Pechino - novembre 2000
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L'idea di un viaggio in Cina nasce da un grande cartello pubblicitario nella vetrina di un'agenzia di viaggi. Sono passati alcuni anni dal viaggio negli USA, i ragazzi sono ormai autonomi e quindi ci sentiamo abbastanza liberi. Il pacchetto, per la verita' piuttosto accessibile, comprende il viaggio su voli di linea, il soggiorno (sei notti) in un albergo a cinque stelle, una guida locale parlante italiano, pranzi ed escursioni. 

Sabato

Partiamo da Malpensa nel primo pomeriggio. L'aereo, un jumbo della compagnia di bandiera cinese e' sezionato: una parte e' riservata al traffico merci e meta' ai passeggeri. Nella parte riservata ai passeggeri i sedili sono piuttosto ravvicinati (cosi' riescono a farci stare qualche passeggero in piu') e, tutto sommato, piuttosto scomodi. Facciamo tappa a Roma. ove stiamo fermi per piu' di un'ora. Finalmente partiamo per l'oriente. Sull'aereo vengono proiettati film cinesi con sottotitoli in inglese e, ogni tanto viene visualizzata una cartina geografica ove un puntino bianco indica la nostra posizione. La cartina e' dettagliata nella parte che riguarda l'Europa, diventa approssimativa quando entriamo in Russia e sparisce del tutto appena superati gli Urali. Dopo qualche film in cinese appare una immagine dell'emisfero euroasiatico con un puntino bianco, lampeggiante, in prossimita' della capitale cinese. A bordo, a parte il poco spazio disponibile, le cose vanno abbastanza bene. Per tenerci impegnati ci offrono quasi continuamente da mangiare: prima una merenda, poi la cena, e dopo tre o quattro ore la colazione. Una nota a parte merita il duty free. Oltre alle solite sigarette ed i soliti profumi, qui' vendono anche una bottiglia di liquore (forse cognac) in vetro lavorato, piuttosto vistosa, ad un prezzo assurdo. Un prodotto che credo poche persone occidentali si sognerebbero di comperare (proprio per la pacchianeria della bottiglia) ma che incredibilmente e nonostante il prezzo, sembra essere un best seller tra i viaggiatori cinesi. 

Domenica

Ci svegliamo presto e guardiamo fuori dal finestrino dell'aereo. Non vediamo nulla, solo una grande distesa bianca (forse siamo in Siberia o in Mongolia e quella che vediamo e' neve) senza strade e senza paesi. Ogni tanto ci sembra discorgere un puntino scuro, forse una costruzione. In realta' ci sembra di sorvolare un deserto di ghiaccio.  A meta' mattinata siamo a destinazione. Ritiriamo i bagagli, passiamo la dogana e fuori dalla zona riservata ai passeggeri troviamo un signore con un cartello sul quale sono segnati i nostri nomi. E' la nostra guida. E' un ingenere di circa quarant'anni che alcuni anni or sono ha deciso di studiare l'italiano per diventare guida turistica (evidentemente i turisti rendono di piu' di uno stipendio in fabbrica). Oltre che da guida funge anche da agenzia turistica, nel senso che l'organizzazione e tutta li': con la sua macchina ci viene a prendere in albergo, ci accompagna nelle escursioni e nei ristoranti previsti dal programma e ci fa da guida nella visita dei monumenti. Oggi il suo compito termina quasi  subito: ci porta all'albergo (il 'New Otani', 

una costruzione di quaranta o cinquanta piani), ci fa registrare e ci lascia solo quando veniamo presi in consegna dal personale dell'albergo. La nostra camera e' al venticinquesimo piano. E' calda e confortevole e dalla finestra si scorge una foresta di grattacieli con strade larghe e trafficate. La stanza in realta' e' una piccola suite, con un angolo cucina ove troviamo l'occorrente per prepararci il te (pasticcini compresi) il caffe' ed altri piccole cose. Siamo stanchi. Ci riposiamo e verso sera decidiamo di uscire per cercare un ristorante. Prima di uscire la concierge ci consegna, oltre ai documenti, anche alcuni biglietti da visita su cui e' scritto, in cinese, l'indirizzo dell'albergo (caso mai dovessimo 

