lunga sosta, ci dirigiamo verso un campeggio. Natale esce per una passeggiata e vede arrivare il camper di Giuliano, che si era perso. Lo accompagna al campeggio ed esce nuovamente. Si dirige a piedi verso il centro della citta. La passeggiata e’ piuttosto lunga (oltre sei chilometri tra andata e ritorno) e non particolarmente interessante.  Al campeggio fervono i preparativi per  una festa: sono state accese alcune torce, Romano prepara la pasta (con panna e salsiccia) e tutti portano qualcosa. Dopo cena si fa un po di musica,

qualcuno balla mentre altri chiacchierano. Freddo, dolci, musica e liquori. Alfonsino si traveste da befana e diverte tutta la compagnia.  

29 dicembre – mercoledi’  

Partiamo alle nove e in pochi minuti siamo a Villeneuve Loubet (una localita’ alle spalle di Antibes) con l’intenzione di visitare il museo di Escoffier, il cuoco che negli ultimi anni dell’ottocento invento’ e rese famosa la cucina francese. Parcheggiamo con fatica in un’area che Annamaria ci ha fatto riservare. Non riusciamo ad entrare tutti e, con un po’ d’iniziativa, rimuoviamo la sbarra che impedisce l’accesso ai camper in un vicino parcheggio. Arrivati al museo troviamo la porta chiusa. Mentre Annamaria si mette  alla ricerca del custode e della

monsieur Escoffier
guida noi visitiamo il museo militare (piccolo e in qualche caso ingenuo), una mostra di quadri (incredibili) ed il mercato. Il tempo passa e non si vede nessuno. Alle 11 ci dicono che la guida e’ stata coinvolta in un incidente stradale e che pertanto non puo’ raggiungerci. Pazienza. Visitiamo la chiesa, (piccola e disadorna), comperiamo una baguette, mezzo pollo arrosto e rientriamo. Subito dopo pranzo ci rimettiamo in moto per
Villeneuve Loubet - davanti al museo
raggiungere Saint Raphael (27 km).  L’attraversamento di Cannes presenta alcune difficolta’ dovute ai semafori e al cicaleccio radiofonico di alcuni compagni di viaggio. Percorriamo tutta la croisette e proseguiamo sulla strada costiera che si snoda ai piedi del massiccio dell’Esterel. E’ una bella giornata e si sta bene. La strada corre una decina di metri sopra il mare. C’e’ poco traffico e si puo’
la costa nei pressi di Saint Raphael
Saint Raphael
 ammirare il panorama: roccia e sabbia rosse, case in tinta (vediamo un villaggio di case tonde e panciute) e colline coperte da un mantello di arbusti sempreverdi. Augusto, via CB, ci spiega che il rosso delle roccie e’ dovuto, con ogni probabilita’, alla presenza di composti ferrosi.   Arrivati a Saint Raphael il traffico ed il cicaleccio dei soliti compagni di viaggio fanno sbagliare strada a noi e ad altri quindici camper. Natale gira per un paio di volte intorno ad un Mc Donald poi lascia il gruppo dei dispersi, riprende dal punto in

cui aveva sbagliato strada e raggiunge il nucleo originario, fermo nel parcheggio di un supermercato.  In attesa dell’arrivo degli altri si fa un salto al super e se ne approfitta per acquistare pate’ in crosta, formaggio di capra e una confezione di wok nordique: verdure modate, lavate,  tagliate e pronte da cuocere.  Verso le 19 ci muoviamo dal parcheggio del supermercato (non ci hanno dato il permesso per la notte) e ci sistemiamo su di una strada sterrata, ai bordi dell’aeroporto.  

