19 aprile - 2 maggio 2005 - Puglia e 
Basilicata - 2500 Km
Guarda il minifilm del viaggio; dura solo 1 minuto!  per avviarlo clicca sull'immagine a destra; se il filmato non parte posiziona la freccia sull'immagine, clicca con il destro e salva il film sul tuo computer (1 megabyte) selezionando salva oggetto con nome.  

Diario

Questo viaggio nasce da un’idea di Adriano (un compagno di viaggio conosciuto durante il tour della Sardegna) che ha coinvolto, oltre a noi, anche i coniugi Pampalone (Pino e Luciana) e Pittarello (Antonio e Rosanna).

 19 aprile

L’appuntamento con Pino e Adriano e’ fissato per la mattina di domani nel parcheggio di un autogrill nei pressi di Bologna. Partiamo quindi nel pomeriggio di oggi e in serata siamo nel luogo di ritrovo (poche code e tempo incerto). Ceniamo e, poiche’ non si vede nessuno, verso le 21,30 chiudiamo tutto e andiamo a dormire.

 20 aprile  

Al mattino troviamo sia Pino che Adriano. Ci salutiamo e partiamo. Dopo un paio d’ore siamo al secondo punto di ritrovo, nei pressi di Rimini. Troviamo Antonio e Rossana, di nuovo saluti, e ripartenza.   Il tempo e’ incerto, ogni tanto incrociamo un po' di pioggia ma nel complesso viaggiamo abbastanza bene. Troviamo anche un vento forte trasversale, che ci accompagna per una cinquantina di km fino a Pescara.  A Pescara prendiamo la A25 ma a Chieti sbagliamo uscita e dobbiamo tornare indietro per una decina di Km. Finalmente troviamo la strada giusta e raggiungiamo l’area di sosta comunale. L’area e’  spaziosa e sorge su di una terrazza da cui si gode il panorama della Maiella (innevata) e della valle.  Chieti e’ interessante
Anna e Luciana
Chieti - il duomo
ma non eccezionale. Visitiamo il duomo (su due livelli, uno basso, antico (XI secolo) e mistico ed uno alto, recente, solenne e spoglio), la via principale (il corso Marruccino, su cui sorge l’omonimo teatro) pieno di negozi e palazzi ottocenteschi.  C’e’ il sole ma anche vento. La camminata, agevolata peraltro da una comoda scala mobile, stanca un po’ tutti e alle 18,30 siamo in camper, intenti a prepararci la cena.  Dopo cena ci troviamo da Adriano. In meno di mezz’ora diamo fondo ad una colomba portata da Rosanna e ad una bottiglia di spumante. Assaggiamo anche le castagne alla grappa e menta preparate da Luciana.

21 aprile 

 Partiamo presto e nel giro di un’ora siamo nei pressi della basilica di San Giovanni in Venere.  La basilica, dell’VIII secolo, sorge su di una collinetta nei pressi della costa. Dal sagrato si gode il panorama del mare, della spiaggia e delle colline intorno.  La basilica e’ piuttosto austera. Un prete piuttosto gentile ci racconta qualcosa, ci fa dire le orazioni e poi ci fa entrare nel chiostro del XII secolo, molto ben conservato (un giardino quadrato delimitato da un corridoio su cui si aprono delle trifore rette da piccole colonne di marmo). Lasciamo L’abbazia e ci dirigiamo verso San Severo. Subito dopo Termoli ci fermiamo per fare colazione. Riprendiamo la marcia e nei pressi di San Severo ci perdiamo nuovamente (complici due cartelli stradali in 

San Giovanni in Venere
San Giovanni in Venere
Monte Sant'Angelo
Monte Sant'Angelo

contraddizione tra loro). Finalmente ritroviamo la strada e filiamo verso San Giovanni Rotondo. Durante il viaggio il tempo peggiora e decidiamo quindi di rimandare all'indomani la visita della basilica e di proseguire per Monte Sant’Angelo.  A Monte Sant’Angelo parcheggiamo su di un’area a pagamento nei pressi del castello. L’area e’ situata sulla sommita’ di una collina ed e’ esposta ai venti (li sentiremo soffiare per quasi tutta la notte). Usciamo comunque e visitiamo la citta’ che, a onor del vero, avrebbe meritato un clima diverso.  Visitiamo la chiesa di San Michele (ricavata in una grotta), la tomba di Rotari (nulla da vedere, se non il portale), la chiesa di San Francesco (portali e affreschi di gusto bizantino) e il borgo medioevale, composto da case basse e bianche.