perderci).  Fuori fa piuttosto freddo ma le strade, incredibilmente larghe, sono piene di gente. Non abbiamo idea di quale sia la zona della citta' in cui e' situato l'albergo ma intorno a noi c'e' traffico e rumore. Camminiamo per qualche centianio di metri e troviamo solo alberghi, negozi con oggetti per turisti e ristoranti (anche un Mc Donald). Per le strade il traffico e' impressionate: la via, lunghissima, ha quattro corsie per ogni senso di marcia piu' due controviali (uno a destra ed uno a sinistra) riservati alle biciclette. Non si vedono motociclette ma solo biciclette (un mare di biciclette) e automobili (quasi tutte taxi) rosse e piccoline. Le persone che incrociamo sono abbastanza ben vestite. Vediamo pochissimi bambini (questa in Cina sara' una costante: e' in atto un ferreo controllo delle nascite che, forse, incidera' negativamente sul futuro sviluppo di questo paese). Vediamo tanti ristoranti ma pochissimi hanno esposto l'elenco dei cibi e ancora di meno sono quelli che espongono l'elenco in inglese. Alla fine ne scegliamo uno, entriamo e prendiamo un piatto a base di carne, cipolle e riso (senza lode e senza infamia). Proviamo anche un vino locale (the great wall), anch'esso senza lode e senza infamia. 

Lunedi'

Facciamo colazione in albergo. Uno spettacolo. Il cuoco ha preparato un buffet ricchissimo dal quale attingiamo senza vergogna.  Ci sediamo ad un tavolo vicino ad un vetrata che si apre su di un cortile interno. Nel cortile, ad una temperatura che si avvicina allo zero, alcune persone cinesi (penso pagate dall'albergo) stanno facendo ginnastica. I vestiti sembrano leggeri ed i loro movimemti sono piuttosto lenti, forse non per il freddo ma per i dettami della ginnastica cinese. Una cosa da brividi. Verso le nove arriva la nostra guida. Ci carica in macchina e ci porta in visita alla citta' proibita. Durante il percorso abbiamo modo di osservare, nei pressi della mura, alcuni barbieri che, all'aperto, insaponano il volto e la testa dei loro clienti. La guida ci scarica nei pressi della porta principale e va a parcheggiare l'automobile. Veniamo presi d'assalto da venditori 

La porta della pace celeste
di paccottiglia. Dopo una trattativa in uno stentato inglese decidiamo di comperare un libro sui principali monumenti della citta' con fotografie e descrizioni in inglese (il solito libro per turisti). Il prezzo sembra assolutamente onesto (tre o quattro dollari). Paghiamo con un biglietto da 100 yuan (circa 12 dollari) ed il venditore ci da il resto in biglietti da cinque.  Non abbiamo mai visto banconote cinesi di piccolo taglio e pensiamo che ogni banconota corrisponda a 5 yuan. In realta' siamo stati imbrogliati poiche' le banconote sono da cinque centesimi di yuan. Una truffa limitata, di soli otto dollari ma un cattivo biglietto da visita per la citta'. Quando ne parliamo con la nostra guida veniamo a sapere che questo e' un comportamento 