30 dicembre - giovedi’

Al mattino fa freddo: fuori l’acqua e’ gelata e all’interno ci sono 5 gradi. Accendiamo la stufa, in pochi minuti il camper si scalda e l’atmosfera diventa piacevole. Dopo colazione prendiamo la bici (fa freddo ma e’ comunque una giornata di sole) e ci dirigiamo verso il centro. Alcuni di noi, (Anna fra questi) preferiscono fare una passeggiata a piedi. Costeggiamo il porto turistico e ci fermiamo per un caffe’ (non eccezionale). Il posto e’ davvero bello: case ristrutturate, strade pulite, pedonali e pavimentate con un mosaico geometrico, mare pulito, barche medie e grandi  (molte delle quali esibiscono un vistoso cartello vendesi). Lungo la strada vediamo un paio di agenzie immobiliari.   I prezzi delle case sembrano accessibili (130 mila euro per un monolocale di 37 mq sul porto, 

Annamaria a Saint Maxim
arredato e con terrazzo sul mare) e forse inferiori a quelli della costa ligure. Torniamo ai camper e nella tarda mattinata ci mettiamo in viaggio per Saint Tropez. E’ una bella giornata e il sole ha fatto sparire il freddo.  Ci fermiamo lungo il mare, a Saint Maxim. Annamaria distribuisce aperitivi mentre su di un tavolino sono state sistemate alcune ciotole con stuzzichini di vario tipo. Alcuni compagni di viaggio tirano fuori le canne da pesca e cercano di prendere qualcosa: Franco ha preso anche un paio di pesciolini di cioccolato che qualcuno (o qualcuna) ha perfidamente sistemato nel suo sacchetto. Dopo pranzo 
si prende il sole, si legge il giornale (Anna  ha trovato un’edicola) e ci si rilassa.  Verso le tre ci si rimette in marcia, si costeggia la baia e dopo circa quaranta minuti si arriva a Saint Tropez.  Annamaria ha trovato un parcheggio abbastanza ampio e in riva al mare. Sistemiamo i camper lasciando uno spiazzo al centro. Facciamo una breve visita al paese e torniamo subito dopo l’imbrunire. Piu’ tardi Romano cuoce la pasta ed il resto e’ porta party.  E’ sceso nuovamente il freddo e 
Saint Tropez

Stefania ci conforta con una medicina composta dal 70% di caffe’ bollente, il 15% da Caffe’ Borghetti e dal 15% di rum.  Dopo cena usciamo e visitiamo un parco addobbato per le feste (piccoli pini coperti da una schiuma bianca e illuminati da luci colorate), oltrepassiamo una pista di pattinaggio sul ghiaccio,  un presepe e raggiungiamo il centro del paese (stranamente deserto). Alle 22 siamo tutti nei nostri camper, pronti per la notte.  

31 dicembre - venerdi’

Alle nove siamo pronti per visitare la citta’. C’e’ di nuovo il sole e si sta bene.  La nostra guida si chiama Silvia, parla bene l’italiano ed e’ piuttosto simpatica. Ci porta innazi tutto a visitare l’Annonciade, una piccola chiesa trasformata in museo.  All’interno quadri di pittori francesi tra cui  un Matisse. Molti quadri sono di un pittore che, a detta della guida, ha inventato il puntinismo (quadri coperti di puntini di vari colori che, nell’insieme e visti da lontano, formano 

Saint Tropez - la visita guidata
un’immagine).  Passiamo poi ad esplorare la citta’ ma la visita si rivela presto meno interessante del previsto.  La guida ci parla di un importante ammiraglio locale, la cui statua domina il porticciolo, ci intrattiene su Brigitte Bardot e sui suoi genitori, ci mostra l’esterno delle carceri medioevali e ci parla del serpentino, un marmo verde utilizzato per costruire l’arcata dei portoni delle case piu’ vecchie. Unica nota di colore la visita al duomo (dignitoso, anche se meno ricco della media delle cattedrali italiane) e la storia di San Torpete (da cui il nome Saint Tropez): Torpete era un funzionario dell’impero romano originario di Pisa. Nel 68 d.c., a seguito 
di un diverbio (per motivi religiosi) con Nerone venne imprigionato e decapitato. Il corpo venne deposto, insieme ad un gallo e ad un cane, in una barca  lasciata libera sull’Arno. Dopo un paio di mesi la barca approdo’ sulla spiaggia di Saint Tropez; gli indigeni videro il corpo intatto, pensarono ad un miracolo e gli dedicarono la citta’.   Poco dopo mezzogiorno si conclude la visita guidata ed Annamaria organizza un giro in barca nella baia. Noi preferiamo attenerci al programma originale, che prevedeva una vista la mercato provenzale. Il mercato si rivela subito una miniera. Oltre ai soliti banchetti di frutta, verdura, formaggi  e telerie si trovano venditori di erbe e spezie, con i banchi coperti da sacchetti
Saint Tropez - il parcheggio