22 aprile

Oggi e’ uscito il sole e tutto appare piu’ frizzante e vivace. Ci mettiamo in marcia piu’ allegri di ieri sera e ritorniamo a San Giovanni Rotondo. La discesa da Monte Sant’angelo offre una spettacolare vista sulle pianure e sulle vallate del gargano. A San Giovanni Rotondo sistemiamo i camper a 400 metri dalla basilica di

Padre Pio. Raggiungiamo la chiesa e iniziamo la visita. All’interno stanno dicendo messa. La chiesa, enorme e solenne, e’ abbastanza recente. Le pareti sono coperte da mosaici e da bronzi e nell’insieme l'atmosfera e’ molto meno mistica di altre piu’ antiche basiliche.  Il percorso di vista, quasi obbligato ci porta nei sotterranei fino ad una cripta in cui e’ custodita la tomba di Padre Pio. Qui’ un prete di colore sta dicendo messa in francese. L’atmosfera nella cripta e’ piu’ raccolta di quella del piano superiore. Superata la cripta il percorso ci porta in varie stanze con reliquie e oggetti usati da Padre Pio. Alla fine ci troviamo in un cortile occupato da un tendone sotto il quale e’ stato
 allestito un grande presepio in cui sono rappresentati i luoghi e le chiese che hanno accompagnato la vita di Padre Pio.  All’esterno della Basilica si apre un lunga scalinata al termine della quale si snoda la via crucis le cui stazioni sono contrassegnate da pregevoli gruppi bronzei.  Al di la della basilica e della via crucis Il paese offre due enormi ospedali (che forse offrono ai malati oltre alle cure, anche la speranza di un miracolo) e una serie di bancarelle piene di paccotiglia per turisti.  Poco prima di mezzogiorno ci mettiamo in moto per raggiungere Barletta.  Scendiamo a Manfredonia e prendiamo la statale 159 che, 
Bari - nel cortile della trafileria
costeggiando il mare, porta a Barletta. A Barletta   ci attende un traffico caotico e la pressoche’ totale assenza di parcheggi.  Giriamo un po’ intorno allo stadio e poi, non fidandoci troppo di un parcheggio isolato, decidiamo di saltare la visita e di dirigerci verso Bari. Il trasferimento e’ veloce e a meta’ pomeriggio siamo nei pressi del parcheggio Hilton Sud. Ci infiliamo in una stradina e raggiungiamo l’ingresso. Qui ci dicono che ormai da anni non offrono piu’ alcun servizio di sosta e pertanto siamo costretti a fare un po’ di manovre per uscire dalla stradina e tornare in citta. Ci dirigiamo verso il parcheggio Alberotanza. Ci fermiamo prima da uno zio di Adriano che, gentilmente, ci offre la possibilita’ di sistemare i camper nel cortile della sua azienda (una trafileria). Accettiamo volentieri l’offerta e in pochi minuti siamo
sistemati. Il cugino di Adriano (imponente e molto gentile) ci fa fare un giro in citta’ (in auto). Verso sera facciamo un salto al super e ci chiudiamo in camper.

