14 ottobre – 13 novembre - Spagna 2010 – 5868 km

Guarda i film del viaggio, sono su youtube e durano solo pochi minuti!
 
5 minuti nella Spagna del Nord
 
5 minuti nella Spagna ovest
 
5 minuti nella Spagna del sud
 
5 minuti a Madrid e Cordoba
 
5 minuti a Siviglia
 
5 minuti a Grenada
 
5 minuti a Bracellona

Tabernas - 5 minuti nel far west
 

 

Questo viaggio, progettato con l’idea di portare Anna a vedere le citta’ spagnole (visitare la Spagna e’  stato, per anni,  uno dei suoi ricorrenti desideri), si e’ poi ridotto ad un viaggio per una sola persona poiche’ Anna, una settimana prima della partenza, ha detto che non se la sentiva di fare un viaggio la cui durata prevista era superiore ai 30 giorni (credo che il suo massimo orizzonte temporale per un viaggio si limiti a non piu’ di tre settimane). Poiche’ il viaggio si presentava comunque interessante  (ho speso piu’ di un mese per prepararlo e per studiare gli itinerari, la storia e l’architettura delle citta’ da visitare) decido di partire da solo, lasciando Anna  a presidio dell’abitazione.   

14 ottobre, Cannes – 460 km – progressivo 460
 

Parto nel primo pomeriggio e dopo 5 ore sono nei pressi di Cannes. Parcheggio e passo la notte in una delle numerose aree di sosta delle autostrade francesi  

15 ottobre, San Sebastian -  804 km - progressivo 1264  

Giornata di trasferimento, pesante e oltremodo costosa. Parto presto dal parcheggio e mi dirigo verso San Sebastian. Seguo le indicazioni del navigatore e mi trovo
  a percorrere quasi unicamente

   

San sebastian                                                       Plaza de la costitucion

autostrade  a pagamento. Non oso uscire dall’autostrada e percorrere le strade normali poiche’ l’assenza di una persona che funga da navigatore mi crea qualche problema e d’altra parte temo che il mio navigatore elettronico, alla richiesta di non percorrere strade a pagamento, mi porti su strade trafficate e magari attraverso citta’, anche popolose. Resto quindi attaccato alle indicazioni dell’aggeggio elettronico e mi trovo a sborsare circa 100 euro di pedaggio (per circa 900 km strade di strade ed autostrade francesi), oltre a circa 120 euro di gasolio. Di fatto, considerando anche il costo del percorso italiano, il solo trasferimento da Milano a San Sebastian e’ costato  circa 300 euro. Non male come inizio. Giunto a San Sebastian sbaglio l’uscita indicata dal navigatore e questi, all’uscita successiva, mi reindirizza verso il campeggio facendomi percorrere poco meno di una decina di km su di una strada di montagna, strettissima, con il fondo scivoloso e con salite che il mezzo ha superato con grande difficolta’.  Ad ogni modo verso le 19,30 sono al campeggio (Camping Igueldo, Paseo del Padre Orkolaga 69. Donostia-San Sebastián; 20 euro al giorno, con acqua, elettricita’ e wifi) per cui, una volta sistemato il mezzo, posso  finalmente rilassarmi. 

16 ottobre, San Sebastian 

Giornata nuvolosa con qualche accenno di pioggia. Nonostante il tempo parto comunque alla scoperta della citta’. Il campeggio sorge sulla cima della collina di Igueldo, una delle due colline che delimitano la baia ma per fortuna si trova a pochi passi dal capolinea di un bus che porta in centro. Il bus porta in un luogo chiamato boulevard, nei pressi del centro cittadino. San Sebastian si presenta subito come una cittadina balneare, caratterizzata da una baia quasi circolare con un’isola al centro. Il mare sembra tranquillo ma al di la’ dell’isola si scorge l’oceano che si muove apparentemente minaccioso. La citta’ e’ (o vorrebbe essere) una localita’ d’elite: alberghi, palazzi maestosi riccamente decorati, palazzine liberty e larghi viali alberati. Un grande lungomare ed una spiaggia di sabbia ocra completano il quadro. Oggi e’ sabato ed e’ giorno di matrimoni. Individuo parecchi cortei nuziali, che si affollano attorno al municipio e alle tre principali chiese. Uomini in giacca e cravatta e donne vestite in maniera pretenziosa, con abiti qualche volta vistosi e tacchi fuori misura. La citta’ e’ divisa in due dal boulevard sul quale mi ha lasciato l’autobus. Da un parte la citta’ nuova, con la spiaggia, gli edifici e gli alberghi costruiti agli inizi del novecento, dall’altra parte la citta’ vecchia, ricostruita nel 1815, dopo un incendio. La citta’ vecchia e’ caratterizzata da vie strette e piene di negozi. Notevoli la chiesa di san Vincenzo, con il suo enorme altare dorato e la plaza de la costitucion, con le caratteristiche case a portici e imposte colorate. In questa piazza, anticamente usata come arena, ogni finestra e’ numerata e rappresenta un palco per il quale, in caso di rappresentazione, veniva venduto un biglietto.  Visto il tempo, che non accenna a migliorare concludo abbastanza velocemente la visita e mi ritiro in camper per riposare e recuperare la strapazzata di ieri.   

17 ottobre, Burgos – 231 km - progressivo 1495 km 

Attraverso il regno di Navarra, entro in Castilla e Leon e raggiungo Burgos. La regione che ho attraversato si trova su di un altopiano a circa 800 metri di altezza. Burgos si trova a 900 metri, l’aria e’ frizzante, non piove e  la cattedrale e’ a circa 40 minuti di cammino dal campeggio (campeggio fuentes blancas, carretera fuentes blancas a circa 4 km dalla citta’(proseguimento ad est di calle de la cartuja, 15 euro per notte). E’ l’occasione buona per fare una passeggiata per cui dopo pranzo mi

 

Burgos, la cattedrale

 incammino a passo veloce verso il centro. Costeggio il rio arzalon e finalmente, al di al di un ponte e di una porta monumentale (ora impacchettata per il restauro) scorgo le guglie del duomo. L’edificio e’ imponente, di forma irregolare ed adagiato lungo un leggero pendio. Per questa ragione sia l’esterno che l’interno sono pieni di scalini e scalinate. Pago 5 euro per entrare (oggi si paga anche per entrare in chiesa) e visito la terza cattedrale piu’ grande di Spagna. E’ un susseguirsi di cappelle, altari, statue, transetti, colonne, gruppi marmorei e lastre funerarie. Le cappellesono ornate da gruppi lignei ricoperti di lamine dorate o da gruppi in maiolica colorata mentre  i quadri sembrano incredibilmente chiari. Il duomo e’ ben illuminato per cui si possono ammirare le opere senza affaticare gli occhi e si possono tentare anche alcune riprese con la telecamera. La vista dura circa un’ora e quando esco comincio ad essere un po’ stanco. Pensando alla camminata che mi aspetta evito le altre visite (tutte meno importanti del duomo) e rientro al campeggio.   