pieni di polveri di vari colori (ricordano vagamente i banchetti dei suk), pizzaioli con un forno a legna sistemato in un furgone, fiorai e venditori di oggetti vecchi  e vecchissimi.  Nel pomeriggio ci si riposa in vista dell’attesa per la mezzanotte.  Verso le otto tiriamo fuori i tavolini ed improvvisiamo un porta party. Anna prepara cotechino e lenticchie (non siamo stati originali) preceduti e seguiti da formaggi, salumi, dolci  e vini.  Dopo cena usciamo nell’intento di unirci alla folla per i  festeggiamenti in piazza. La citta’ appare, ancora una volta deserta (forse i festeggiamenti sono stati cancellati in segno di lutto per le vittime del maremoto nel sud est del mondo). Giriamo per un’oretta e poi torniamo al campo. Siamo tutti fuori dai camper e a mezzanotte stappiamno lo spumante. Vino, panettone, brindisi, fuochi artificiali e poi tutti a nanna. 

1 gennaio - sabato

Partiamo subito dopo colazione e puntiamo verso Marsiglia seguendo la via costiera. C’e’ ancora il sole e la temperatura e’ mite. Il paesaggio cambia, non piu’ le rocce e i dirupi dell’Esterel ma colline degradanti sul mare coperte da una vegetazione sempreverde.  Nei pressi di Hyeres Giuliano avanza qualche dubbio sulla tenuta della ruota posteriore sinistra del camper di Giulio. Ci infilamo in un  provvidenziale parcheggio e constatiamo che la ruota  e’ effettivamente bucata.

una gomma bucata
 Un giovane che per fortuna fa parte del nostro gruppo si da da fare per cambiarla. La sosta e’ l’occasione per un caffe’ e un dolcetto.  Si riparte e quando arriviamo al punto previsto per la festa di capodanno troviamo la strada sbarrata. Il luogo e’ ai bordi di una palude
un caffe' ed un dolcetto
a lato della palude
 ed un cartello informa che la strada e’ chiusa (da ottobre ad aprile) per il pericolo di inondazioni. La colonna si ferma ai bordi della strada mentre Augusto va in avanscoperta a cercare un’altra area. Trova un parcheggio capiente, deserto ma chiuso dalle solite sbarre orizzontali.  Augusto non si scoraggia e riesce ad aprirle. Il parcheggio, molto bello, non ci consente di fare al progettata festa (non siamo piu’ su di uno sterrato lontano dall’abitato ma in un parcheggio cittadino, nel quale siamo entrati compiendo un piccolo illecito). Pranziamo nei nostri camper e, poco prima della 
ripartenza, Annamaria offre zibibbo e ricciarelli, a consolazione della mancata festa.   Ripartiamo, prendiamo l’autostrada e ci fermiamo quasi subito in un’area di servizio, con l’intenzione di fare gasolio e caricare/scaricare i serbatoi di acqua. La stazione di servizio ci fornisce gasolio ma non offre ne’ acqua ne’ possibilita’ di scarico (ora sono chiusi i servizi che erano invece accessibili al momento del tour di ispezione).  Riprendiamo l’autostrada e ci fermiamo dopo pochi minuti in un’area di sosta ai bordi della strada, in una zona abbastanza pericolosa ove sono presenti due rubinetti e due bagni. E’ la corsa all’acqua. La pressione dei rubinetti e piuttosto bassa ed in breve tempo si 
La corsa all'acqua
forma una fila di assetati, muniti di taniche, bottiglie secchi e recipienti di vario tipo. Le operazioni di carico e scarico proseguono con qualche scena di isterismo, per circa due ore. Ci muoviamo che e’ ormai calato il sole. E’ buio, non si vede piu’ il paesaggio ed ormai si bada solo alla strada. Arriviamo finalmente a Marsiglia. La citta’ mostra subito il suo lato peggiore poiche’ la coppia del camper numero 18 subisce un tentativo di rapina. Quasi un classico: mentre il camper e’ fermo ad un semaforo due individui su di uno scooter si affiancano, aprono la portiera destra e cercano di arraffare qualcosa. La signora, dopo un attimo di smarrimento reagisce spintonando e dando colpi sul caso di uno dei due motociclisti. I rapinatori dopo qualche secondo desistono e se ne vanno. L’avventura rende ancora piu’ spaventati alcuni equipaggi giunti gia’ timorosi in citta’. Arrivati all’area di sosta (in fondo al vecchio porto, in pieno centro cittadino) ci aspetta una nuova sorpresa: l'area prevista per la sosta e’ chiusa da alcuni massi e da sbarramenti tipo new jersey. Ci sistemiamo (male) lungo la strada di accesso al parcheggio e mentre alcuni discutono sul da farsi Anna prepara la cena. Arriva una macchina della capitaneria
Marsiglia - si spostano gli sbarramenti
 di porto (cui compete la gestione dell’area) e i funzionari  riconoscono il nostro diritto ad entrare nell’area ma, visto il blocco, rimandano il tutto all’indomani. Subito dopo cena vediamo alcuni camper entrare nell’area riservata.   Accendiamo il CB e sentiamo grande concitazione: alcuni intraprendenti compagni di viaggio sono riusciti, con l’aiuto di un crick, a spostare due sbarramenti e ad aprire la via di accesso.  Entriamo tutti (il parcheggio e’ enorme), ci sistemiamo e chiudiamo nuovamente la via di acesso. Questo accorgimento rende tutti un po’ piu’ sicuri.  Dopo cena formiamo un piccolo gruppo ed usciamo per una passseggiata.  La serata e’ fresca, la strada lungo il porto e’ ben illuminata e la passeggiata e’ piacevole.  