normale nei confronti dei turisti. Ci rimaniamo male poche' avrebbe potuto almeno avvertirci. Visitiamo la citta' proibita e restiamo colpiti dalla vastita' del complesso. I palazzi non sono molto grandi ma sono ben rifiniti. la guida ci parla del significato degli animali che decorano gli angoli dei tetti (piu' ce ne sono e piu' l'abitante del palazzo e' di rango elevato), dei monumenti in marmo che sorgono un po' dovunque, delle scalinate  e dei corsi d'acqua interni al complesso. I palazzi sono in parte in muratura ed in parte in legno. I saloni sono grandi ed i tetti sono sorretti da enormi colonne di legno (essenze oggi non piu' esistenti). L'interno e' sempre scolpito e colorato. Predomina il rosso ma nelle sale di rappresentanza si vedono troni, tavoli e potrone decorate in oro. La guida ci spiega che la posizione e la dimensione di ogni edificio e' in funzione del rango del suo abitatore. Dopo pranzo visitiamo piazza Tien An Men. La piazza e' molto grande e rappresenta, abbastanza bene il potere. Su di un lato le mura della citta' proibita, con la  porta della Pace Celeste sovrastata da una gigantografia di Mao. Su un altro lato il palazzo del parlamento e tutto intorno i palazzi dei ministeri e delle ambasciate. La guida ci lascia nuovamente soli e veniamo abbordati da una coppia di giovani signore che si dicono pittrici e ci invitano a visitare il loro atelier. Memori della disavventura della mattinata siamo un po' diffidenti e lasciamo perdere. La guida ci riaccompagna in albergo ed alla sera sorge nuovamente il problema del ristorante. Non vogliamo finire in un Mc Donald per cui giriamo un po ed alla fine troviamo una vetrina su con la scritta 'roasted duck'. Entriamo e ci troviamo in un ristorante confortevole. Ci sediamo ad un tavolo ordiniamo l'anatra arrosto. Dopo qualche minuto ci viene servito un piatto eccezionale: l'anatra, perfettamente cotta ha la classica forma di un pollo arrostito (ingentilito da alcune verdure di guarnizione) ma e' stata precedentemente tagliata a pezzettini e quindi ricomposta: una miriade di cubetti tenuti insieme chissa' come. A lato dell'anatra ci vengono servite delle focacce leggerissime (quasi delle crepe', ma senza uova) e delle salsine di svariati colori. Il piatto e' squisito (la pelle dell'anatra e' spessa, sgrassata e gustosa) e la serata scorre piacevolmente. Prima di uscire vediamo alcune vasche all'interno delle quali nuotano dei pesci. Notiamo una vasca con la scitta 'viper', nella quale sono presenti alcuni serpenti. Chiediamo lumi al personale del ristorante e ci viene spiegato che in Cina qualunque cosa che nuota, vola, cammina o striscia (sopra o sotto la terra), viene catturato, cucinato e mangiato.

Martedi'

Dopo colazione (anche oggi abbondante) la guida ci accompgna a Badaling, una cittadina ad una cinquantina di km a nord da Pechino. Durante il percorso vediamo alcuni binari ferroviari. la guida ci dice che siamo do fronte alla tratta cinese della transiberiana e che ormai e' quasi in disuso (ora gli uomini viaggiano in aereo e le merci per mare). Un vero peccato: un'opera gigantesca e affascinate, forse superata dai tempi e che ora rischia di finire in disarmo. Poco prima di lasciare l'autostrada (anche qui' ci sono le autostrade a pagamento con i caselli di uscita) cominciamo ad intravvedere i resti (cumuli di pietre, torri e tratti diroccati) di quella che sembra essere la grande muraglia. A Badaling la grande muraglia ci attende in tutto il suo splendore. Il governo ne ha restaurato un piccolo tratto ed ora lo mostra, orgoglioso, a tutti i turisti.  Nelle vicinaze del monumento veniamo presi d'assalto dalla solita banda di venditori di paccotiglia.  Ci lasciamo, come al solito, tentare da un libro ma memori della disavventura di Pechino siamo attenti e questa volta non veniamo imbrogliati. Saliamo finalmente sul monumento e lo percorriamo per un centinaio di metri. il camminamento e' largo ma piuttosto ripido. Alla fine di una salita troviamo una torre quadrata all'interno della quale veniamo ancora una volta abbordati da una venditrice di cartoline. Al di la della torre la muraglia procede sino ad un'altra torre e cosi' via, da una parte e dall'altra, sino a dove l'occhio puo' arrivare. Nel pomeriggio (dopo un pranzo a base di riso, carne di manzo e cipolle) sulla strada del ritorno passiamo dal mausoleo in cui sono (o erano) raccolte le spoglie degli imperatori della dinastia dei Ming. Vediamo un edificio alto (e vuoto) con il tetto occupato da una miriade di statue. L'edificio non e' nulla di speciale ma e' notevole, invece, la via sacra: una via lunga un migliaio di metri che porta al mausoleo. Lungo la via sono allineate statue in pietra, a grandezza naturale, di animali (elefanti, cammelli, leoni, tartarughe e altri), soldati e dignitari di corte. Prima di tornare in albergo la guida ci porta a visitare una fabbrica di oggetti di giada. Vediamo artigiani che trafficano sui loro piccoli banchetti e oggetti (vasi, statue e piatti decorati) piuttosto belli. Prima di  lasciare la fabbrica passiamo dal negozio ove ci vengono offerti, a prezzi tutto sommato onesti, alcuni oggetti in giada. Comperiamo un oggetto piuttosto interessante: una sfera con la superficie lavorata, contenente una seconda sfera, anch'essa con la superficie lavorata contenente, a sua volta, una terza sfera e cosi' via per sette livelli. Una specie di matriosca, con la differenza che le varie sfere sono ricavate da un unico blocco di giada, opportunamente forato ma non apribile. Per scolpire le sfere interne l'artigiano ha dovuto lavorare con pazienza e con utensili ricurvi nei fori aperti sulla superficie di ogni sfera piu' grande.