18 ottobre, Santillana de mar – 166km - progressivo 1661km

 Burgos e’ in alto, e la notte e’ fredda. Questa mattina all’esterno c’erano 3 gradi mentre all’interno non si superavano i 7. Dopo un risveglio freddo, riscaldato da una calda colazione, parto alla volta del mare e ritorno sull’atlantico. Dopo un paio d’ore di viaggio, su di una comoda strada nazionale,

Santillana, La collegiata

 semideserta ed arricchita da un bel panorama,  arrivo a Santillana de Mar, un piccolo borgo a qualche km dal mare.  Come dicevo il panorama e’ meritorio: la strada corre in luoghi semideserti, con decine di km senza abitazioni, in mezzo a campi coltivati a patate (ove si trova acqua) oppure a grano, circondata da colline dolci (siamo comunque sempre sui 1000 metri di altezza) sui cui crinali e sulle cui cime si muovono lentamente decine, forse centinaia, di pale eoliche, versione moderna dei mulini a vento. Giunto a Santillana raggiungo facilmente il campeggio (camping Santillana Carrettera de Comillas s/n Santillana del Mar (Cantabria) , appena fuori paese, in direzione nord ovest, verso il mare) e sistemo il camper. Dopo pranzo parto alla scoperta della citta che, a detta delle guide, dovrebbe essere una citta’ di impronta medioevale con una splendida collegiata.   In realta’ si tratta di una piccola cittadina con qualche antico edificio nobiliare (con stemmi e decorazioni sulla facciata) e con gli altri edifici costruiti in stile (portici con grandi archi, muri di pietra e qualche decorazione qua’ e la’) per conferire all’insieme l’aspetto di un paese rimasto fermo nel tempo. Una specie di Carcassone spagnola, meno cupa e piu’ aperta di quanto non lo sia la cittadina francese. Ovunque bar, ristoranti, alberghi e negozi con paccottiglia per turisti. La collegiata, vera perla cittadina non e’ imponente ma e’ sicuramente antica e ben fatta. Purtroppo non ho potuto visitarla poiche’ oggi, lunedi, e’ giorno di chiusura. Forse per questo motivo la cittadina, nel suo insieme, pur piena di locali per turisti, appariva deserta e senza vita. Nel giro di un’ora si conclude la visita per cui, visto il tempo (oggi c’e’ il sole e la temperatura si aggira sui 20 gradi) decido di tornare alla base, di aprire una sedia all’aperto e di leggere qualcosa.       

19 ottobre, Oviedo – 183 km - progressivo 1844 km 

Prima di partire mi preoccupo di caricare acqua pulita e di scaricare le acque grige e nere poiche’ per i successivi due giorni non sono previsti campeggi. Mi metto in marcia con calma, prendo la litoranea (la nazionale 632) che, attraverso paesaggi piacevoli (sembra di essere in brianza, con in piu’, ogni tanto, uno scorcio o addirittura un tratto di percorso che si affaccia sull’oceano) mi porta

  

Oviedo: le cattedrali preromaniche di Santa Maria del Naranco e di San Miguel de Lillo

 senza problemi fino ad Oviedo. Qui’ entra i funzione il navigatore che riesce ad indirizzarmi verso la zona nella quale avevo previsto di sostare. In effetti lungo l’avenida de los monumentos esiste un buon parcheggio da quale si diparte un sentiero che in pochi minuti porta ai due monumenti principali della citta, le basiliche preromaniche di Santa Maria del Naranco e di San Miguel de Lillo.  Parcheggio il camper e mi dirigo subito verso i due monumenti. Sfortunatamente li trovo chiusi poiche’ alle 13:30 inizia la pausa pranzo, che in Spagna si protrae sino alle 16. Mi accontento quindi di visitarli dall’esterno (visita comunque soddisfacente). Dopo pranzo visto il clima (oggi c’e’ uno splendido sole) decido di scendere in citta’ (il parcheggio e’ in collina,  a circa quattro km dal centro) e di visitarla. Nel giro di una trentina di minuti sono nella avenida Uria, la via principale della citta’ piena di traffico, di negozi e di palazzi di inizio secolo, ingentiliti da torrette, protuberanze e decorazioni varie. Dopo un’oretta inizio ad essere stanco ed il pensiero della risalita in collina mi deprime. Fortunatamente trovo la fermata di un autobus che porta direttamente al parcheggio per cui in pochi minuti sono di nuovo sul camper. E’ ancora abbastanza presto e, visto che l’indomani e’ prevista una tappa piuttosto pesante, decido di incamminarmi lungo la strada per Santiago, non senza prima aver visitato un supermercato e fatto scorta di prodotti locali (questa sera a cena ci sara’ il “pulpo a la gallega” una specialita’ locale a base di polpo).     

20 ottobre, Santiago de Compostela – 329 km - progressivo 2173 km 

Giornata di sole e di trasferimento. Riparto verso le 9:30 del mattino e viaggio, lentamente, tutto il giorno, lascio le Asturie ed entro in Galizia. Il paesaggio non cambia,  sempre colline coltivate e grandi spazi tra una citta’ e l’altra, ma cambia di nuovo la lingua (qui’ si parla gallego che, a giudicare dalle parole scritte sui cartelli stradali, sta a meta’ tra lo spagnolo ed il portoghese). Verso le 16 sono a Santiago ed il parcheggio che avevo ipotizzato di utilizzare si rivela impraticabile per cui, dopo aver visitato alcuni potenziali posti  (vicino allo stadio oppure sui larghi viali periferici), opto per un comodo campeggio le cui indicazioni mi hanno accompagnato per  un tratto di strada (camping as cancelas, rua do 25 de xullo, 35, santiago de compostela). Parlando di altro vorrei segnalare che in Spagna in questa stagione c’e’ un’escursione termica impressionate: durante il giorno si raggiungono facilmente i 26 – 28 gradi mentre di notte la temperatura scende a 3-6 gradi per cui al mattino il risveglio e’ sempre freddo. Pensavo fosse una caratteristica di Burgos invece il fenomeno e’ presente anche nelle citta’ della costa atlantica e suppongo in maniera ancora piu’ marcata, nelle citta’ dell’interno. Tutta questa premessa per dire che questa mattina e’ finita  una bombola di gas per cui ho dovuto montare la bombola di riserva. Questo non sarebbe un problema se non avessi davanti ancora piu’ di venti giorni di viaggio di cui alcuni in citta’ presumibilmente fredde (Salamanca e Madrid, ad esempio). Ho chiesto senza successo, a diversi distributori di benzina (e di bombole di gas) se fosse possibile far ricaricare una bombola. D’altra parte le bombole in vendita qui’ hanno attacchi differenti per cui nemmeno volendo potrei tentare di utilizzare una bombola locale. Continuero’ quindi a cercare qualcuno in grado di ricaricare la bombola e nel frattempo cerchero’ di economizzare al massimo il consumo (penso che mi attenderanno mattinate molto fredde).  Tornando a parlare di Santiago come si sa e’ il punto di arrivo di un pellegrinaggio che nel medio evo (ma anche ora) attira almeno 500.000 fedeli ogni anno.  Gia’ da alcuni giorni mi e’ capitato di vedere lungo le strade le segnalazioni per i pellegrini che si dirigono verso il santuario. Ho visto anche parecchi pellegrini che armati di zaino e bastoni, si dirigevano a passo deciso verso Santiago. Questo sarebbe abbastanza normale, se non fosse che i primi che mi e’ capitato di vedere si trovavano a San Sebastian, a circa 600 km dal santuario.    