2 gennaio - domenica

Alle 10 ci troviamo tutti (meno Pino, rimasto a fare la guardia ai camper) alla fermata di un bus turistico scoperto. Prendiamo il bus ed iniziamo ad esplorare la citta’. Il giro dura circa novanta minuti e ci porta nella zona sud. L’autobus costeggia il porto e poi si infila in una stretta strada che sale su di una  collina (500 metri) che domina la citta.  Sulla cima si trova la cattedrale di Notre Dame de la Garde, costruita a lato di un posto di osservazione. Poi l’autobus scende nuovamente al porto, riprende la strada costiera e, dopo poche centinaia di metri, raggiunge una zona residenziale formata da case basse e distanziate, larghi viali, parchi e spiagge.  Piu’ avanti, con il materiale di riporto ottenuto dai lavori di costruzione della 

Marsiglia - la visita guidata
metropolitana, e’ stato realizzato un parco sul mare. Oggi e’ domenica ed il nuovo parco, pianeggiante e verde, ospita famigliole, bambini, ciclisti e cani.  L’autobus si infila in un viale della zona residenziale, percorre un paio di km, ripiega a sinistra e riprende le vie principali (rue Roma prima e rue Canebiere dopo) su cui si affacciano splendidi palazzi ottocenteschi.  Marsiglia e’ la seconda citta’ della Francia, e’ un porto e la immaginavamo come Genova, antica, stretta tra le montagne e decadente.  In realta’ e’ una citta’ enorme, non vincolata dalle montagne, sufficientemente pulita e in ripresa economica, grazie allo sviluppo del suo nuovo porto ormai divenuto il piu’
importante del mediterraneo. Il porto e la citta’ hanno avuto momenti di splendore tra la meta’ e la fine dell’ottocento, quando la Francia, impero coloniale, faceva transitare da qui’ tutti i suoi traffici verso le colonie.  Con la fine delle colonie e, soprattutto, con la cacciata dei francesi dall’Algeria, il porto e la citta’ sono decaduti sino all’attuale momento di ripresa, dovuto alla riapertura dei traffici con i paesi nordafricani. Dopo pranzo usciamo con l’idea di visitare la parte nord della citta’ ove sembra esista un mercato delle pulci. Arriviamo forse un po’ tardi e ci troviamo di fronte ad un mercato arabo. In una capannone in disuso sono stati allestiti banchetti per la vendita di frutta verdura, carne, dolciumi, spezie e oggetti usati (mobili, frigoriferi, televisori, carrozzine per bambini, telefonini di 
Marsiglia - Notre Dame de la Garde
Marsiglia - davanti alla cattedrale 
dubbia provenienza ecc.). Il mercato e’ affollato da gente di colore, e’ rumoroso, confuso e sporco. La merce esposta non invita all’acquisto.  Fuori dal capannone vediamo una costruzione meno fatisciente che sembra un supermercato. In realta’ si tratta del negozio di una catena specializzata in prodotti etnici. All’esterno sono in vendita, in offerta speciale, pecore e montoni vivi. Entriamo incuriositi e ci troviamo di fronte ad un supermercato stranissimo: niente prodotti freschi, solo scatolame in confezione alberghiera. Non c’e’ nulla che attiri la nostra attenzione se non una confezione 