23 aprile

Giornata di sole. Approfittiamo della mattinata libera (Adriano ha accompagnato il cugino a fare la spesa) per fare una visita al vicino sacrario dei caduti d’oltremare e cercare notizie di uno zio di Natale, morto nel 1945.  Non abbiamo fortuna e riusciamo solo a trovare il suo nome nell’elenco dei caduti in mare. Centinaia, migliaia di nomi incisi sulle pagine metalliche di un grande libro di bronzo. Torniamo alla base e veniamo invitati a pranzo dalla zia di Adriano (una saporita colazione a base di pizze e focacce farcite). Nel pomeriggio la cugina di Adriano e suo figlio ci accompagnano in giro per Bari.  Percorriamo la via principale e ci addentriamo nella citta’ vecchia. Percorriamo la passeggiata sulle mura (vista del mare, dei tetti e dei campanili della citta’), visitiamo la basilica romana di San Gregorio e, a fianco la piu’ grande e ricca basilica di San Nicola. La basilica di san Nicola sembra dedicata al numero tre: tre navate, tre archi per ogni navata, trifore, organo con tre ordini di canne ecc.). Nella cripta troviamo l’altare ortodosso e i ritratti orientaleggianti dei santi. 

Bari la statua di San Nicola
Verremo poi a sapere che la basilica e’ un vero e proprio santuario per la chiesa russa ortodossa. Usciamo dalla chiesa, ammiriamo dall’esterno il castello normanno e giriamo un po’ per i vicoli della cittta’ vecchia.  In serata tutti a cena a casa dello zio di Adriano (ha preparato la moglie del cugino ma la cena, per ragioni di spazio, si e’ tenuta nella casa dello zio). Ricco pasto pugliese, con antipasti di verdure, bruschette, mozzarelle, orecchiette alle cime di rapa, gnocchetti con pomodoro e rucola e, per finire, torta di ricotta.  

24 aprile 

Verso le nove del mattino ringraziamo e salutiamo gli zii di Adriano e ci dirigiamo verso Castel del Monte (quello raffigurato sulle monete da un centesimo). E’ una bella giornata e il parcheggio e’ pieno di autovetture.  

Castel del Monte
Riusciamo comunque ad entrare e a salire (qualcuno a piedi e qualcun’altro con la navetta), il castello e’ intatto, affascinate e legato al numero otto.  Otto lati, otto stanze per piano, otto torrette, cortile ottagonale, otto camere con camino e otto con  finestra. Anna ed io visitiamo anche l’interno, privo di decorazioni ma pieno di marmi lavorati. Le stanze hanno, una si e una no, un camino mentre le torrette hanno, sempre una si e una no, un pozzo.  Verso le 12 ritorniamo a Bari e prendiamo la superstrada per Taranto.  A Casamassima giriamo a sinistra e raggiungiamo Castellana Grotte per consentire la visita ad Antonio e Rosanna. Facciamo colazione e verso le tre Antonio ci dice che la coda all’ingresso delle grotte lo ha scoraggiato e che, pertanto, intende soprassedere. Natale rintraccia e saluta Dario (un amico d’infanzia che si 
e’ trasferito a Castellana Grotte) e ripartiamo per Alberobello.  Arrivati in citta’ parcheggiamo un po’ lontano dal centro e facciamo un po’ di strada a piedi. La zona monumentale e’ piena di turisti, bancarelle e trulli, restaurati e ben tenuti (c’e’ anche una chiesa con i tetti a mo’ di trullo). Il tempo sta cambiando, si alza il vento e si sente aria di pioggia.
Alberobello, in coda davanti ad un negozio di suvenir
Raggiungiamo velocemente l’agriturismo che ci ospita (un postaccio, con l’erba alta e il terreno sconnesso ma con la possibilita’ di allacciarsi alla corrente) e ci sistemiamo per la notte. Siamo costretti a rimandare la progettata tavolata poiche’ fa freddo e nessuno se la sente di stare all’aperto.  