21 ottobre Santiago de Compostela 

Giornata di sole, dedicata alla visita di Santiago. Mi alzo tardissimo (qui’ il sole arriva tardi e tramonta tardi) ma me la prendo comunque con calma. Dopo colazione scendo a piedi verso il centro della citta’ (circa quattro km, ma quasi tutti in discesa). Mano a mano che mi avvicino al

  

Santiago de Compostela

 centro aumentano i pellegrini che, con zaino e bastone di ordinanza (un bastone alla cui cima e’ legata una piccola zucca ed una conchiglia), si dirigono verso il santuario.  Una volta in centro la folla e’ piuttosto importante. Si sentono diverse lingue (italiano compreso) e si notano due file lunghe ed ordinate: una per la visita al santuario e l’altra per la visita alla cripta dove i pellegrini possono toccare la reliquia di San Giacomo, e cioe’ un  mantello tempestato di pietre sfavillanti. Se l’esterno della chiesa e’ variopinto e confuso, l’interno e’ mistico. Una grande folla di persone sfila in silenzio lungo la navata al cui centro una suora con una voce deliziosa intona canti religiosi. L’interno del santuario e’ ornato dalla solita mise cattolica e quindi barocco ovunque, cappelle dedicate ai vari santi e madonne e altare dorato sormontato da colonne e  gruppi lignei altrettanto dorati. Il santuario e tutti i monumenti della citta’ sono stati costruiti  con un a pietra grigia e questa uniformita’ di materiali fa si che i monumenti e gli edifici, pur appartenenti ad epoche diverse, siano perfettamente intonati l’uno con l’altro. All’esterno del santuario si muove una folla variopinta ed eterogenea: pellegrini e turisti, ma non solo. Santiago e’ anche citta’ universitaria per cui tanti ragazzi e, con i ragazzi, locali per giovani, paninerie e librerie. Una citta’ vitale quindi, in cui e’ piacevole passeggiare e sostare. Al mattino il sole, pur splendente, non illumina correttamente la facciata del duomo (la facciata e’ esposta ad occidente) per cui bisogna aspettare il pomeriggio per avere l’illuminazione adatta per scattare una foto. Nell’attesa, decido di pranzare in citta’. Mi infilo in uno degli innumerevoli ristoranti che sorgono nella zona centrale e assaggio la “calda gallega” una zuppa di cavoli, patate e fagioli cui fa seguito un’immangiabile lombo di maiale al forno con patatine. Concludo con la torta di Santiago (una tortina di farina, burro ed uova, molto lievitata) e  verso le 14:30 sono di nuovo in piazza. Finalmente il sole e’ al posto giusto  per cui posso fotografare sia la facciata del santuario che quella del palazzo dei re cristiani, a lato del duomo. Verso le 15 concludo la visita, prendo l’autobus e torno al campeggio. In serata esco di nuovo, torno in centro con l’idea di cenare con specialita’  galiziane. Prendo quindi di nuovo il “caldo gallego” (la zuppa di verze e patate gia’ provata a pranzo), poi “pulpo a la gallega” (un po’ duro, per la verita’) ed infine di nuovo la torta di Santiago.     

22 ottobre - Pontevedra –  142 km – progressivo 2315 km 

I Rias sono fiordi che si incuneano per decine di km all’interno della costa. In fondo ai fiordi sorgono cittadine graziose, che dovrebbero essere ancora in parte abitate da pescatori. Per ammirare un paio queste rias ed  i paesini di pescatori decido di allungare notevolmente la strada andando dapprima a Noia per poi prendere la carrettera 550 e percorrerla sino a Pontevedra. In pratica vorrei raggiungere il fondo della prima di queste rias (quella piu’ a nord, in tutto sono quattro) e poi costeggiare sino a raggiungere Pontevedera, all’interno della terza rias. Progetto all’apparenza semplice ma denso di difficolta’. In Spagna la numerazione delle strade e’ stata recentemente modificata e questo fatto, insieme alla costruzione di numerose nuove strade, sconosciute sia al navigatore che alla mappa appena acquistata, ha reso l’impresa quasi impossibile. Seguendo le indicazioni del navigatore ho tagliato di netto il primo fiordo (in realta’ sono passato all’interno, per una impervia strada montana) e sono riuscito a costeggiare, in parte solo il secondo fiordo. I paesini di cui parlavo si sono rivelati dei normali paesotti turistici, pieni di palazzoni e con un centro storico non particolarmente entusiasmante. Persino Pontevedera, citta’ piu’ nota della zona, non si e’ sottratta a questo cliche’. Il centro storico e’ interessante quasi solo perche’ e’ stato pedonalizzato. Per il resto nulla da vedere, fatta forse eccezione per le balconate chiuse da verande di legno, dipinto di bianco o di azzuro. Il parcheggio che avevo pensato di utilizzare si e’ rivelato impraticabile per cui dopo un po’ di tentennamento, decido di fermarmi in un’area sterrata, adibita a parcheggio per auto, che si trova al di la del fiume, nei pressi del centro sportivo e dello stadio.   

23 ottobre – Vigo – 51 km - progressivo 2366 km

Parliamo di maree. In questa zona della Spagna (ma suppongo lungo tutta la costa europea che si affaccia sull’atlantico), le maree sono una cosa seria. Le rias sono fiordi piuttosto larghi e lunghi ma, nella loro parte finale, quella nella quale sorgono i paesi tipo Vigo e Pontevedera, hanno un fondale piuttosto basso, cosi’ basso che la marea (credo  un paio di metri di dislivello) li lascia periodicamente a secco.  Con la bassa marea si vedono quindi enormi distese di faghiglia su cui poggiano, inclinate su di un fianco, le imbarcazioni arrivate con l’alta marea ed in cui sguazzano numerose varieta’ di uccelli e animali marini, non solo gabbiani e cormorani quindi, ma anche crostacei e conchigliame di vario tipo. Tutto questo per dire che oggi a Vigo ho visto per la prima volta alcuni locali che offrivano ostriche. Dei bei piatti di ostriche fresche e aperte, offerte ad un prezzo decisamente abbordabile da molti locali come spuntino di mezzogiorno. Solo la mia diffidenza verso il pesce crudo mi ha impedito di avvicinarmi a questi piatti, ma certo sono rimasto colpito dall’insolita offerta. Fatta eccezione per le ostriche Vigo e’, se possibile, ancora peggio di Pontevedera. Una citta’ enorme (credo che siano 300.000 abitanti) e molto trafficata. La parte “vecchia” si riduce ad alcuni edifici di tre o piu’ piani costruiti presumibilmente ad inizio secolo e ad una stretta fascia pedonalizzata, piena di negozi eleganti. Oltre a questo la citta’ sembra non offrire nulla, anzi direi che e’ piuttosto inospitale visto che lo stazionamento dei camper e’ proibito in quasi tutti i parcheggi e che per trovare un punto  sosta sono dovuto andare fino a Bayona, una decina di km di distanza (camping Bayona Playa, Playa Ladeira – Sabaris). Per inciso, Bayona, che sorge su di un piccolo golfo che si affaccia sulla rias di Vigo, e’ il luogo di approdo della Santa Maria, la caravella di Colombo al ritorno del viaggio alla scoperta delle Americhe.    

24 ottobre Salamanca – 456 km - progressivo 2822km 

La rete stradale Spagnola e’  davvero buona. Ci sono autostrade a pagamento (poche) e  un gran numero di “carrettera nacional” che sono quasi sempre a due corsie (a tre nei tratti in salita), ben asfaltate, pulite e sicure. Una parte di questa rete stradale e’ abbastanza recente e non sempre  e’ censita nella cartografia del navigatore. Per questo motivo il navigatore qualche volta ammutolisce e non si raccapezza. Segna correttamente il punto in cui ci troviamo ma spesso non e’ su una strada, ma in mezzo ad una landa priva di strade. Per fortuna le strade sono ben segnalate per cui una volta

     

Castiglia Y Leon

 imboccata la carrettera che si desidera percorrere, il navigatore diventa un inutile optional. Oggi ho fatto piu’ di 400 km, parte in Galizia e parte in Castiglia y Leon. Lasciata la costa si arriva abbastanza rapidamente sugli 800 metri di altezza ed una volta superati i tratti montani il panorama si allarga su di un enorme altopiano ben tenuto, coltivato, con paesi rari e distanziati. Il panorama assomiglia a quello gia’ visto in Navarra, anche se qui sembrano esserci un maggior numero di boschi. Lungo il tragitto ho visto qualche animale pascolare libero nella campagna ormai gialla e secca e parecchi grandi uccelli (sembravano aquile) volteggiare lenti nel cielo. La regione tra Vigo a Salamanca, soprattutto nella parte sud, a fianco del Portogallo e’ semidisabitata, si incrociano pochissime auto e sono abbondanti i cartelli che invitano a prestare attenzione alla selvaggina che potrebbe trovarsi sulla strada. Me la prendo con calma, ammiro il panorama e sono a Salamanca verso le 18. Il navigatore, dopo qualche incertezza iniziale (anche qui i sensi unici hanno colpito) mi porta al camping hotel rejo, carrettera por madrid (501) km 4, Santa Marta de Tormes (Salamanca)  