di spezie per paella. La busta e’ enorme (almeno due etti), il prezzo e’ bassissimo e la confezione sembra accettabile dal punto di vista igienico. Torniamo in autobus verso il centro con l’idea di unirci ai nostri compagni di viaggio che intendono ripetere all’imbrunire il giro turistico fatto in mattinata. L’intenzione e quella di vedere Marsiglia by night, con le strade ed i negozi decorati e illuminati.  Arriviamo con qualche secondo di ritardo, l’autobus e’ gia’ partito e a noi non resta che filmare i nostri compagni che ci salutano.  Facciamo quattro passi in citta’, guardiamo le vetrine e torniamo al campo. Ci raggiungono Luciana e Pino e facciamo quattro chiacchiere.  In serata Annamaria ed altri escono per una cena al ristorante. Noi preferiamo restare in camper e sperimentare, subito, le spezie per paella appena acquistate.    

3 gennaio - lunedi’    

Canelongue - Giuliano ci raggiunge in bici
Le chateau d'if

Al mattino arriva un pulman che ci carica e ci porta nuovamente a spasso per la citta’. Ripercorriamo in parte il giro di ieri e, una volta giunti alla zona residenziale non ripieghiamo verso la citta’ ma continuiamo a percorre il lungomare per una decina di km, sino a Canelongue, in un punto chiamato ‘la fine del mondo’. In questo punto la strada costiera si interrompe poiche’ si trova di fronte un invalicabile massiccio roccioso. Ai piedi del massiccio una calanque (una profonda insenatura tra pareti di roccia (una specie di piccolo fiordo), alcune case di pescatori ed un bar. Il gruppo si fionda nel bar per il solito caffe’ pessimo e costoso. Mentre attendiamo vediamo Giuliano che ci raggiunge in bicicletta (e’ un pessimo utilizzatore di CB ma evidentemente un ottimo sportivo). Riprendiamo l’autobus e saliamo nuovamente a Notre Dame