25 aprile

Al mattino il tempo e’ coperto. Adriano, Pino e Antonio fanno rotta verso il mare mentre noi preferiamo restare fedeli al programma e visitare Martina Franca e Lecce, entrambi all’interno del salento. Ci lasciamo con l'idea

di ritrovarci in serata all’area di sosta di Lecce o l’indomani nell’area di sosta di Gallipoli.  Superiamo senza fermarci Locorotondo (oggi e’ festa e le cantine sono chiuse) e raggiungiamo abbastanza rapidamente Martina Franca. Parcheggiamo sulla circonvallazione (una strada panoramica che corre quasi alla sommita’ del colle su cui sorge la citta’) e raggiungiamo a piedi il centro storico. Il centro e’ formato da piccoli edifici ottocenteschi, alcuni barocchi altri piu’ classici.  (a Martina Franca cominciano ad essere evidenti i segni del barocco
leccese). Ammiriamo e visitiamo il palazzo ducale (entrata gratuita, stanze affrescate), percorriamo la via centrale, visitiamo la chiesa barocca di San Martino, quella di san Domenico e la chiesa del Carmine.  Un vecchietto, incontrato in San Domenico, ci illustra i miracoli di alcuni santi e ci accompagna nella visita alla citta’.   Verso mezzogiorno raggiungiamo il camper, diamo un ultimo sguardo alla valle dell’Itri e ci mettiamo in marcia in direzione di Ostuni, con l’intenzione di ammirarla dall’esterno. Arrivati ad Ostuni restiamo delusi: la citta’ vecchia, piccola e caratteristica, e’ soffocata dai nuovi palazzi e la vista del paese con le case bianche digradanti sulla collina e’ ormai irrimediabilmente persa.  Ci fermiamo per
Martina Franca
La strada 605
colazione alla periferia di Ostuni e riprendiamo la marcia.  Percorriamo la 605, una strada diritta, priva di traffico e lunga 60 km e arrriviamo a Lecce.  Lungo la strada c’e’ un solo paese, Mesagne, piccolo e insignificante ma con una viabilita’ incredibilmente complicata.  A Lecce ci sistemiamo in un’area di sosta privata ed il proprietario, gentilissimo, ci accompagna in citta’.  Ammiriamo le chiese ed i palazzi barocchi. La citta’ e’ ordinata, pulita e davvero bella (fatte le necessarie proporzioni tra il barocco ed il rinascimemto toscano, il centro storico di Lecce e' secondo noi, paragonabile,
per lo splendore degli edifici, al centro storico di Siena). Verso le sei ci sediamo in un bar all’aperto (c’e’ scirocco e si sta bene). Prendiamo un te’, leggiamo il giornale e dopo uno po’ prendiamo un aperitivo (accompagnato da un’esagerata disponibilita’ di pizzette, torte salate, olive, bruschette e arachidi). Verso le 20,30 raggiungiamo un ristorante sulla circonvallazione (nonna tinda) e ci rimpinziamo di piatti tipici locali (pasta con sughi alla ricotta, melanzane e pomodori, gamberoni, verdure cotte e liquori). All’uscita dal ristorante telefoniamo al gestore dell’area di sosta, che viene a prenderci e ci riaccompagna al camper.    
Lecce il rosone della basilica di Santa Croce

26 aprile

Giornata di sole.  Ci mettiamo in marcia verso Gallipoli ma prima cerchiamo un supermercato che, ci hanno detto, dovrebbe trovarsi a Sorbo, un pease vicinissimo al punto in cui ci troviamo. Ricerca vana.  A meta’ mattinata siamo in vista dello Jonio e ci fermiamo in un super poco prima di entrare in Gallipoli.  riprendiamo la marcia e parcheggiamo in un’area di sosta alla periferia (l’area sarebbe a pagamento ma la macchinetta che rilascia i ticket e’ guasta) e visitiamo la citta’. Gallipoli sorge su di un’isoletta collegata da un ponte alla terraferma.  Un tempo abitata da

Gallipoli
pescatori, ora si e’ aperta al  turismo. Anche se un orribile edificio in vetrocemento deturpa irrimediabilmente il panorama, il centro storico e’ comunque carino: case mediterranee, un paio di chiese con la facciata ornata da dipinti su piastrelle (idea piuttosto originale) e un duomo barocco. Ci fermiamo per fare colazione e ci rimettiamo in moto (Adriano egli altri sono un po' piu’ avanti, in un camping nei pressi di Taranto). La strada costiera offre un panorama piuttosto originale. La costa alterna tratti sabbiosi a tratti rocciosi, le coltivazioni arrivano in qualche caso a lambire il mare. Lungo la strada si incontrano parecchi paesi balneari, in questa stagione deserti. A meta’ pomeriggio arriviamo in un campeggio nei pressi di Taranto (Leporano) e ci 
ricongiungiamo con il gruppo.  Il campeggio e’ semivuoto ed in fase di ristrutturazione mentre il paese circostante e’ deserto (negozi privi di beni e niente ristoranti; aperta solo una pizzeria). In serata Adriano e gli altri cenano in pizzeria. Noi preferiamo restare in camper, a riposarci in vista della visita di Taranto, prevista per l’indomani.  