25 ottobre Salamanca

 Sto iniziando a assimilare il fatto che l’entroterra spagnolo non e’ altro che un immenso altipiano. Questo significa  sole di giorno, freddo di notte, scarse precipitazioni  e, soprattutto, vento.  La Spagna e’ una terra ventosa e l’idea che sia la patria dei mulini a vento forse non e’ sbagliata. Ora i vecchi mulini di donchisciottesca memoria sono stati sostituiti da un numero impressionate di pale eoliche, che lentamente, agitano le loro lunghe braccia. Bene dunque, per le necessita’ energetiche del paese, meno bene per gli abitanti e per i turisti sprovveduti. Questa mattina c’era un sole

  

Salmanca la Cattedral vieja

 splendido e sono uscito indossando, prudentemente, una felpa. Troppo poco. Il vento, non gelido ma comunque sferzante, trapassava i miei indumenti invernali per cui sono stato costretto ad indossare, il kway, pur in assenza assoluta di pioggia ed umidita’. La visita alla citta’ e’ stata

 

Salamanca, la facciata dell'universita' e la plaza major

 comunque interessante. La plaza mayor, innanzi tutto, una enorme piazza quadrata, delimitata da quattro edifici lunghi e bassi (seicenteschi, credo) costruiti tutti nello stesso stile e tutti con lunghe balconate (in realta’ ringhiere) su tre piani. Come la placa de la costitucion di San Sebastian, ma notevolmente piu’ grande. Gli edifici, in pietra rossa hanno, al loro centro, un enorme portale decorato (agli inizi del seicento si usava lo stile plateresco, edifici in stile rinascimentale con decorazioni fitte e ridondati, derivate dalle decorazioni delle posate) e tutte le finestre (e nella piazza sono centinaia) hanno architravi decorate e scolpite. Piu’ in basso si trova l’universita’ (anche qui’ il plateresco ha trovato libero sfogo sul portale di ingresso) e di fronte la Casa de Conchas, con i muri esterni ed interni decorati da conchiglie di marmo, in ossequio a Santiago de Compostela, citta’ da cui provenivano i nobili che fecero edificare  il palazzo. Piu’ a sud la catedral vieja e la catedral nueva, un enorme complesso  religioso ricco e imponente in cui si mescolano, abbastanza armoniosamente, i diversi stili (gotico, barocco e rinascimentale). Ad est delle due cattedrali si trova il complesso monastico di San Esteban. La facciata esterna del monastero e’ imponente e fa a gara con le altrettanto imponenti facciate de la catedral vieja, del palazzo reale (in  palza mayor) e dell’universita’. L’interno del convento e’ invece e’ sorprendentemente raffinato. Sempre molto ricco, ma meno pacchiano. Colonne alte e sottili e arcate gotiche a sesto acuto. La chiesa, con una sola navata centrale, e’ caratterizzata da un enorme pala d’altre dorata.  Interessante il museo che  si trova al primo piano del complesso monastico, sotto le arcate del chiostro. Dedicato alle opere di evangelizzazione compiute dai frati dominicani in Sud America (ed e’ con un punta di orgoglio che ricordano che i monaci del convento di San Esteban (domenicani) furono i primi che diedero ascolto e sostegno a Cristoforo Colombo quando girava per le province spagnole in cerca dei finanziamenti per la sua impresa.   

Martedi’ 26 – Avila - 99 km - progressivo 2921 km

 Santa Teresa doveva essere un bel tipetto a 7 anni scappo’ da casa poiche’ voleva essere martirizzata dai saraceni. Fu ripresa e riportata a casa ma continuo’ ad essere vivace. A 19  anni si

 

Avila, Santa Teresa ed una chiesetta fuori le mura

fece suora, ma poi si ribello’ all’ordine e inizio’ a girare per la spagna insieme ad un suo discepolo tale San Giovanni della Croce. Verso i cinquant’anni fondo’ l’ordine delle carmelitane scalze ed il suo primo convento.  Santa Teresa era di Avila, citta’ situata a 1200 metri di altezza, interamente circondata da mura (splendide) e densa di chiese e di fervore religioso. L’abside della  cattedrale di Avila e’ di fatto un parte delle mura difensive della citta’.  La strada da Salamanca ad Avila e’ ben fatta, veloce e sicura. Ad Avila si trova facilmente un punto di sosta (fuori dalle mura, ovviamente),  nel grande parcheggio in fondo alla calle de santa maria de la cabeza.  

Mercoledi  27 - Madrid -  133 km – progressivo 3054 

Come  ho gia’ detto Avila e’ a 1200 metri di altezza e questa notte la temperatura e’ scesa sottozero. All’interno del camper il termometro segnava 2 gradi per cui nonostante l’impegno ad economizzare il gas, ho dovuto accendere il riscaldamento. Mi metto in moto abbastanza presto e lungo la strada trovo El Escorial, un piccolo paese nel quale Filippo II (credo) costrui’ il monastero

Madrid, la plaza major

 reale. E’ obbligatoria una visita per cui lascio il camper su di una strada in pendenza (qui’ i parcheggi  in piano sono un optional) ed entro nel complesso monumentale. El Escorial e’ un enorme monastero (in Spagna tutto cio’ che ha a che vedere con la famiglia reale e’ grandioso) nel quale Filippo II fece costruire il panteon per i re, le regine e per tutta la loro parentela. Ma non solo. Sempre Filippo II ricavo’ all’interno del monastero una residenza reale nella quale soggiorno’ a lungo, soprattutto negli anni della sua vecchiaia e la doto’ di una grande biblioteca (sembra che vanti 40.000 volumi, di cui alcuni veramente antichi). Inutile dire che nel monastero trovo’ posto anche una grandiosa basilica, con una pala d’altare composta da quadri di maestri rinascimentali italiani e cappelle ognuna delle quali racchiude un’opera d’arte (ho visto anche un cristo crocefisso di marmo bianco,  scolpito da Benvenuto Cellini). L’impressione che se ne ricava e’ che, a parte le dimensioni, gli architetti abbiano volutamente cercato un contrasto tra l’apparenza esterna del complesso, enorme, bello ma nel contempo austero e senza troppi fregi sui portali e sui muri perimetrali, e l’interno, sempre imponente, ma ricco di opere d’arte e di ambienti accoglienti. Finita la vista riprendo la strada per Madrid. Il navigatore mi porta senza problemi sino al campeggio (camping OSUNA, ad est della citta,  Av. de Logroño s/n E-28042 Madrid), per la verita’ piuttosto scadente, ma a 10 minuti da una stazione della metropolitana. Nel pomeriggio approfitto della metropolitana per fare un salto in centro, respirare l’aria della metropoli e prendere, alla officina del turismo (in plaza major) una cartina della citta’ e la mappa della rete metropolitana.   