 de la Garde. La chiesa e’ composta da una cappella sotterranea (piccola, spoglia e mistica) e da una basilica superiore, ampia, solenne decorata e piena di ex voto.  La parte superiore e’, come ci ha piu’ volte fatto notare la guida,  in stile greco, romano, bizantino. E’ cioe’ un mix di stili voluti, gia’ alla meta’ del 1800, per sottolineare il carattere multietnico della citta’.  Marsiglia e’ una citta’ ventosa. La guida ci dice che il vento (il mistral) soffia per almeno 100 giorni all’anno. In inverno e’ freddo e fastidioso ma pulisce l’aria, dona alla citta’ un particolare luminosita’ e consente di vedere nitidamente il panorama.  Dalla collina il colpo d’occhio e’ eccezionale: si vede tutta la citta’, il porto vecchio  (persino i nostri camper) il porto nuovo, le montagne e le isole, tra le quali l' isola d’If con il castello nel quale Dumas ha ambientato le vicende del conte di Montecristo e ove, secondo la leggenda sarebbe stata rinchiusa la maschera di ferro. L’autobus ci porta ora in citta’ e si ferma ai piedi di una costruzione monumentale, realizzata alla fine dell’ottocento. E’ il vecchio terminal dell’acquedotto che sino a pochi anni fa alimentava la citta’ ed ora, a quanto sembra, e’ sede del giardino zoologico.  Visitiamo il monumento e riprendiamo la visita. Il bus ci porta ora a nord, verso il porto nuovo e la zona ‘araba’ (ove ieri abbiamo visitato il mercato arabo). Il panorama cambia, gli edifici sono ancora imponenti ma trascurati. La guida ci spiega che sono stati costruiti alla fine dell’ottocento sul modello dei palazzi parigini ma che, gia’ allora, furono un fiasco commerciale. Gli appartamenti non piacquero, rimasero in gran parte invenduti e la zona non divenne mai il centro della citta’. Ora i palazzi sono scuri di fuliggine e le strade sono sporche e semideserte. Ancora piu’ a nord vediamo i moli del nuovo porto, con magazzini, gru e navi ormeggiate. Alcuni imprenditori hanno ristrutturato il vecchio magazzino generale (un edificio enorme, di sette piani, con trecentosessantacinque stanze e quattro cortili (evidente riferimento al calendario) e lo hanno trasformato in un palazzo di servizi portuali, con oltre tremila impiegati.  Proseguiamo per una decina di km , sino al confine nord della citta’ (Marsiglia si estende per oltre venti km da nord a sud ed e’ formata da oltre cento villaggi) e poi torniamo al campo, in tempo per il pranzo.  Nel pomeriggio tutti liberi, a spasso per la citta’ a vedere le vetrine e a fare shopping. Dopo due giorni
di visita la paura di brutti incontri e’ passata e ci si sente piu’ tranquilli. Raggiungiamo a piedi la via Canebiere (il nome deriva da ‘canapieri’, costruttori di cordame per le navi)  ed entriamo in un centro commerciale. Vorremmo acquistare alcuni pezzi di sapone (siamo pur sempre a Marsiglia!) ma i prezzi sono francamente scoraggianti: un cubo da quattro etti di sapone costa piu’ di tre euro. Ripieghiamo sui generi di conforto ed usciamo dal centro comerciale con le borse pieni di formaggi di capra, pate’ e baguette). Alla sera un gruppo (noi compresi) si avvia verso

Chez Madie, un ristorante segnalato dalla guida che ci ha accompagnato nel giro della mattinata. Cena a base di pesce: crostini al salmone, antipasto a base di salmone crudo (non affumicato) verdure alla griglia e crostini al pate’ di olive, secondo piatto formato da merluzzo fresco stufato, accompagnato da verdure al forno e patate con salsa di formaggio, vino rose’, gelato, e caffe, il tutto per venticinque euro (una cena discreta ad un prezzo onesto, considerando la media dei prezzi francesi). Al ritorno ci attende un piccolo contrattempo: dovremmo lasciare l’area di sosta entro mezzanotte (avevamo il permesso di due giorni e noi siamo li’ ormai da due giorni e mezzo) ma Annamaria insiste e ci lasciano sostare, purche’ si lasci l’area entro le sei del mattino.  

4 gennaio - martedi’  

Partiamo prima dell’alba: spostiamo i massi, usciamo dall’area di sosta, richiudiamo l’accesso e quatti quatti abbandoniamo la citta’. La citta’ e’ deserta ed in pochi minuti siamo sull’autostrada, la provencale diretti ad est. Fa molto freddo e il motore stenta a scaldarsi ( fuori la temperatura e' sotto zero). Alle otto del mattino siamo all’area di sosta in cui avremmo dovuto essere alle 11.   Ci sistemiamo al sole, carichiamo e scarichiamo l’acqua e facciamo un giro nei due negozi ospitati dall’area. Giulio approfitta delle colonnine d’aria del distributore di benzina  per gonfiare la gomma che Franco gli ha