27 aprile

Giornata di sole. Al mattino siamo fermi davanti ad una pensilina in attesa di un autobus per la citta’ (il campeggio e’ mal collegato con la citta’). Aspettiamo per poco piu’ di mezz’ora e poi, finalmente siamo in viaggio.  Una signora ci aiuta a districarci tra gli autobus da cambiare e nel giro di un’ora siamo finalmente in centro.  Visitiamo dapprima il museo nazionale, ove sono custoditi i migliori pezzi rinvenuti nelle necropoli greche della zona (Taranto era, 2500 anni fa, la citta’ piu’ importante della Magna Grecia). Superiamo il ponte girevole e entriamo nella citta’ vecchia che appare piuttosto degradata (case abbandonate, alcune addirittura diroccate o fatiscienti, traffico caotico e vicoli sporchi). Visitiamo un paio di chiese che, pero', non ci sono sembrate 

Taranto
degne di nota.  Tutto sommato il centro storico di Taranto non assomiglia al centro di Bari e tantomeno al centro di Lecce.  A mezzogiorno ci infiliamo in un ristorante ove, per quattro soldi, ci portano pasta condita con fagioli e cozze (un piatto tipico locale) fritto misto e polpo bollito.  Nel pomeriggio ci imbarchiamo, insieme a 200 ragazzi in gita scolastica (una scuola siciliana ed una napoletana)  su di una motonave che, per tre euro, ci porta a spasso per un paio d’ore.  Vediamo la citta’ dal mare,  il nuovo porto mlitare con la portaerei Garibaldi, le acciaierie, il ponte girevole, e nel vecchio porto militare, la corazzata Vittorio Veneto, ormai in disuso.  Verso le cinque ci avviamo verso la fermata dell’autobus, nella zona sud della
citta’ divenuta il salotto buono (bar e negozi eleganti, strade ampie, pulite, alberate e traffico regolare). E’ un po’ presto e ci fermiamo a prendere un te’. Siamo a casa verso le sette e dopo cena ci troviamo con gli altri per una chiacchierata.  

28 aprile

Giornata di sole.  Antonio e Rosanna ci lasciano. Evidentemente non hanno gradito la compagnia o non 

hanno letto il programma o si sono, loro malgrado, trovati in un viaggio piu’ pesante di quanto non avessero previsto. Partiamo verso le nove e in poco piu’ di un’ora siamo a Metaponto. Visitiamo il parco archeologico (interessante ma ormai piuttosto malmesso), pranziamo e ci rimettiamo in viaggio. In meno di un’ora siamo a Matera. Sistemiamo i mezzi nell’area di sosta e visitiamo la citta’ vecchia ( i famosi 'sassi'). Un paesaggio insolito: i sassi sono case in parte scavate nella roccia e in parte costruite con mattoni di tufo. Nell’insieme una citta’ assurda dal punto di vista difensivo  ma comunque affascinante:
le case sono costruite sulle pareti interne di due piccoli crateri vulcanici e le terrazze panoramiche, situate sul bordo di questi antichi crateri, consentono la visione dall’alto. Il tufo biancastro usato come materiale da costruzione conferisce alla citta’ un aspetto lattiginoso che la rende ancora piu’ intrigante. Scendiamo per una stradina tortuosa e ci addentriamo tra i ‘sassi’. Le strade sono pulite e le case (ormai quasi tutte disabitate) sono ben tenute. La zona centrale e’ piena di negozi di suvenir ( in uno e’ stata addirittura riprodotta l’intera citta’ con le piccole 
Metaponto
Matera
 case scolpite in blocchi di tufo).  Torniamo ai camper e Adriano e Pino ci lasciano per tornare a casa (forse anche loro non hanno letto il programma o non hanno gradito la compagnia). Noi ci prepariamo, usciamo e ci infiliamo in un ristorante tipico lucano (pasta condita con un sugo di peperoni, pomodoro, aglio, pane grattuggiato abbrustolito e altre amenita’ del genere). Il piatto forte e’ il castrato alla pastorale: pecora bollita accompagnata dalle verdure di cottura (non solo cipolle e patate ma anche cime di rapa e carote, condite con del formaggio). Un gran piatto, simile nel gusto e nella tenerezza a quello gia’ gustato ad Orgosolo, in Sardegna.  