 Giovedi’ 28 ottobre - Madrid  

 

Madrid: il palazzo reale e l'insegna di un orologiaio, nei pressi della porta del sol

Madrid e’ una grande citta’. 3 milioni di abitanti occupano un’area vastissima. Il campeggio non e’ fuori citta’, ma cio’ nonostante la metropolitana (linea 5) impiega quasi quaranta minuti per arrivare in centro. Oggi ho visitato la vecchia Madrid. Il palazzo reale innanzi tutto (8 euro per l’ingresso). Grande e pieno di opere d’arte. Ho visto alcuni ritratti di Filippo II e di Maria Luisa di Parma (era una donna veramente brutta!) dipinti dal Goya, un affresco del Tiepolo e parecchie altre opere di artisti meno conosciuti. Le stanze del re e della regina, la sala da pranzo, le anticamere e tutte le sale del palazzo, per quanto belle e sfarzose, non si discostano molto da quelle gia’ viste a san Pietroburgo, a Vienna o a Caserta. Interessante invece la farmacia (dove sino al 1930 si preparavano le medicine per la casa reale) e l’armeria, nella quale sono conservate armi del seicento e del settecento. Dopo il palazzo reale sono entrato nella vicina cattedrale di Almudena. Si tratta di una cattedrale relativamente nuova nella quale non ci sono (una volta tanto) decorazioni barocche, rinascimentali  o plateresche. Si tratta di un edificio grande ma essenziale (quasi sulla stessa linea estetica del monastero del escorial) al cui interno trova posta un gigantesco  organo dalle linee abbastanza moderne, un cristo crocefisso (ligneo, credo) e qualche affresco che non ricorda in alcun modo le opere religiose tradizionali. Una volta terminata la visita della cattedrale cammino per le vie del centro seguendo l’itinerario della guida che ho preso in Italia per cui vedo la collegiata di san Isidro (la vecchia cattedrale, ormai quasi soffocata dai palazzi vicini, la plaza mayor, spettacolare piazza quadrata, con edifici finestrati e balconati sui quattro lati e la porta del sol, centro mondano cittadino, nel quale, davanti al palazzo del governo (o al municipio, non ho capito bene)   e’ posta un targa che segna il km zero di tutte le strade che si dipartono dalla capitale.   

Venerdi’ 29 ottobre - Madrid

 Oggi e’ il turno della Madrid borbonica, con il museo del Prado, innanzi tutto. Una miniera di quadri dal rinascimento in poi (Tiziano e Raffaello, ma anche Mantegna, Goya, El Greco, e decine di altri artisti di fama mondiale) e gruppi marmorei alcuni di epoca rinascimentale o successiva ma altri, molti altri, risalenti alla Roma imperiale. Impressionate la tecnica e la capacita’ di lavorare il marmo degli ignoti artisti di 2000 anni fa. Al di la dei quadri, bellissimi ma tutto sommato gia visti su libri e pubblicazioni, i busti ed i gruppi marmorei della Roma imperiale sono stati una scoperta. Avevo visto alcuni raffinati busti risalenti all’antica Grecia, ma non avevo mai visto tanta raffinatezza in una collezione di statue romane. Anzi, nella mia ignoranza, avevo sempre considerato le statue romane una brutta copia delle opere greche. Lasciato il Prado mi avvio lentamente lungo l’omonimo paseo, una lunga arteria verde lungo la quale sorgono alcuni imponenti edifici ottocenteschi. Ma la visita al Prado mi ha stancato oltre misura cosi’ decido di chiudere presto la giornata e di rientrare alla base.

    

Madrid: uno scorcio della puerta del sol ed un palazzo nella zona borbonica della citta' 

Sabato 30 ottobre, Madrid - Toledo – 89 km – progressivo 3143 km

Tappa breve, giungo velocemente alla meta e trovo facilmente parcheggio  nella zona del paseo del circo romano. Poiche’ e’ presto inizio subito la visita, facilitato da una scala mobile che mi porta velocemente  dalla zona del parcheggio sino all’interno delle mura. Toledo e’ una citta’ nella quale

  

Toledo

 permangono, oltre a molti resti romani,  monumenti ed edifici risalenti ai visigoti, all’epoca della dominazione araba ed  al rinascimento spagnolo. La cattedrale e’, tanto per cambiare, enorme. Fu costruita sopra una chiesa visigota, a sua volta rimpiazzata   da una moschea araba. L’interno e’ ricco di veri capolavori e la sacrestia sembra una succursale del prado. El greco, naturalmente, ma anche Giotto, Tiziano e Goya. Da vedere  il coro, i cui scranni sono sormontati da formelle di marmo sui quali sono scolpiti i santi del vasto universo cattolico, e poi la “trasparencia”, un finestrone attorno al quale e’ stato posto un gruppo marmoreo che risplende alla luce del sole e poi ancora la pala d’altare, enorme,  con scene della vita di Gesu’ in rilievo e dipinte a vari colori. Fuori dalla chiesa e’ un addensarsi di edifici e monumenti con una loro storia. La citta’ sorge sulla cima di alcune colline per cui non solo non esistono vie in piano, ma, pur in pendenza, sono strette ed estremamente trafficate (qui’ le zone pedonali sono un optional). Al di la dei vari monumenti storici, sono secondo me notevoli le mura, risalenti all’epoca visigota e moresca, ma soprattutto le varie porte della citta’. Alcune apparentemente intatte, sono non solo dei capolavori di ingegneria militare, ma anche dei veri capolavori artistici. Nel pomeriggio ormai piuttosto stanco decido di prendere un trenino turistico che mi fa fare un giro esterno. La citta’ e’ difesa naturalmente dal fiume Tajo e da un suo affluente, che scorrono in gole profonde e che la circondano su tre lati.  La vista dalle colline al di la del fiume mostra una citta’ turrita, dal colore ocra tendente al marrone e dominata dalle guglie della cattedrale.  

Domenica 31 ottobre,  Cordoba – 343 km - progressivo 3476

 L’Andalusia e’ la regione piu’ a sud della spagna. La regione ha ancora oggi molti edifici arabi che, pur avendo cambiato utilizzo (tipica la conversione delle moschee in chiese cattoliche)  hanno in parte mantenuto la ricchezza e lo splendore originario. La strada che da Toledo porta a Cordoba (la N401 e poi la A420) si snoda tra le montagne di Toledo prima e  la Sierra Madrona poi, passando per Ciudad Real nel cui territorio si trovano miniere di carbone. Un paesaggio variato, con foreste, passi montani e una fila interminabile di colline, tutte coltivate  (ulivi, viti e grano) e, come sempre pochi e piccoli paesi, assolutamente privi di traffico (sembrano quasi disabitati). Un bel viaggio dunque, rannuvolato da qualche  sporadica pioggerella e dalla inospitalita’ di Cordoba, che non solo e’ apparsa priva di campeggi (quello previsto dal piano di viaggio era chiuso, apparentemente in maniera definitiva, e i parcheggi indicati dalle guide erano pieni di auto), ma anche di zone adatte ad una sosta notturna. Dopo aver cercato un luogo adatto mi sono deciso a parcheggiare a lato di una strada poco trafficata nella zona dell’avenida el brillante all’altezza del numero 50 (dove era situato il campeggio).   

