20 gennaio –
29 febbraio 2008 – tour del Marocco –
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il viaggio e’ stato organizzato da
Pino ed Annamaria che, a loro volta, si sono avvalsi della collaborazione
di Khaled, una guida tunisina laureatasi a Tangeri. Anna ha deciso di
partecipare a questo viaggio. 20
gennaio |
22 gennaio Partiamo con comodo ed attraversiamo
lentamente la camargue, ammirando il paesaggio insolito e spettacolare che, a
tratti, ricorda le valli del delta del po’. Arriviamo a Sète verso le
13 e ci sistemiamo nel piazzale d’imbarco. Nel primo pomeriggio arriva la
nostra nave. Si tratta della Marrakech, un traghetto relativamente piccolo di
una compagnia marocchina. Ci imbarchiamo in retromarcia poiche’ l’interno
del traghetto non e’ abbastanza largo da consentire un’agevole |
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mosso e
le dimensioni del traghetto tra le signore del gruppo serpeggia un po’
di timore per eventuali problemi dovuti al rollio ed al beccheggio. Le
discussioni sono tutte incentrate sul mal di mare e sui suoi rimedi. Enzo, la
nostra scopa, si porta vanti e subito dopo l’imbarco si mette a letto con
qualche linea di febbre. Le operazioni di imbarco sono piuttosto laboriose ma
con un po’ di manovre riusciamo comunque a starci tutti. Una volta imbarcati
la nave ci appare piuttosto malconcia. Ci viene assegnata la cabina 522 situata
sulla fiancata destra e con oblò sul mare. Nonostante la cabina sia di classe
“comfort” e’ piuttosto trascurata: mobili rappezzati, copri letti sudici
(ma lenzuola apparentemente pulite) e bagno quasi impraticabile.
Ci dicono che questo e’ lo standard marocchino, noi non diciamo nulla
ma non ne siamo convinti. Il traghetto salpa non appena si concludono le
operazioni di imbarco e pochi minuti dopo siamo a tavola. Ci viene servita una
cena non particolarmente invitante, ma non ci formalizziamo più di tanto. Siamo
camperisti e stiamo andando in Marocco non (o per lo meno non solo) per
apprezzare i piaceri della tavola, ma per scoprire una terra a noi sconosciuta,
i suoi paesaggi e la sua cultura. 23
gennaio Giornata di navigazione. Al mattino il
mare sembra tranquillo, la nave fila via apparentemente veloce e la giornata
trascorre in tranquillità, tra una passeggiata sul ponte interno, un po’ di
sole sul ponte esterno e l’esercitazione di abbandono della nave (più o meno
come in aereo, con tanto di dimostrazione su come si indossa il giubbotto di
salvataggio, l’individuazione delle uscite di sicurezza e del punto di
raccolta). Il pranzo e la cena sembrano decisamente migliorati ( o forse siamo
noi che ci stiamo abituando allo standard marocchino): il piatto forte della
cena serale e’ formato da carne di manzo speziata e stufata accompagnata, o
forse cotta, con prugne e albicocche secche; un abbinamento inusuale ma che
offre una gradevole combinazione di sapori. 24
gennaio In mattinata siamo in vista dello
stretto. Vediamo da una parte Gibilterra, con la rocca e la montagna e
dall’altra i promontori della zona nord del Maghreb. Arriviamo a Tangeri (una
estesa sfilata di case e palazzi bianchi), intorno a mezzogiorno. Le operazioni
di sbarco sono veloci ma le formalità |
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Una volta usciti dal porto facciamo tutti gasolio (70 centesimi
al litro), rimontiamo i nostri baracchini che avevamo prudentemente smontato e
nascosto prima dell’imbarco e ci dirigiamo subito verso l’interno, nella
zona del Rif. Nel giro di poco più di un’ora siamo a Tetouan, una
bianca cittadina, capitale della regione del Rif (una catena montuosa che
caratterizza la parte nord del maghreb). Lasciamo i camper in un parcheggio e
facciamo la nostra prima immersione in una medina (la parte “vecchia” di una
città araba). Tetuan non si trova sul mare ma
in una piccola valle tra basse montagne. E’ una città importante e,
proprio perchè |
nelle
manovre il camper di Nando entra in collisione con l’auto di un locale, che nemmeno si
ferma. Nando riporta danni piuttosto gravi nella parte anteriore sinistra e
perde lo specchietto, che sarà poi riparato in maniera fortunosa (barre di
metallo e nastro adesivo) nella giornata successiva. Non troviamo un parcheggio
e quindi proseguiamo, sempre verso sud, sino a quando non incontriamo uno
spiazzo apparentemente adatto alla sosta notturna. Ci sistemiamo e dopo pochi
minuti arriva un tizio (una specie di prefetto locale) che ci dice che la zona
non e’ sicura e che non possiamo fermarci. Annamaria e Khaled chiedono invano
indicazioni per un parcheggio più sicuro. Sembra che in giro non ci sia nulla
di meglio per cui il prefetto decide di far arrivare un paio di soldati a
sorvegliare la zona mentre noi riposiamo.