29 aprile 

Giornata di sole,  intensa e faticosa. Alle nove siamo gia’ in viaggio verso Altamura ove arriviamo prestissimo. Parcheggiamo ai margini della zona pedonale e in pochi minuti siamo in centro. Citta’ ordinata, pulita e 

anonima. La chiesa principale offre, oltre al rosone ed al portale, la copia ottocentesca dello ‘sposalizo della vergine’, un famoso quadro di Raffaello e un presepio permanente. Anna si infila in un forno per acquistare una pizza di grano duro (ottima) e un po’ di pane (scadente). Ci mettiamo di nuovo in cammino e nel giro di un’ora siamo a Potenza.  Giriamo un po’ per la stretta circonvallazione della citta’ sino a quando, per un colpo di fortuna, imbocchiamo via Dante e parcheggiamo proprio davanti all’ingresso della scala mobile. La scala mobile e’ una costruzione imponente: diversi livelli, stazioni di entrata e di uscita, biglietti di 
ingresso e obliteratrici con i tornelli. Quasi una metropolitana. In pochi minuti siamo in pieno centro cittadino (come al solito pulito e ordinato) e passeggiamo sulla via principale. La citta’ e’ abbastanza anonima; le chiese sono chiuse (sono ormai le 12,30) e viste dall’esterno non sembrano un granche’.  Camminiamo lungo via Pretoria e guardiamo i negozi. Al termine della via troviamo un mercato e comperiamo un paio di formaggi tipici (una provola da due chili e una forma di formaggio stagionato da 1,5 kg). Torniamo al camper (la temperatura interna e’ ormai di 29 gradi) apriamo le finestre, divoriamo la pizza comperata ad Altamura e ci rimettiamo in viaggio. Le strade sono splendide (autostrade gratuite a due o tre corsie per senso di marcia) ma peggiorano rapidamente nei pressi di Salerno.
Altamura - l'insegna di un fornaio
Intimoriti dal traffico (se l’autostrada e’ intasata la citta’ potrebbe essere un vero caos) decidiamo di saltare la visita della citta' e raggiungiamo Pompei. Il tratto Salerno Napoli, oltre ad essere a pagamento, e’ anche pericoloso. L’autostrada e’ a due corsie, spesso senza corsia di emergenza e con un traffico impossibile. A Pompei, troviamo un camping nei pressi degli scavi e ci sistemiamo. Usciamo subito per una visita. Comperiamo per sei euro una mappa ed un libricino illustrato e poco dopo scopriamo che il comune offriva gratis una piantina ed un libricino meno illustrato ma comunque valido (come gia a Pechino, ancora una volta Natale e'

stato imbrogliato da questi venditori di libri per turisti). Fatto il giretto torniamo al camper e passiamo la serata. 