Lunedi’ 1 novembre, Siviglia – 147 km - progressivo 3623 km

Dedico la mattinata alla visita di Cordoba. Poiche’ sono piuttosto distante dal centro uso la bici che si rivela un mezzo assolutamente adeguato  alla situazione. L’edifico piu’ importante e’ la Mezquita, l’antica moschea al cui centro e’ stata costruita una cattedrale e sulle cui mura e’ stato costruita una possente torre campanaria, al posto dell’antico minareto. La Mezquita e’ un complesso di edifici circondati da mura, una cittadella il cui ingresso e’ dominato dalla torre di alminar  (il torrione di cui sopra) una volta varcata la soglia ci si trova in un giardino pieno di palme ed alberi di agrumi (un vero spettacolo) un lato del quale e’ occupato dall’edificio della moschea, edifico che non sono riuscito a vistare poiche’ un assurdo regolamento prevede che l’accesso al pubblico sia possibile solo tra le 8:30 e le 10 del mattino (ed io sono giunto alle 10:20; come dicevo Cordoba e’ una citta’ inospitale). Pazienza. Mi accontento quindi di attraversare il ponte romano e di fare qualche  foto alla citta’ al di la del Guadalquivir, un fiume che oggi scorre limaccioso ed impetuoso. Nel pomeriggio mi dirigo verso Siviglia, lentamente e sempre circondato dal paesaggio collinare e semidesertico che ormai sono abituato a vedere. Una volta giunto a Siviglia trovo il camping chiuso ( altro infortunio) ma per fortuna una gentile signora mi indica un altro camping,  (camping villsom, in localita’ dos hermannos, all’inizio della carrettiera isla menor), pulito, ordinato  e ben collegato alla citta’ 

Martedi’ 2 novembre - Siviglia

Siviglia e’ una citta’ che si crede una capitale. Grandi viali alberati e grandi palazzi decorati oltre misura: torrette, finestre in stile moresco, decorazioni barocche e azulejos (immagini dipinte su piastrelle). Oggi comunque visito la parte storica, Il cosiddetto “el arenal”, la zona del vecchio porto

  

Siviglia: la plaza de toros de la maestranza

sul Guadalquivir (porto ora utilizzato solo per le crociere turistiche). Innanzi tutto la Torre de Oro, antica torre saracena, ora sede di un museo navale, dall’alto della quale si puo’ ammirare il profilo della citta’. Poi la “plaza de toros de la maestranza”, un’arena il cui esterno, ovviamente decorato, e’ dipinto di bianco, rosso ed oro. La visita comprende anche  un piccolo museo sulla storia della tauromachia, interessante per  i vestiti indossati nel tempo dai partecipanti alle corride. E poi la facciata barocca dell’hospital de la caritad e poi, anzi soprattutto, le stradine arabe del quartiere, pieni di negozi, bar e ristoranti, azulejos quasi ovunque e scorci improvvisi su balconi fioriti. Siamo a novembre ma il sole e’ ancora piacevole ed i frutti delle piante di agrumi cominciano a virare sul rosso.  

Mercoledi’ 3 novembre, Siviglia

Oggi e’ il turno dei monumenti importanti. Dapprima la cattedrale e la sua torre, la Giralda. L’esterno e’ gotico e l’interno e’ come al solito una miniera di opere d’arte. Oltre ai quadri notevole la pala d’altare tutta oro, stucchi e ceramiche decorate (per qualche aspetto simile a quella gia’ vista a

  

Siviglia: la cattedrale e, a lato i caratteristici azulejos

 Madrid). Insolita per noi la divisione degli spazi all’interno della chiesa. Noi siamo abituati a vedere una grande navata centrale sul fondo della quale c’e’ l’altare e dietro il coro. Qui’ (a Siviglia, ma anche a Madrid e in tutte le cattedrali che ho visto fino ad ora)  il coro e’ piazzato a meta’ della navata centrale,’ all’interno di una costruzione quadrata che di fatto blocca la vista dell’altare  ai fedeli che entrano dalla porta principale. Poi tra il coro e l’altare c’e uno spazio non grande (giusto lo spazio per poco piu’ di una decina di panche) e, prima dell’altare si trova, spesso, una imponente cancellata in ferro battuto che si apre solo nei momenti di culto. Non capisco se si tratta di una cancellata messa a protezione dell’altare (che come ho detto in spagna sono particolarmente sfarzosi) o se si tratta di una divisione voluta, come nelle chiese orotodosse dove l’altare e’ addirittura celato alla vista dei fedeli dall’iconostasi, le cui porte si aprono solo durante la messa. Ad ogni modo voluta o non voluta la visione dell’altare e’ comunque celata, a chi entra in chiesa, dalle mura del coro. Le mura del coro offrono pero’ l’opportunita’ di ampliare lo spazio disponibile per le decorazioni e quindi da vedere e ammirare non ci sono solo  l’altare, i soffitti, gli affreschi e le cappelle laterali, ma anche il coro, sia nella parte interna (sempre rivestita di marmi e legni preziosi, intarsiati e scolpiti) che nella parte esterna, con finestrelle adornate, gruppi marmorei, lapidi di qualche santo o di qualche nobile locale. Terminata la visita alla cattedrale mi avvio verso l’alcazar e insieme ad altri  italiani ingaggio una guida che parla Italiano. L’alcazar (palazzo fortificato) pur costruito durante il periodo cristiano (un centinaio di anni dopo la cacciata dei mori), non solo conserva il nome arabo, ma due dei tre edifici che lo compongono sono in stile mudejar ovvero in stile arabo con decorazioni sia all’interno che all’esterno dell’edificio. Il palazzo piu’ importante, (ora residenza reale) ricorda, nelle decorazioni delle pareti (ceramiche e stucchi) nella composizione dei

  

Siviglia: l’alcazar

soffitti (legno di cedro o mogano) e nella forma delle finestre i palazzi arabi gia’ visti in Tunisia ed in Marocco. Solo che questo sembra molto piu’ ricco. Le decorazioni sono ovunque e incredibilmente raffinate (non oso pensare ai costi di mantenimento di un simile gioiello) e tutto, persino il giardino sembra fatto per magnificare la ricchezza e la potenza  di chi lo ha costruito (nel nostro caso Pedro I) e utilizzato (Isabella I, quella che finanzio’ la spedizione di Colombo  e Carlo V, l’imperatore sul cui regno non tramontava mai il sole). Dopo l’alcazar visito il palazzo dell’archivio de indias, un palazzo progettato da Juan de Herrera, che fu inizialmente utilizzato come  borsa di contrattazione delle merci che dalle indie arrivavano a Siviglia (unico porto spagnolo abilitato a trattare le merci  provenienti dal nuovo continente) e poi, quando il monopolio delle merci passo’ a Cadice, fu trasformato in archivio nel quale furono raccolti tutti i documenti che riguardavano l’america centro meridionale. Una vera memoria storica che copre circa quattrocento anni di storia dei due continenti. Qui’, insieme a decine di migliaia di altri documenti, sono conservati alcuni documenti storici come la relazione di Colombo sulla scoperta delle indie, o il trattato stipulato tra Spagna e Portogallo nel quale veniva sancita la divisone del sud america tra zone di influenza portoghese e zone di influenza spagnola. L’archivio, ad ingresso gratuito offre poi l’opportunita’ di vedere pagine di documenti storici e cartine geografiche (sembra che ne siano conservate piu’ di 8000), periodicamente esposte in apposite bacheche. Finito il giro all’archivio corro all’ufficio del turismo per cercare di prenotare la vista all’alhambra di Grenada (contrariamente a quanto ho letto su internet, sembra che l’ingresso sia a numero chiuso e solo su prenotazione). L’ufficio del turismo mi rimanda ad una banca, la caixa, i cui sportelli sono a circa duecento metri di distanza e la banca mi rimanda ad un ATM, che neanche a dirlo,  non propone alcuna possibilita’ di prenotazione per l’alhambra. Pazienza. Domani andro’ comunque a Grenada e vedro’ di risolvere il problema in loco.

Giovedi’  4 novembre Grenada – 250 km - progressivo 3873 km 

Anche oggi e’ una giornata di sole, il caldo non e’ soffocante, il clima e’ secco e si sta proprio bene.  Dedico la mattinata al trasferimento a Grenada ed arrivo al campeggio (camping Maria Eugenia, autovia A92g; provenendo da Siviglia,  poco prima di imboccare l’avenida de andalucia, strada

 

Grenada: il portale della madrasa e uno scorcio dalla collina dell’alhambra

 Granada, Malaga, Santa Fe) poco dopo che il navigatore ha smesso di parlare. Deve essersi guastato l’impianto di amplificazione e questo e’ un problema (credo che non sarei piu’ in grado di viaggiare senza l’ausilio di questa stella tecnologica) ma per fortuna  tramite le cuffie la voce arriva ancora per cui tutto si complica un po’,  ma posso tranquillamente continuare il viaggio. Nel pomeriggio visito la zona centrale e quindi la cattedrale, la capilla real, con quadri del Botticelli, del Perugino e di Van Der Weyden in sacrestia; il mercato di oggettistica per turisti nei pressi della cattedrale (una specie di suk, con la parte alta delle vie decorata in stile mudejar)  e sempre nelle vicinaze della cattedrale il monumentale ingresso della madrasa (la vecchia universita’ araba).    

