21 maggio Di primo mattino siamo in vista
delle coste della Sardegna. Sulle banchine del porto di Olbia notiamo
alcune persone che si agitano e salutano. Scopriremo poi che sono i nostri
compagni di viaggio partiti iprima. |
con la
caratteristica scultura naturale a forma di orso. |
carne
salata e formaggi; poi uno sformato di pane e formaggio,
coperto da un intingolo a base
di vitello, poi agnello in agrodolce, gnocchetti, porcellino allo spiedo,
salsicce con patate e olive, dolcetti, liquori (ottimo il mirto) e caffè.
Alla fine della cena siamo
tutti contenti e chiacchieroni. |
turistiche ridotte a ruderi. 23 maggio Al mattino facciamo quattro passi
su una delle colline che circondano la baia e scattiamo qualche foto. |
24 maggio Ci svegliamo con calma,
prendiamo le bici e pedaliamo per due chilometri, sino al centro di Bosa. |
25 maggio
Al mattino Annamaria e Pino
organizzano una colazione collettiva, con distribuzioni di dolcetti e brioche. Alle 9,30 arriva una scolaresca
delle scuole medie di Santa Sabina e i ragazzi, a turno, danno spiegazioni sulla
chiesetta (romana, a pianta di croce greca, risalente al 1000 – 1100) e sul
vicino complesso nuragico (nuraghe e pozzo nuragico) risalente al 1800 a.c.
Al termine della presentazione
Pino e Annamaria organizzano una
piccola colazione per i ragazzi. |
Santa Sabina - la chiesetta | Santa Sabina | San Salvatore - il tempio sotterraneo |
dell’età romana.
Richiamati dalle proteste di
alcuni abitanti di San Salvatore torniamo in fretta ai camper (che di fatto
hanno bloccato la strada di accesso al paese) e cerchiamo di andarcene con una
certa sollecitudine. Dopo pochi
minuti di viaggio siamo a San Giovanni in Sinis, e ci sistemiamo in un
grande spiazzo erboso. |
una struttura industriale della seconda
meta’ dell’ottocento. |
ci troviamo all’hotel per una cena a buffet. Il buffet e’ vario e abbondante e l’occasione è buone per gustare alcuni raffinati piatti a base di pesce. Dopo cena tutti in spiaggia: si accende un bel falò, qualcuno racconta qualche barzelletta, si chiacchiera e si guardano le stelle (la serata e’ abbastanza limpida). 28 Riprendiamo
la marcia. Dopo un tratto di
strada sterrata, lungo la quale corrono i capannoni e le torri di una miniera
abbandonata, raggiungiamo, nei pressi di Arbus, una strada asfaltata. |
capito male si chiama
‘tabarkino’) e’ un mix tra il dialetto ligure e la lingua araba. Gli
abitanti di Carloforte sono giunti sull’isola nella meta’ del 1700,
provenienti dalle coste nordafricane, ove erano stati deportati (dalla Liguria)
un paio di secoli prima. La
città è nota, oltre che per la pesca del tonno, anche per la lavorazione dei
coralli, la produzione di filigrane d’oro e di gioielli in genere. Oggi e’
il primo giorno della manifestazione ‘giro tonno’ e lungo la via XX
Settembre (una via che dal mare sale sino alla piazza principale della città,
una specie di ‘rambla’ locale) sono piazzate alcune bancarelle che vendono
prodotti tipici sardi e carlofortini. In una grande piazza a sud ovest della
città (piazza Pegli), sono sistemati i banchi per la degustazione di specialità a base di tonno. 29 maggio |
La serata inizia con una visita
alla manifestazione ‘tonno subito’ in piazza Pegli.
Con 15 euro assaggiamo di
tutto: diversi tipi di trofie al pesto, alcuni piccolissimi gnocchetti al
sugo, cous cous con verdure, tonno ai ferri e tonno in umido (ottimi
entrambi), pecora stufata, fritto misto di pesce e gnocco fritto ripieno
di formaggio. 30 maggio Di primo mattino Pino e Annamaria, sempre attivi, allestiscono un banchetto e offrono la colazione a tutti. Subito dopo ci dividiamo (alcuni vanno al mercato, per poi scoprire che non esiste) altri, noi compresi, fanno una passeggiata in bicicletta intorno alle saline dell’isola. Alle saline ammiriamo il volo di alcuni fenicotteri che mostrano, sotto le ali, un piumaggio rosa. Incontriamo anche due ‘cavalieri d’Italia’, per la verità un po’ scorbutici e chiassosi. Torniamo ai camper e poiché mancano ancora un paio d’ore all’imbarco, facciamo di nuovo un giro per il paese. Anna ne approfitta per acquistare un paio di scarpe ed una borsetta di paglia mentre Natale legge un articolo, su ‘la nuova Sardegna’ che parla di noi e della |
nostra presenza a Carloforte. Torniamo ai camper e poco dopo iniziano le operazioni di imbarco. Sempre a causa della scarsa capienza dei traghetti il ritorno a Portovesme viene fatto a tappe. Giuliano un nostro compagno di viaggio resta a Carloforte in cerca del suo gatto, sparito la notte precedente. Una volta ritornati sull’isola madre puntiamo verso nord e ci inoltriamo all’interno. Dopo un paio d’ore di viaggio arriviamo a Barumini ove e’ stato riportato alla luce un imponete complesso nuragico. Visitiamo la zona archeologica e l’interno di una arcaica piazzaforte composta da un gigantesco nuraghe centrale e da quattro nuraghi esterni, piazzati come torri a difesa del nuraghe centrale. Da Barumini si vede l’altopiano della Jara e la caratteristica Marmilla, una montagna conica che, ci e’ stato poi spiegato non è nè un antico vulcano nè una zona archeologica. Nel tardo pomeriggio arriviamo a Tuili, cittadina a due chilometri da Barumini che, per l’occasione, ha predisposto un’area attrezzata, che immediatamente inauguriamo. In serata ci troviamo nell’unica pizzeria del paese. La pizzeria è piccola e ci sistemiamo all’aperto. Il pizzaiolo, probabilmente non abituato ad un simile affollamento (una sessantina di persone), va in crisi e la pizza, peraltro ottima, arriva con un certo ritardo. Ma siamo in vacanza, la serata è bella e l’evidente |
finalmente riusciamo a cogliere differenze tra il cisto, il mirto e il corbezzolo. Camminiamo un po’ all’interno del parco, arriviamo ad alcuni rifugi di pastori (ricostruiti per i turisti) e, poco più avanti, ad una zona umida formata essenzialmente da acqua piovana che si è depositata in una piccola depressione dal fondo impermeabile. l laghetto, per la verità non molto grande, ha una profondità massima di 1,5 metri. |
siamo tutti
contenti.