 riparato e aspettiamo mezzo giorno. Esce il sole e si comincia a stare bene. Tiriamo fuori i tavolini e imbandiamo le tavole. Annamaria prepara aperitivi e stuzzichini, Romano si da’ da fare con spaghetti, zampone e lenticchie. Pranziamo e 
 due momenti della sosta sulla 
provencale
chiudiamo la festa con panettone e pandoro con crema calda di cioccolato. Verso le tre ci rimettiamo in viaggio, usciamo dall’autostrada nei pressi di Frejus ed entriamo nel massiccio dell’Esterel. Il paesaggio cambia ancora una volta.  Ci troviamo all’interno di una foresta  di querce da sughero. Siamo bassi (l’Esterel e’ alto, al massimo, 650 metri) e il paesaggio e’ inconsueto: strade di montagna, tortuose e ripide, circondate non da abeti ma da latifoglie. Sbagliamo strada ed il serprentone e’ costretto a fare dietroforont (per fortuna una pattuglia di vigili e’ venuta in nostro soccorso bloccando il traffico) e verso le cinque raggiungiamo il lago di Saint Cassien. Il lago e’ grande e le rive sono disabitate. Alcuni cartelli avvisano che e’ la riserva di acqua potabile della zona e che, pertanto si  deve evitare di sporcare (sono ammesse solo barche a remi o con motore elettrico). Troviamo una coppia di conoscenti di Annamaria che si unisce alla carovana e ci sistemiamo su di uno spiazzo sterrato posto una decina di metri  sopra il lago. E’ ormai
Saint Cassien
bolle di sapone
 l’imbrunire: raccogliamo un po di legna, ammiriamo il tramonto  e ci ritiriamo per la cena.  Dopo cena Pino organizza una festa: musica, dolcetti, ponce e grande falo’ che va avanti per un paio d’ore. Qualcuno balla, qualcun’altro fa bolle di sapone che si alzano con l’aria calda del falo’, ma i piu’ stanno tranquilli, in silenzio intorno al fuoco.   

5 gennaio - mercoledi’

All’interno il termometro segna tre gradi, ma e’ secco e non si sente troppo il freddo. Partiamo subito dopo colazione e alle 10,30 siamo a Grasse, pronti per la visita alla fabbrica di profumi Fragonard. La fabbrica e’ interessante, la guida parla italiano ed e’ giovane, carina e gentile. I prezzi sono mediamente accessibili e alla fine le signore escono con le borse piene di profumi e saponi. Dopo pranzo facciamo quattro passi in citta’ ma rientriamo un po’ delusi: Grasse e’ una citta’ collinare e la strada che collega la Fragonard al centro e’ lunga, pericolosa e poco interessante.  Ci mettiamo in marcia con l’idea di raggiungere l’area di sosta di Beausoleil, che offre una splendida vista su Montecarlo, e da qui’ ammirare il tramonto e le luci della citta.

Fragonard - il profumiere
Sfortunatamente ci perdiamo quasi subito: alcuni camper restano con Annamaria mentre il grosso della carovana imbocca una strada diversa. Ci sentiamo per radio prima e per telefono poi e ci diamo appuntamento a Beausoleil. Ciascuno segue la propria strada e per caso ci si ritrova tutti in autostrada: mentre un gruppo entra l’altro gruppo passa: una pura coincidenza. Ci ricompattiamo e raggiungiamo l’area di sosta. La troviamo piena e non possiamo fermarci  (trenta camper sono davvero tanti). Proseguiamo, rientriamo in Italia e ci dirigiamo verso Seborga, un piccolo paese a nord di Bordighera, sede, a quanto 
Seborga
sembra, di un antico principato. Cisistemiamo sulla piazza principale e in serata ci troviamo tutti al ristorante (gestito dal ‘ministro degli esteri’ del principato) ove e’ prevista la cena di fine viaggio.  La cena e’ ottima: antipasto montano, bis di primi, scaloppine ai carciofi, coniglio al forno (specialita’ locale), torta meringata e caffe’. Il vicesindaco offre a tutte le signore un mazzetto di fiori (mimose e ginestre) che rappresentano la massima industria locale. Dopo cena raggiungiamo il centro del paese ove e’ stata allestita una festa alla quale e’ prevista la partecipazione di una befana che distribuisce dolciumi ai 
bambini. La befana ufficiale arriva, viene accolta dai bambini con timore e curiosita’ e distribuisce dolcetti e caramelle. Poco dopo arriva Alfonsino travestito da befana e disorienta un po’ i bambini: ci sono due befane: una normale, che distribuisce dolci e l’altra, orribile, che non distribuisce nulla.  La festa comunque prosegue con 
Seborga - la befana ufficiale
... e  Alfonsino

la distribuzione gratuita di salamelle, crostini alle olive e acciughe, dolciumi, vino e si conclude con una serie di cori alpini, intonati da improbabili montanari liguri e toscani.   