Venerdi’ 5 novembre, Grenada 

Oggi e’ il giorno dell’alhambra. Ieri sera, tramite la reception del campeggio sono riuscito a prenotare l’ingresso per oggi. L’unico vincolo e’ l’ingresso al palazzo Nazaries (il palazzo del sultano) fissato per le 12,30. Parto presto e, nonostante qualche problema con i bus (oggi le fermate sulla via principale della citta’ sono state soppresse a causa di una manifestazione), riesco comunque ad essere davanti alla biglietteria per 8:30. L’ingresso costa 10 euro (e pensare che  via internet sembrava fosse obbligatorio acquistare un biglietto al modico prezzo di 40 euro!).  Ho tutto il tempo che serve per cui me la prendo con calma. Visito dapprima il generalife, una sorta di residenza di campagna (non piu’ di venti minuti  a piedi dalla residenza di citta!) dei re nasiridi. Giardini ben curati, fiori ovunque e la costruzione principale ornata da stucchi, colonne e piastrelle. Questa residenza (non solo il generalife, ma anche il palazzo reale) e’ stata costruita con materiali poveri quali gesso, piastrelle e legno, utilizzati in maniera mirabile. In effetti il palazzo reale ha pochissimi marmi (a quanto mi risulta sono di marmo solo i leoni del patio de los leones (raffinatissimi, oggi splendenti piu’ che mai dopo un’accurata opera di restauro). Subito dopo la residenza di campagna visito il palazzo di Carlo V, un curioso palazzo  quadrato all’esterno e con un enorme cortile circolare all’interno. Fu costruito, dopo la cacciata dei mori, proprio adiacente al palazzo reale. Forse l’idea di Carlo V era quella di accostare un grande palazzo europeo alle raffinatezze moresche al fine mostrare tutta la potenza della cristianita’  In realta’ il palazzo non solo

  

Grenada - alhambra: il palazzo nazaries ed il generalife

e’ assolutamente stonato, ma al confronto del palazzo reale della dinastia nasiride sembra una costruzione goffa, priva di stile e di personalita’.  All’interno del palazzo di Carlo V visito un paio di  mostre di quadri una delle quali, dedicata a Matisse ed al suo periodo iberico, assolutamente godibile. Alle 12:30 sono davanti all’ingresso della residenza reale e subito dopo l’ingresso mi trovo immerso in un universo arabo. Ovunque stucchi lavorati, soffitti in legno oppure in gesso decorato come fossero dei mirab, finestre e porte ad archi con la caratteristica forma orientaleggiante e soprattutto, giardini fontane e giochi di acqua ovunque, anche all’interno delle stanze. Gli architetti che hanno costruito il generalife ed il palazzo reale devono aver valutato attentamente le altezze e le pendenze  poiche’  sono riusciti, senza l’ausilio di pompe, non solo a fare arrivare l’acqua quasi ovunque, ma a farla arrivare con una pressione sufficiente ad alimentare le numerose fontane ed i loro zampillanti beccucci. In effetti quasi ovunque si sente il rumore dell’acqua che scorre e, riflettendo un attimo su quale poteva essere l’idea del paradiso che poteva avere un arabo, direi che i principi nasiridi avevano cercato di creare un piccolo paradiso. Terminata la visita del palazzo reale salgo fino all’alcazar (la fortezza) le cui torri dominano la citta’.   

Sabato 6 novembre, Totana – 306 km - progressivo 4179

 Oggi si va nel deserto, nell’unico deserto europeo che si trova a Tabernas, un minuscola cittadina ad una cinquantina di km a nordest di Almeria.  La cittadina sorge in una zona poco abitata e quasi priva di strade. Sembra che qui’ non piova quasi mai (oggi in effetti c’era un bel sole ed il caldo si faceva sentire) ed il territorio e’ composto da aride colline coperte di una peluria giallastra e da qualche basso cespuglio. Nel complesso un panorama interessante, reso ancora piu’ interessante

   

Tabernas: immagini del deserto e del set per gli spaghetti western

dai set per la produzione degli spaghetti western. Sono venuto da queste parti non solo per vedere il panorama, ma soprattutto per vedere i famosi set cinematografici. Dovrebbe essercene uno chiamato “western Leone” Ove furono girati i film di Sergio Leone, ma non riesco  a trovarlo. In compenso ce ne sono altri e mi infilo in quello che sembra essere il piu’ promettente. Si tratta di un parco tematico che, oltre a riproporre una cittadina del west (mi sembrava di essere tornato a Calico, citta’ fantasma  che sorge nel deserto del Nevada e visitata con i ragazzi, nel 1992), propone anche uno zoo tutto sommato abbastanza interessante. Non solo, ma ad intervalli di circa un’ora offre tre spettacolini (un saggio di abita’ di alcuni pappagalli, un can can nel saloon della cittadina ed un miniwestern interpretato, direi tutto sommato bene, da alcuni ragazzotti locali). La parte per me’ piu’ interessante e’ stata, ovviamente il miniwestern, che sono riuscito a riprendere quasi per intero.  Terminata la visita riprendo il camper e filo verso Totana, tappa intermedia per raggiungere Valencia.  

Domenica 7 novembre, Valencia – 284 km - progressivo  4463 km

 Giornata di sole e di trasferimento. Il clima e’ splendido (di giorno siamo tra i 25 ed i 28 gradi e di notte la temperatura scende a 12 – 14 gradi) e me la prendo con calma. A meta’ pomeriggio raggiungo il camping  Coll Vert in prossimita’ di Valencia, sulla strada che da Pinedo porta a El Saler.  

Lunedi’ 8 novembre, Valencia

 Valencia e’ la terza citta’ piu’ grande della spagna. Ha avuto una storia travagliata, prima i cristiani, poi i mori poi ancora i cristiani, di nuovo i mori ed infine la riconquista cristiana. I suoi monumenti risentono, un po’ come in tutto il sud della Spagna, di questi avvenimenti. E’ una citta’ vivace, il cui centro e’ ben tenuto e piacevole da esplorare. Inizio la vista dalla torre de Serranos, una porta delle

  

Valencia

 vecchie mura, risalente al XV secolo, camminando verso il centro visito dapprima la basilica de la Virgen de Desamparados, la patrona della citta’. Una bella basilica  con l’interno circolare, il soffitto coperto da un enorme affresco e un altare sul quale e’ posta una statua della madonna, riccamente vestita e circondata da fiori. Visito poi la cattedrale, un edifico di grandi dimensioni costruito nel 1200 L’abside e’ una magnificenza barocca. Nella sacrestia sono conservate due tele del Goya (per la verita’ illuminate malissimo) e, in una cappella laterale interna (non direttamente accessibile dalla navata centrale), un coppa in agata ritenuta il santo graal. Passo poi dal mercato centrale, una costruzione liberty, in ferro, vetro e ceramica, che non stona accanto alla Lonja, costruita nel 1400 e caratterizzata da alcuni arditi gargoyle. Prima di rientrare mi fermo ad un affollato banchetto che vende prodotti gastronomici per acquistare una porzione di paella che si rivelera’ poi piuttosto scadente.  