Badaling - la grande muraglia
 
la via sacra

 Mercoledi' 

Oggi al guida ci porta nuovamente fuori citta' per visitare il palazzo d'estate ed il tempio del cielo. Il palazzo d'estate sorge in realta' non molto distante da Pechino. sulla riva di un laghetto. Non e' grande e sfarzoso come la citta' proibita ma e' comunque interessante. Si tratta di un palazzo piuttosto alto (quasi una torre), circondato da un giardino. Il giardino e' particolare: il sentiero che lo percorre e' protetto, per tutto il suo percorso, da una lunga tettoia in legno finemente lavorato. la tettoia e' sorretta ad  intervalli di una decina di metri, da colonne di legno. Ogni coppia di colonne regge una capriata che, a sua volta, sorregge le travi del tetto. I due lati della capriata sono coperti da pannelli di legno decorati con scene agresti e di caccia. Centinaia di pannelli di legno, tutti dipinti e tutti diversi tra loro. La guida ci spiega che la copertura al sentiero e' stata voluta da una delle ultime imperatrici, per proteggere la sua bianchissima pelle dai raggi del sole (a quanto abbiamo capito i cinesi non amano la pelle abbronzata). Dopo la visita la guida ci porta in un ristorante adicente ad una fabbrica di perle artificiali. Si tratta della solita trappola per turisti: l'azienda offre un pranzo (per la verita' non eccezionale) ed i turisti, in cambio, visitano la fabbrica (e comprano qualcosa). La coltivazione delle perle si rivela interessante ma ancora piu' interessante e' la visita al negozio di vendita. Ogni conchiglia contiene quattro o cinque perle ma solo pochissime possono essere usate nella produzione dei gioielli (nella maggior parte dei casi le perle sono infatti di forma irregolare). I cinesi hanno trovato il modo di utilizzare proficuamente anche le perle irregolari: le macinano, le trasformano in polvere  finissima, le 

il tempio del cielo
 impastano e producono cosmetici e integratori alimentari. Il negozio di vendita ha quindi un suo reparto di oreficeria (ove abbiamo acquistato alcune coppie di orecchini) ma anche una ben piu' vasta sezione dedicata alla smercio di questi incredibili prodotti.  Dopo la visita alla fabbrica la guida ci porta a visitare il tempio del cielo, il luogo di incontro tra il cielo e la terra. Si tratta di un grande palazzo circolare dal tetto blu costruito al  centro di un grande giardino. La zona e' delimitata da un muro  all'interno del quale, oltre al tempio, si ergono altri edifici di 'servizio' alle attivita' del tempio. In serata sorge come al solito, il problema della cena. Potremmo cenare in albergo ma preferiamo uscire alla scoperta di questa piccola porzione di Cina. giriamo un po' per le vie adicenti all'abergo, capitiamo in un mercato alimentare in cui sono esposti prodotti