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Ora
sono esposti alle intemperie e
probabilmente non dureranno molto. A Meknes ci sistemiamo nel parcheggio
di un supermercato, facciamo gasolio e passiamo la notte. La vista al
super ci apre gli occhi sulla realtà della vita in Marocco. I prodotti
locali di prima necessità, essenzialmente carni ovine, pane, latte,
frutta e verdura costano circa un terzo degli equivalenti prodotti
italiani mentre per tutti gli altri prodotti i prezzi sono simili ai
nostri o addirittura più alti. Considerando che lo stipendio medio si
aggira sui 300 euro mensili e’ facile comprendere perchè molti
maghrebini cerchino di emigrare in Europa.
26
gennaio In
mattinata raggiungiamo il centro della città, parcheggiamo appena fuori dalle
mura e vistiamo il |
prendo del pollo allo spiedo farcito
con riso, olive e spezie. In definitiva credo che Anna abbia preso il piatto
migliore. In serata arriviamo a Fes, altra citta’ imperiale, e ci
sistemiamo in un campeggio. Enzo e Roberta preparano pasta al tonno per tutti.
Grande festa. |
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villeggiatura estiva, a circa |
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Marocco) .
Ci avviciniamo alla zona di Erfoud,
nella regione |
km
e larga qualche centinaio di metri. La |
coperchio conico, ha cotto e mantenuto umide la carne e le
verdure piu’ asciutte. Piatto ottimo e saporito.
Taflika:
piatto particolarmente gustoso: si cuocciono insieme pomodori, cipolle,
peperoni, spezie e carne a pezzettini. Il coperchio conico evita al dispersione
dell’acqua e pertanto il piatto
resta piuttosto sugoso. A fine cottura si versano sopra delle uova che affondano
nello stufato e cuocciono senza espandersi (formano delle isole bianche nel mare
rosso del pomodoro). Omelette berbera:
la uova, sbattute ed insaporite con le
spezie, vengono versate su di un letto di cipolle
e pomodori gia’ cotti e bollenti. La frittata non viene girata e la
parte superiore cuoce grazie al solito coperchio conico. Piatto semplice e
gustoso. |
L’aria e’ calda ed il clima e’
umido. Non più la splendida atmosfera secca degli altopiani. Ora siamo vicino
al mare e, per quanto temperati, il caldo e l’umidità si fanno sentire. 5
febbraio |
in
viaggio mentre della seconda abbiamo scordato il pin).
7
febbraio Puntiamo a nord, verso
Agadir. La strada e’ scorrevole e si viaggia bene.
Dopo una cinquantina di |
Ci fermiamo in attesa di un carro attrezzi. Nel frattempo vedo alcune capre
che sono salite |
odori
in cui
prevalgono gli odori di sterco e frattaglie, quest'ultime in cottura sui
fornelli a
carbonella. Vediamo anche qualche “ristorante” composto da un fornello a
carbonella, una pentola (qualche volta un bidone) in cui ribolle un liquido
denso e rossiccio ed un paio di tavolini. Siamo incuriositi dal cibo ma non ci
fidiamo troppo di questi ristoratori ambulanti. Verso mezzogiorno vinciamo le
nostre paure, prendiamo un pentolino ed usciamo alla ricerca del ristoratore
apparentemente meno sporco. Finalmente
ne troviamo uno. Si tratta di un negozio con le pareti piastrellate(ma sporche),
cucina e tavolini al coperto. E’ gestito da due giovani donne (piuttosto
grassoccie) che con un sorriso riempiono la nostra casseruola con due piatti di
tajit bollente (il tutto per la modica cifra di 60 dihram, circa 6 euro).