Martedi’ 9 novembre, Barcellona – 444 km - progressivo 4887

Giornata di trasferimento. Approfitto della mattinata (sole come sempre) per spendere un po’ di tempo in un supermercato e rifornire il frigo del camper. Per il resto  un viaggio tranquillo, sulla carretera n340, in mezzo ad aranceti ed uliveti. Giunto a Barcellona trovo l’area che avevo previsto per il parcheggio trasformata in un cantiere per cui, dopo qualche giro a vuoto alla ricerca di un parcheggio sicuro in citta’  lascio perdere e mi trasferisco al camping El Masnou, in localita’ El Masnou (una decina di km ad est di Barcellona), sulla carretera N-II e vicinissimo ad una stazione dei treni. 

Mercoledi’ 10 novembre, Barcellona

 Barcellona e’ una citta’ di oltre tre milioni di abitanti, ma cio’ nonostante sembra una citta’ vivibile. Il treno che parte dalla stazione vicino al campeggio impiega poco piu’ di una decina di minuti per portarmi in piazza catalunya, la piazza centrale della citta’. Da qui’ percorro tutta la rambla fino al monumento a Cristoforo Colombo, in riva al mare e la trovo stranamente tranquilla. Forse e’ un po’ presto ma non c’e’ traccia della movida che sembra si concentri intorno a questa via. Visito il quartiere vecchio (il barrio gotic) con la cattedrale, il palazzo reale ed edifici piuttosto antichi. Alcuni di questi (il duomo ed il palazzo reale, soprattutto), sono adornati con dei gargoyle che fuoriescono dai muri e incombono dall’alto. Interessante un piccolo ponte finemente lavorato che unisce  il palazzo del re ad un altro palazzo. Scopriro’ poi che si tratta di un ponte recente, costruito nel 1929 e liberamente ispirato al ponte dei sospiri di Venezia. Concludo la vista con una full immersion nel mercat di sant josep, un mercato alimentare, vivace e colorato i cui banchi sono delle vere e proprie boutique dell’alimentare. Mi lascio tentare da un banco di prosciutti e salumi ove acquisto un pezzo di prosciutto serranno pagandolo uno sproposito (ma ho visto anche altri prosciutti il cui prezzo superava i 140 euro al chilo!). Passo il pomeriggio in camper e alla sera esco di nuovo, per una cena  ed una passeggiata lungo la rambla che trovo, finalmente, affollata e vivace.      

Giovedi’ 11 novembre, Barcellona

Oggi visito la citta’ nuova, o moderna che si affaccia sul paseig de gracia, un’altra via che parte da piazza catalunya. Molti gli edifici costruiti ad inizio novecento, con balconate in ferro battuto e torrette colorate. Tra tutti pero’ emergono due edifici progettati e costruiti da di Gaudi: la casa Battlo’ e la casa Mila’, detta anche la pedrera. La prima e’ ancora oggi un edifico privato (ma comunque accessibile) e la seconda e’ la sede di una banca. I due edifici sono molto diversi nella forma, nel colore e negli ambienti ma conservano tuttavia una certa affinita’ nei tetti e nell’assenza di linee piane (le uniche linee piane presenti nei due edifici sono i piani dei tavoli e qualche pavimento, tutto il resto (pareti, soffitti, e finestre  e’ piu’ o meno dolcemente ondulato. Le sommita’ degli edifici (i sottotetti) sono poi assolutamente particolari. All’interno sembrano scheletri di un qualche strano

  

Barcellona: arredo urbano in paseig de gracia e la facciata di casa Battlo’

 animale, con la dorsale che sta alla sommita’ del soffitto e con arcate piu’ o meno acute che ricordano le costole. I camini poi sono assolutamente particolari, con forme quasi antropomorfe (in realta’ ricordano magari le dita di una mano, oppure delle teste con strani elmi e visiere oppure ancora funghi dall’aspetto bizzarro. Un vero spettacolo, che affascina poiche’, le forme, anche quando sembrano simili, non sono mai uguali e nel complesso ricordano qualcosa di vivente. Tra i due edifici quello a mio avviso piu’ bello e’ il primo, la casa Battlo’ al cui interno, grazie alla colorazione dei vetri ed alla piastrellatura del cortile filtra una luce azzura e costante a qualunque piano ci si trovi (le finestre sono via via piu’ piccole mano a mano che si sale). La visita alla pedrera (casa Milo’) invece offre, oltre alle insolite forme delle stanze, delle finestre e delle porte, anche  un appartamento arredato (credo che alcuni mobili siano stati addirittura disegnati da Gaudi’) per una famiglia borghese di inizio secolo. Non solo mobili, ma anche attrezzi da lavoro, giochi dei bimbi, suppellettili, abiti e tappezzerie. Dopo pranzo mi metto in coda per  visitare la sagrada familia, vero gioiello architettonico della citta’.  Arrivo due giorni dopo la consacrazione del papa (ora e’ anche una basilica mentre, sino a due giorni fa era solo un richiamo architettonico). In quell’occasione il

   

Barcellona: i pinnacoli sui tetti della pedrera e di casa Battlo

papa se non sbaglio defini’ l’edificio un inno a Dio e l’affermazione mi e’ parsa assolutamente condivisibile. Se all’esterno il monumento colpisce per le sue dimensioni (soprattutto verticali),  per la forma e per il colore del sue torri e per la ricchezza dei portali, l’interno lascia senza parole. Non solo lo sviluppo verticale appare assolutamente sproporzionato rispetto allo sviluppo orizzontale (le cui dimensioni sembrano ancora piu’ ridotte dalla presenza di ben cinque navate) ma quel che maggiormente colpisce e’ la struttura delle colonne che sostengono il tetto e le torri. Le colonne si

  

 Barcellona: due facciate opposte della Sagrada Familia

biforcano (come i rami di un albero) per cui offrono prospettive fino ad ora mai viste in una chiesa. Se a questa novita’ aggiungiamo l’utilizzo piu’ che raffinato dei colori delle vetrate, la luce che filtra da una incredibile quantita’ di aperture, la struttura del soffitto (che anche qui’ ricorda la schiena di uno strano animale) e l’andamento delle pareti (mai lineari) si resta stupiti ed affascinati.  La visita alla Sagrada Familia richiede parecchio tempo, non perche’ gli ambienti siano tanti, ma perche’ si resta a bocca aperta ad ammirare ogni singolo dettaglio, per cui quando esco inizia ad imbrunire. Raggiungo  quindi  piazza catalunya (una bella camminata) e torno al campeggio. Il tour e’ finito e domani si torna a casa.    

l'immagine olografica di Gaudì

Venerdi 12 novembre, Cusano - 979 km - progressivo 5868 km

Giornata di trasferimento. La temperatura e’ mite e le strade non sono troppo trafficate. L’idea e’ quella di fare tappa a Ventimiglia e riprendere il percorso sabato mattina. Ma arrivo a Ventimiglia poco prima delle 18 per cui decido di proseguire e sono a casa prima delle 21:30.  

Conclusioni e considerazioni 

Si e’ trattato di un viaggio piuttosto lungo ma non troppo faticoso, ho visto parecchie cose, molte delle quali  gia’ viste in tv o comunque note. La scoperta sono state le quattro lingue parlate nel paese (basco, gallego, castigliano e catalano)  e, soprattutto, la dolcezza e la bellezza della costa e delle citta’ della Spagna mediterranea. Meno interessante, non solo sotto il profilo del paesaggio, la costa atlantica, pulita, ordinata, ma tutto sommato fredda. Perfino Santiago, la cui imponente cattedrale e’ meta di continui pellegrinaggi e le cui strade sono colme di pellegrini e’ apparsa poco piu’ invitante di una cittadina svizzera. Sotto l’aspetto economico il viaggio di 29 giorni e’ costato poco piu’ di 2000 euro, di cui almeno il 50 % per spese di carburante e autostrade (le autostrade francesi sono state un vero salasso) e un altro 30% per spese di carattere turistico (campeggi ed ingressi a musei e monumenti). 

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