 indecifrabili  ed alla fine vediamo una costruzione dalla quale proviene una musica piuttosto allegra. Si tratta di un ristorante 'internazionale' che espone il menu' in tre lingue: cinese, russo e inglese. Entriamo e finalmente, potendo leggere il menu', riusciamo a capire che cosa ordiniamo e mangiamo. Questa sera proviamo il pesce. Ci vengono portate alcune salsine, l'immancabile riso bollito e finalmente, su di un  grande vassoio, un enorme pesce bollito (una bestia da quattro o cinque chili). Pechino e' piuttosto distante dal mare e ci rendiamo subito conto che il pesce che ci hanno servito non ha nulla a che fare con i branzini e le orate. Si tratta di un pesce di acqua dolce (forse una gigantesca carpa) stracotto ed insipido. Tutto sommato un pasto non eccezionale, ma almeno siamo quasi sicuri di non avere assaggiato polvere di formiche od altre amenita' del genere.

Giovedi'

Oggi e' una giornata all'insegna della religiosita': la mattinata e' dedicata alla visita del tempio dei Lama  e del tempio di Confucio.  Il tempio dei Lama ci delude: e' un complesso di edifici con il tetto a pagoda. Il complesso sorge al centro della citta', in una piccola zona delimita da un muro, All'interno di questa zona sorgono piccoli edifici (per la verita' ben conservati) alcune statue ed alcuni bracieri. Il tempio, pur operativo, non ha nulla di mistico: la zona e' rumorosa (appena al di la del muro corre una strada molto trafficata) e all'interno ci sono poche persone che accendono incenso e pregano facendo girare i caratteristici tamburi imperniati su di asse centrale. La visita al tempio di Confucio e' invece piu' interessante. la zona del tempio, ora trasformata in museo,  e' stata restaurata ed appare splendida: costruzioni non molto grandi finemente decorate, monumenti in bronzo ed una scultura che rappresenta il mondo: si tratta di una montagna stilizzata (che rappresenta al terra e le foreste) sulla cui cima e' appoggiata, per la punta, (punta in basso e base in alto) una costruzione conica con le pareti irregolari: rappresentante gli oceani. La base della costruzione conica e' a sua volta sovrastata da un edifcio che rappresenta la sede della divinita'. La guida ci porta poi in un ristorante ove, come la solto non sappiamo cosa mangiamo. La guida non siede mai con noi (ci ha detto che e' proibito) ma si mette in disparte e pranza da sola. In questo modo non riusciamo quasi mai a sapere cosa ci viene servito. Il ristorante non e' quindi eccezionale, se non per il luogo. Notiamo alcune enormi colonne rosse ed il soffitto, altissimo, composto da pannelli di legno decorato. All'uscita chiediamo spiegazioni alla guida e questa ci dice che il ristorante occupa un antico tempio che il governo, anziche' restaurare, ha preferito riciclare. Questo e', a nostro avviso, un altro limite della Cina attuale: sono stati restaurati solo alcuni edifici (probabilmente pochissimi e solo per ragioni turistiche) e tutto il resto viene lasciato deperire. Gli edifici antichi sono in gran parte di legno e necessitano di cure. Se si lasciano deperire fra qualche anno non ci sara' piu' nulla e la Cina (ed il mondo intero) avra' perso un pezzo di storia. Nel pomeriggio vorremmo visitare un centro commerciale, non tanto per fare spese ma per vedere quali sono e cosa costano i prodotti di uso comune. Prima di lasciarci al guida ci scrive, su di un foglietto, l'indirizzo di un centro commerciale. In pochi minuti un taxi ci lascia davanti all'ingresso di un centro Carrefour. Entriamo e cogliamo un'atmosfera diversa da quella dei nostri centri commerciali. Non c'e' molto rumore e, soprattutto, non vediamo (forse non ci sono) le gallerie con i negozi di merce griffata. Si tratta in realta' di un grande supermercato con una sezione dedicata ai prodotti alimentari ed un'altra dedicata a tutto il resto (essenzialmente abbigliamento, utensileria ed elettrodomestici). La zona alimentare offre scatolame con alcuni marchi noti a livello internazionale (vediamo anche alcuni marchi italiani) e prodotti locali. La sezione del 'fresco' e' entusiasmante: presenta carni, vegetali e altri prodotti di origine incerta, a noi sconosciuti. Grande e interessante anche la zona dedicata alla vendita delle granaglie. L'idea che ne ricaviamo e' che le abitudini alimentari dei cinesi escludano, al momento, l'utilizzo di cibi preconfezionati ed industrialmente elaborati. Si vendono solo prodotti di base, a partire dai quali i cinesi cucinano i loro piatti. L'altra sezione e' abbastanza interessante, anche se i prodotti in vendita non invogliano all'acquisto. I prezzi sono bassissimi (una bicicletta, corredata di accessori, costa circa 10 euro) ma, nell'insieme tutto sembra piuttosto scadente: a differenza da quanto avviene da noi i prodotti non luccicano e sembrano rifiniti male: il fanale della bicicletta non solo non brilla ma a ben guardare presenta una superficie irregolare dovuta, probabilmente,  all'utilizzo di stampi e materie prime di scarsa qualita'. In serata la guida ci ha procurato i biglietti per uno spettacolo del circo nazionale. Entriamo nel circo (in realta' un grande teatro con le poltrone di velluto rosso consunte dall'uso) e  ci godiamo uno spettacolo di giocolieri, acrobati e contorsionisti. Il teatro e' gremito di occidentali (probabilmente la tappa al circo viene offerta ai loro clienti da tutte le guide in servizio nella capitale) e lo spettacolo e' piacevole.