6 gennaio - giovedi’

Viene a prenderci Walter Ferrari, Ministre des Affaires Etrangeres del principato e ci accompagna per una visita guidata. Prima un po’ di storia: il luogo e’ un antico rifugio di monaci cistercensi che, per meriti acquisiti e’ stato elevato al rango di principato (addirittura da Carlo Magno). Secondo il ministre il principato e’ rimasto indipendente sino al 1729, quando passo’ dal regno di sardegna ai Savoia. La vendita non fu’ mai registrata (ne’ pagata) e pertanto il principato resto’ (sempre secondo il ministre) indipendente sino al 1940, data in cui l’Italia entro’ in guerra e calpesto’ i diritti dei cittadini di Seborga chiamandoli alle armi. In realta’ Natale ha sfogliato diverse enciclopedie e non ho trovato alcuna informazione sul principato di Seborga; probabilmente il territorio e’ sempre stato, in maniera piu’ o meno forte, soggetto alla monarchia dei Savoia prima ed allo stato italiano poi. Ora il ministre des affaires etrangeres  parla come se il principato fosse ad un passo per 

le ministre des affaires etrangeres
i luigini
le targhe automobilistiche
Seborga - la piazza della chiesa
essere riconosciuto come stato sovrano, con tanto di principe reggente, gabinetto di stato, traghe automobilistiche e moneta propria (un ‘luigino’ vale sei dollari o, con un cambio piuttosto disinvolto, sei euro). In realta’ il tutto appare come una gigantesca favola, ad uso e consumo dei turisti. Comunque visitiamo il ‘principato’: la piazza della chiesa esibisce sul pavimento una vistosa croce di malta (a detta del ministre l’ordine dei templari fece di Seborga una sua importante base) mentre il palazzo del principe, con tanto di garitta e prigioni, e’ in pietra (simbolo, a detta del ministre, di poverta’ e purezza). Verso le 11 salutiamo tutti e ci avviamo, insieme ad Ezio, verso il parcheggio
di Finale. Decidiamo di prendere l’aurelia ma troviamo un po’ di traffico.  Ad Imperia ci perdiamo di vista, ci fermiamo e ceniamo separati  (Ezio si ferma ad Imperia mentre noi riusciamo a trovare un piccolo parcheggio ad Andorra.  Ci ritroviamo dopo pranzo e proseguiamo insieme sino a Finale Ligure. Il parcheggio e’ pieno ma riusciamo a trovare due posti in terza fila. Tina non e’ soddisfatta (non e’ in riva al mare ed il sole e’ ormai tramontato dietro punta Caprazopppa). Presto si libera un posto in riva al mare, Ezio vi si trasferisce e finalmente Tina sorride.  Usciamo e visitiamo il paese. 
Finale Ligure

Tutto diverso dai paesi francesi: c’e animazione, l’aria e’ tiepida e i negozi sono pieni di merci a prezzi accessibili. Comperiamo un po’ di focaccia (non buona) e torniamo al campo con l’idea di uscire nuovamente in serata.  Dopo cena Ezio e Tina non se la sentono di uscire e pertanto restiamo nei nostri camper a guardare la TV.  

7 gennaio - venerdi

In mattinata ci raggiungono Piero e Augusto (erano arrivati la sera prima ma non avendo trovato posto al parcheggio si erano sistemati fuori, a lato dell’aurelia), si sistemano in riva al mare e usciamo per una passeggiata. C’e’ il sole e si sta bene. Il lungomare e affollato. Comperiamo focaccia (questa volta accettabile) e finalmente un giornale. Stiamo un po’ fermi al sole sul molo e poi, lentamente, ritorniamo al campo. Pranziamo, salutiamo tutti e prendiamo la strada di casa. Ci fermiamo all’area di sosta di Feglino per svuotare i serbatoi e pulire il camper. Siamo a casa all’imbrunire.   

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