Torniamo al camper e ci gustiamo il tajit migliore in assoluto mai assaggiato
fino ad ora. Nel pomeriggio raggiungiamo il mare ad Essauira, l’antica
Mogador portoghese. Durante il viaggio ci fermiamo a visitare la |
vengono macinati tramite una macina a mano e la pasta densa e bruna prodotta
dalla macinazione e’ ricca di olio di argan. Basta quindi una semplice
decantazione per ottenere il prodotto finito. Restiamo tutti piuttosto scettici
sulla credibilita’ di questo processo. Sembra piu’ una messa in scena per i
turisti che un effettivo stabilimento di produzione. Ad ogni modo finita la
“visita” passiamo nel reparto vendita ove ci vengono offerte boccette di
argan ad un prezzo assurdo. Lasciamo perdere l’acquisto poiche’ in un
supermercato avevamo visto confezioni simili ma a prezzi ben diversi.
A Essauira parcheggiamo in |
pomeriggio e la piazza si popola sempre di più.
Accanto ai molti suonatori, che costituiscono la colonna sonora di questa strana
rappresentazione, vediamo saltimbanchi di ogni tipo: qualche incantatore di
serpenti, qualcuno che gira con una scimmietta, i venditori si acqua nei loro
sgargianti costumi, acrobati, cantanti e attori.
E poi dentisti, guaritori, ciarlatani di ogni |
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ed operai intenti a scavare un buco proprio al centro della
piazza. Gran parte della piazza e’
invasa dai ristoratori: un banchetto pieno di carne , pesce e verdure, una
tinozza di acqua per la pulizia dei piatti, un fornello, qualche tavolo e
qualche panca. Con il passare del tempo i
tavolini e le panche si riempiono di avventori e all’imbrunire la piazza e
gremita ed i suoni diventano se possibile ancora più assordanti. Anche noi
decidiamo di prendere parte alla manifestazione.
Scendiamo in piazza, ci mescoliamo alla folla, guardiamo i banchetti dei
ristoratori (saranno almeno una cinquantina) ed alla fine ne scegliamo uno. Ci
sediamo e ci vengono forniti in rapida successione dei piattini pieni di verdure
crude, cotte, fritte ed arrostite, insieme a qualche spiedino di carne
grigliata. Dopo cena |
14
febbraio Giornata di sole.
Rivediamo il camper numero 9 (quello cha avevamo lasciato qualche giorno
fa per problemi alla frizione) e veniamo a spere che Adele, la moglie di
Virgilio (sempre del camper numero |
grasse di enormi dimensioni e nell’insieme
offre l’opportunita’ di una visita tranquilla e rilassante. In serata, dopo
una sosta nel parcheggio dell’ospedale, andiamo da Chez Ali, una specie di
luna park per adulti ove in un’ambientazione arabeggiante (roba per turisti)
ci viene proposto un ricco pasto (cus cus, tajine, |
capretto allo spiedo ed altre succulente pietanze) accompagnato dalla visita di danzatrici, suonatori e cantanti in abiti tradizionali. Dopo cena, seduti sulle gradinate di un piccolo ippodromo, una decina di cavalieri in tenuta berbera offrono uno spettacolo equestre a base di galoppate, spari, e raccolta in corsa di oggetti sparsi sul terreno La serata culmina con l’esibizione |
di una danzatrice del ventre e con uno spettacolo di fuochi
artificiali. Come si diceva un luna park per adulti, nel quale ci sono stati
offerti tutti i luoghi comuni degli spettacoli mediorientali. Una cosa molto
kitch, ma nell’insieme interessante e gradevole. |
Siamo a metà pomeriggio e la luce e’ buona. Il campeggio e’ nella
parte alta del salto ed e’ circondato da rivoli di acqua che confluiscono
verso al cascata. Lasciamo i nostri mezzi e ci dirigiamo verso la cascata.
Visitiamo dapprima le sponde alte ma il panorama non e’ soddisfacente e la
zona non sembra molto sicura: il sentiero corre lungo il bordo di un precipizio
ed il terreno non sembra particolarmente solido. Abbandoniamo quindi questo
posto di osservazione e attraverso ponticelli di tronchi ed assicelle
raggiungiamo l’altra sponda della cascata dalla quale parte un sentiero che
scende sino alla base. Anna non si fida ad attraversare questi ponticelli e
ritorna al camper. La discesa e’ piuttosto veloce e ad ogni svolta la cascata
appare sempre più |
Marrakech che vedono Adele, la nostra
sfortunata compagna di viaggio in condizioni sempre più critiche.
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della sosta notturna) l’organizzazione si
e’ dimostrata piuttosto approssimativa. A parte qualche raro campeggio, previsto
dal programma, abbiamo sempre dovuto mendicare un posto ove passare la notte.