Venerdi'

una stampa tratta dalla raccolta
Giornata di shopping: La guida ci porta a visitare la via Liu Lichang (la via degli antiquari) e ci lustriamo un po' la vista. La via e' formata da case piuttosto basse e grige. Il quartiere e' circondato da un muro (a Pechino quasi tutti i vecchi quartieri sono articolati come delle piccole fortezze) e le case, basse e grige sono addossate le une alle altre. Le vie, piuttosto strette, formano una specie di labirinto, dal quale si esce solo attraverso la porta del quartiere. I negozi offrono mercanzia per turisti. Guardiamo un po' le vetrine ma non troviamo nulla di interessante: vediamo vasi decorati, forse antichi, tappeti e statue. Finalmente vediamo un negozio che sembra una libreria. Entriamo e restiamo affascinati. In realta' non e' solo una libreria ma anche un negozio di stampe. Non si vedono scaffali ma solo vetrine in cui sono esposte le varie pubblicazioni. Ammiriamo alcuni fogli di carta di riso sui quali sono rappresentante scene di vita agreste. La venditrice ci dice che si tratta di una raccolta di proverbi cinesi (in effetti ogni stampa e' accompagnata da alcuni ideogrammi) e ne siamo affascinati. prendiamo l'intera raccolta (ad un prezzo tutt'altro che amichevole) ed un paio di raccolte, piu' piccole ma sempre molto belle, da regalare. Prima di uscire prendiamo anche un atlante mondiale stampato in Cina ad uso dei cinesi. Ci colpisce il dettaglio dell'atlante. Come gia' era successo durante il volo vediamo l'europa (e l'Italia) molto dettagliate mentre le cartine del resto del mondo (Cina compresa) sono piu' approssimative. 

Nel pomeriggio proseguiamo con lo shopping visitando un mercato di abbigliamento che sorge in prossimita' dell'albergo. i prodotti portano marche note e sembrano meno scadenti di quelli visti al supermercato. La guida poi ci dira' che si tratta del surplus produttivo di articoli prodotti in cina per conto di aziende occidentali. In realta' noi crediamo che siano, piu' semplicemente, delle imitazioni. Visto il loro basso prezzo acquistiamo qualche capo e una nuova valigia per il loro trasporto. 

Sabato

Oggi si torna a casa. facciamo al solita, abbondante colazione in albergo e poi' via, all'eroporto. Ci imbarchiamo alle nove del mattino e dopo undici ore di volo, un paio di film cinesi, svariati pranzi e colazioni,  arriviamo a Milano che e' da poco passato mezzo giorno.  

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