Nel pomeriggio il pastore torna
con altro formaggio. Il prezzo e’ assolutamente ragionevole e
acquistiamo una forma di formaggio di capra di circa tre chili. Nel tardo pomeriggio riprendiamo
il viaggio e, in meno di un’ora siamo ad Arbatx e a Santa Maria
Navarrese. Ci sistemiamo in uno
splendida e spaziosa area attrezzata. 2 giugno Ci svegliamo all’alba ,
prepariamo lo zaino e raggiungiamo in pulmino la stazione di Arbatax.
Arriva un trenino composto da una motrice diesel piuttosto datata e da un
vagone il legno del 1913 (tolto, per l’occasione, dal museo delle
ferrovie della Sardegna). Ci accompagnano due fotografi con il compito di
fare un servizio per un non meglio precisato giornale. Il trenino sale,
lentamente e tra grandiosi scenari, sino oltre i 1000 metri. Dopo un paio
d’ore arriviamo al punto di ristoro ‘Su Ponti e Irtzioni’ nei pressi
dell’oasi naturalistica di Montarbu. Scendiamo dal treno con
l’idea di fare un’escursione nel parco ma, vista l’ora ripieghiamo
su di una passeggiata di circa 90 minuti, lungo un ruscello e sino ad alcune
grotte e cascate. |
3 giugno In mattinata, dopo colazione, ci
incamminiamo verso il porticciolo ove una motonave dal pomposo nome ‘aquila
d’oro’ ci aspetta per farci fare un giro della costa. |
un po’ di sole. Proviamo l’acqua ma e’ ancora
troppo fredda. |
4 giugno Ci svegliamo abbastanza presto e prendiamo le bici con l’intento di raggiungere Arbatax. Dopo qualche chilometro Anna rinuncia mentre io proseguo sino alla zona industriale del paese. Torniamo al camper e dopo pranzo andiamo in spiaggia per prendere un pò di sole. Dalla spiaggia si vedono le ‘isole dell’Ogliastra’ abitate solo da gabbiani e formate da una particolare varietà di granito che, al tramonto, assume un bel colore rossastro. A meta’ pomeriggio ci rimettiamo in marcia e in poco più di trenta minuti saliamo a Genna Silana, una zona montana a circa 1000 metri di altezza. Durante il tragitto passiamo da Baunei, un paese abbarbicato ad una montagna. Il vigile urbano del paese ci viene incontro, ci blocca per fare passare alcune corriere e quindi ci scorta attraverso il paese, caratterizzato da un’unica strada molto stretta, con macchine parcheggiate a caso e traffico impossibile. Genna Silana e’ uno spiazzo in cima a una montagna. Il tempo volge al bello, esce il sole e ci prepariamo ad una cena conviviale (pasta per tutti e ‘porta party’). Romano prepara un pentolone di spaghetti, Annamaria distribuisce un aperitivo composto da spumante, succo d’arancia e frutta varia, tutti portano salumi, formaggi vino e dolcetti. La coppia di Bolzano offre bicchierini di mirto e alla fine, dopo diversi assaggi di liquori e svariate degustazioni di vino |
5 giugno Pino prepara la colazione per
tutti (caffè, cioccolata, te’ e dolcetti) e subito dopo il gruppo sciama
verso alcuni caseifici della zona. Nel pomeriggio ci si mette in marcia per
raggiungere Orgosolo. Approfittando del bel tempo e di un certo anticipo si opta
per visitare la fonte del Gologone, una sorgente carsica sulla strada per
Orgosolo. Una sorgente carsica e’ un fiume sotterraneo che sgorga da una
caverna e, in questo caso, forma un laghetto paludoso. |
parcheggio di un supermercato, nei pressi del porto
di imbarco. Entriamo nel super e ci riempiamo di bottiglie di mirto, di dolcetti
sardi e di prodotti dell’artigianato locale.
Alle
sei siamo sulle banchine, ci imbarchiamo e ci sistemiamo, nuovamente, sul ponte
superiore, con i vantaggi già sperimentati nel viaggio di andata. Dopo cena ci
troviamo nel bar del traghetto, ove ci salutiamo con un goccio di spumante. 7
giugno |