Alcune volte ci siamo trovati benissimo (come sul lago nei pressi di El Rachid)
altre volte la sistemazione ‘e stata meno confortevole e |
ed un po’ di sporcizia sui marciapiedi e sulle strade. Ci sediamo ai tavolini di un bar e poi torniamo alla base. Siamo di ritorno alle 19:00 ma dobbiamo aspettare fin dopo le 20 per ottenere dalla polizia locale il permesso di sostare in un parcheggio nei pressi dello stadio. Questo oggettivo disagio offre lo spunto per una discussione con Annamaria che, ad un prezzo tutt’altro che amichevole, ha offerto un viaggio con un supporto logistico decisamente migliorabile.. Normalmente quando ci si trova nelle grandi città nessuna organizzazione pensa di poter parcheggiare i camper in |
locale. La
guida ci racconta la favola del re buono che fece costruire la moschea per
offrire un lavoro ed una specializzazione (marmisti, ebanisti, muratori,
gessatori…) a migliaia di giovani marocchini. In realtà si trattò di un
monumento alla dinastia reale,
voluto dal re e pagato da tutta la popolazione marocchina. |
Altra giornata umida e nuvolosa. Impieghiamo più di tre ore per compiere
gli scarsi |
20
febbraio Giornata tranquilla. Lasciamo i camper nel parcheggio, guardati
a vista dalla polizia e raggiungiamo |
21
febbraio Fatichiamo un poco ad uscire da Rabat ma alla fine siamo sulla strada
nazionale numero 1, diretti a |
22
febbraio |
23
febbraio Ci muoviamo con l’idea di raggiungere
Ceuta, enclave spagnola in
territorio marocchino. Credo che la decisione di spostare la carovana sia stata
presa per evitare di trascorrere una o due notti
Tangeri, città assolutamente non sicura.
In effetti pochi minuti dopo la partenza ci imbattiamo in un uomo, in
apparente stato confusionale, che tenta con tutti i mezzi di fermare la carovana
(ha persino strappato i tergicristalli di Giorgio e si e’ poi aggrappato ad
una portiera, facendosi trascinare per qualche decina di metri). Ragionandoci
sopra a mente fredda abbiamo avuto la sensazione che si sia trattato di un
tentativo di rapina, fallito grazie ai
nostri CB (i primi della carovana ci avevano preavvertito della
presenza e dei tentativi di fermare i camper messi in atto da questo
presunto |
Raggiungiamo quindi un lungomare deserto (una zona abbastanza riparata, non
facilmente visibile dalla strada costiera e ci sistemiamo per la notte 24
febbraio Al mattino presto siamo tutti in fila davanti al posto di frontiera per Ceuta.
Le pratiche doganali si rivelano abbastanza lunghe (oltre un’ora) durante la
quale vediamo un autobus di linea che viene letteralmente smantellato dai
doganieri (all’interno troveranno , sembra , |
con
il Marocco. Speranza vana. Dopo due ore
di attesa si concludono le pratiche doganali e siamo di nuovo in Marocco.
Ripercorriamo la strada fatta l’altro ieri
sotto la pioggia. Oggi il tempo e’ migliorato ed il panorama e’
spettacolare. Saliamo molto ed al momento dello scollinamento perdiamo la vista
sul mediterraneo e riacquistiamo la vista sull’oceano. La strada lascia
allibiti. I danni della pioggia sono più estesi e profondi di quanto non fosse
sembrato. Non si contano le frane, i massi in mezzo alla strade gli smottamenti.
Siamo più volte costretti ad invadere la corsia opposta (per fortuna
anche oggi non c’e’ traffico) ed anche questa volta, in tutto il
percorso, non abbiamo visto ne’ uomini ne mezzi nè segnalazioni. E’
sembrata una strada abbandonata. Giunti |
ospedale escluso) ci accompagna in una visita guidata al palazzo
(in realtà nulla di speciale). Dopo la visita abbiamo qualche ora di libertà
prima della cena e ne approfittiamo per fare una
visita in centro ove ci aspettano atmosfere già conosciute. Tangeri non
e’ molto differente da Casablanca o da Rabat, forse e’ solo un po’ più
pulita. In serata cena al ristorante italiano, con profumi e sapori che stavamo
per dimenticare. Partiamo verso le nove e ci dirigiamo nel parcheggio di un supermercato, in
attesa dell’ora di |
pomeriggio Anna ed io ci imbarchiamo in un divertente
torneo di burraco. 28
febbraio In mattinata, quasi in perfetto orario, sbarchiamo a Sète e ci avviamo subito verso l’autostrada. 29
febbraio Ci rimettiamo in marcia
e siamo a casa in mattinata. Conclusioni: |