30 aprile

Giornata di sole.  Alle nove siamo davanti all’ingresso della zona archeolgica, facciamo i biglietti (10 euro a testa!) ed entriamo. Pompei e’ davvero uno spettacolo. Le case sono prive di tetto ma conservano le pareti e, in qualche caso, gli affreschi e le decorazioni.  La pavimentazione stradale appare intatta; le vie si intersecano

Anna a Pompei
 ad angolo retto (i romani, evidentemente, facevano davvero rispettare il piano regolatore) e, quasi ad ogni incrocio, troviamo una fontanella. Tralasciando la zona dei templi (monumentale ma simile a quella gia’ vista in altri contesti) la zona residenziale e la via dei mercati (ribattezzata via dell’abbondanza) si ‘e rivelata la parte piu’ interessante della visita. Nella zona residenziale abbiamo visto i resti di molte ville romane, che presentano, all’ingresso, un piccolo cortile con una fontanella (una piccola vasca) quadrata o rettangolare. Il cortile e’ circondato da stanze piccole ed e’ collegato con un secondo cortile, piu’ vasto, su cui si aprono le stanze piu’ grandi e importanti. In questo secondo cortile spesso si 
trovano stanze con pareti affrescate e piccoli  templi finemente decorati. La via dei mercati invece e’ completamente diversa. Numerose bottege con tanto di insegne e banchi di vendita (in marmo, con piccole cavita’ per contenere le differenti varieta’ di cibi), laboratori artigiani (abbiamo visto quello di un fornaio, con un forno e diverse macine in pietra e quello di un tintore, con le diverse vasche per la colorazione dei tessuti) e centri di servizio (famoso il postribolo, anche se non accessibile poiche’ danneggiato dal terremoto). Torniamo alla base, pranziamo e ci dirigiamo verso Caserta.   Arriviamo in meno di un’ora. Parcheggiamo (6 euro!) ed entriamo
Pompei
 nella reggia (4,5 euro a testa). L’atrio e grande e ventilato, i giardini estesi e le statue imponenti. Le stanze sono sorprendenti. Sono tutte arredate e ben tenute e nell’insieme molto piu’ raffinate di quelle del Quirinale (la reggia dei Papi prima e dei Savoia poi). La differenza di stile e’ palpabile: i Savoia, probabilmente piu’ ricchi dei Borbone, avevano arredato le loro stanze con pezzi costosi ma assolutamente kitch (enormi  lampadari dorati, pesanti cristallerie, mobili ricercati ma spesso inadatti agli ambienti, tappeti alle pareti) mentre i Borbone, probabilmente piu’ colti e raffinati,avevano arredato la reggia con un
certo stile: mobili ricchi ma non sfarzosi, lampadari raffinati, quadri, libri e oggetti artistici. La reggia e’ vecchia oltre duecento anni ma tutte le stanze sono pulite e gli affreschi dei soffitti sono splendenti (forse sono stati recentemente restaurati). Nel complesso arredi, quadri e suppellettili lussusi ma non volgari. Unica nota kitch (ma comunque affascinate) il presepio. Una grande stanza contiene infatti un presepe con una grande quantita’ di personaggi che indossano vestiti stile meta’ ottocento. Nell’insieme offrono la visione di quella che doveva apparire, almeno agli occhi del re, la vita quotidiana dei laboriosi abitanti del regno: mercanti, artigiani, allevatori e contadini.  Verso le cinque siamo in viaggio per Cassino. Una volta arrivati ci fermiamo nella piazza del municipio, facciamo
Caserta - il giardino della reggia

 quattro passi e troviamo un ristorante ciociaro con i prezzi accessibili. Spostiamo il camper vicino al ristorante e andiamo a cena (bucatini all’amatriciana, cannelloni, agnello scottadito e alici cotte secondo una ricetta locale (non un gran che’).  

1 maggio

Giornata di sole. Saliamo sino all’abazzia e iniziamo la visita. L’abazzia, casa madre dei Benedettini  (come la basilica di Assisi per i Francescani), e'

Montecassino
imponente e lussuosa: stucchi dorati, marmi intarsiati, quadri e statue.  Un frate sta celebrando messa ma i turisti entrano, escono, filmano e passeggiano. Nella basilica non c’e’ ne’ il raccoglimento presente della cripta con le spoglie di Padre Pio ne’, tantomeno, il misticismo avvertito nella basilica minore di Assisi.  Nel giro di un’ora concludiamo la visita  e ci mettiamo in marcia verso nord, con una pausa per colazione in un’area di servizio a nord di Roma. 

Home         Indietro