23 maggio  -   30 giugno 2007

PADOVA – HELLAS – TURKYIE

 
23.05.07
Padova ore 7.50 partiti!
Mercoledì -  Tetàrti
 
   
A Ferrara ci aspettano Guido e Giovanna e…………….. si comincia.
La Grecia prima e la Turchia poi ci attendono.
 

Alle 12 arriviamo al punto d’incontro ad Ancona che bello! Ci sono già tanti amici alcuni nuovi ma con altri abbiamo già fatto altri viaggi assieme e ritrovare tanti sorrisi ci fa sentire accolti. Ricevo il primo abbraccio da Pino ed a seguire da Annamaria e … da Stefania che non sarà in viaggio con noi ma che non ha perso l’occasione per salutarci a modo suo e cioè con un grande tegame (ce n’è per tutti) di stoccafisso alla livornese, neanche a dirlo, ottimo.

Alle 16.40 siamo già imbarcati, viaggiamo in open deck e siamo in attesa che il marinaio ci dia l’allaccio alla corrente per i nostri camper.  Traverseremo da Ancona per Igoumenitsa con il traghetto Europa della Minoan Lines.  La nave è bella, moderna e pulita. Tutta la zona ristoro (bar, self service, WC) è confortevole.  
Briefing di Annamaria al  Salone  Bar. In questo momento il gruppo è al completo e ci conosciamo tutti. Ognuno è fornito di una targhetta con scritto, oltre l’indicazione dell’organizzazione ACI Camper Club Livorno, il nome di battesimo. Ecco un modo molto pratico per imparare velocemente il nome dei colleghi di avventura.  
Scende la sera ed il cielo si specchia sul mare con ombre dai colori affascinanti e sempre più scuri.  
Oh bene, dice Giancarlo, finalmente apre il self service si mangiaaaa.   Anche il self service riceve la nostra approvazione, rispetto ai traghetti di qualche anno fa c’è l’abisso.   Oh che bene con Maria, Giovanna e Roberta ci facciamo il primo burraco  io e Giovanna vinciamo…….  Però Roberta sta per imparare molto velocemente un gioco per lei nuovo.  

Si va a dormire.  

 
24.05.07
giovedì – pèmpti
   
Alle 10 sbarco ad Igoumenitsa.  
La Grecia ci accoglie con il cielo nuvoloso
Temperatura 24°  

Siamo diretti alle Meteore perciò fuori dal porto, direzione Joannina. Prendiamo l’autostrada (Egnatia Odos). Il tempo rimane fresco e nuvoloso, ogni tanto pioviggina.   Sosta pranzo in ampio parcheggio con vista sul lago di Joannina.  Mangiamo in camper con Guido e Gio.

 Siamo arrivati alle 12 e ripartiamo alle 15 un’ottima pausa prima di proseguire per Trikala.  Durante il percorso un radioamatore greco intercetta i nostri CB così io con molto piacere cerco, nella mia memoria, i vocaboli greci che da tanto tempo non uso e cerco di fare conversazione con Spiros . Ah quanto mi piace parlare questa lingua dovrei proprio studiarla.  

A METZOVO, un piccolo errore di percorso ci fa entrare nel centro di  questo paesino di montagna. Pioviggina e non c’è molta gente in piazza ma, uella che c’è, è incantata sembra avere una visione straordinaria. Infatti non vede un paio di campers ma conta ben 19 equipaggi in 

fila indiana ordinatamente allineati ed in ordine di numero. (nella numerazione manca il n. 17 per precisa volontà scaramantica ma credo che non se ne accorgano).
Dopo aver fatto inversione di marcia intorno alla piazza riprendiamo la “retta”  via che ci porterà alle Meteore.
Ed eccole le Meteore! Ci appaiono maestose proprio in fronte al nostro percorso, questa si è un’apparizione. Non le avevo mai viste prima dal vero, solo servizi fotografici di amici che le avevano visitate e che mi avevano raccontato le loro emozioni, ma mai potevo immaginare tanta superba mole. E’ un’estensione notevole di territorio e questa sera prenderemo posto al campeggio di KASTRAKI a KALAMBAKA dove arriviamo verso le 18.
Qui il terreno è parecchio bagnato ed individuare dove sostare non è semplice. Ci fermiamo appena oltre l’ingresso e poi, presi gli ombrelli, ognuno dal proprio garage (dato che il camper nostro e di Guido è dotato di garage), i ragazzi (di una volta) vanno a fare un sopralluogo. Dopo poco tornano e durante la manovra di partenza, per raggiungere la piazzola definitiva……….., Guido parte ma ha la porta del garage aperta! Nooooooo prende in pieno il tronco dell’albero che delimita lo spazio, il portellone del garage si stacca dai cernieroni che lo tengono legato alla carrozzeria. 

Desperation…………………….  

Per fortuna siamo un “grande” gruppo e nel breve termine di due ore, grazie in particolare agli amici Cesare, Enzo, Giancarlo e molti altri. Tutti come formiche operose, creano una catena laboriosa. Ognuno fa la sua parte con il pezzo in mano da riparare. Anche Giovanna partecipa: apre un tavolino, poggia alcuni bicchieri, versa un po’ di bibita fresca e salatini e olive e tocchetti di formaggio così si avvicina chi non aveva un compito attivo alla riparazione. Si crea una bella atmosfera. Conviviale. Quella che poco prima sembrava una tragedia diventa un momento di grande partecipazione. Il portellone è rimesso in condizioni da essere riutilizzato. Hanno fatto un lavoro da maestri e Guido è loro riconoscente…………….  

Dopo la cena e due chiacchiere con Cesare, una passeggiata alla luce di una luna crescente un po’ brunata dalle nuvole ci fa godere del profilo maestoso delle meteore che si staglia nel cielo. Cielo in greco si dice uranos  e mi sembra che questa parola esprima una grande forza.

 Doccia e nanna.

25.05.07

venerdì – paraschevì

Ore 9 pullman per Meteore  

All’ingresso del campeggio ci attende il pullman per giungere alle Meteore.   Durante il percorso siamo circondati da questi monoliti di roccia grigio scuro che presenta pareti lisce e totalmente verticali. Solo sulla cima un piccolo strato di terra dà nutrimento a boschetti di alberi così alti e lontani da non capire a quale tipo di pianta appartengano.  Altre meteore hanno le pareti con grandi aperture elittiche (sembrano finestroni) ed il pensiero

 mi corre a Gaudì, alla sua architettura che sembra ispirata da questo paesaggio e da queste formazioni. Infatti poco più avanti una serie di pinnacoli mi ricordano la Sagrada Famiglia di Barcellona.  Le pareti rocciose delle Meteore sono levigate, lisce completamente diverse da quelle di una montagna e così ripide da non permettere che la vegetazione di muschi e licheni.
Sulla cima di sei Meteore sono visitabili ancora oggi i monasteri. Un tempo i monasteri erano 21 ma 15 di questi sono disabitati o rovinati. Fra i sei rimasti visitiamo quello di grande Meteora dedicato alla Metamorfosi di Cristo.
La costruzione del complesso è imponente e l’opera umana fu sicuramente molto ardua e difficile: solo il trasporto dei materiali……………..  

Un ingegnoso sistema di carrucole fungeva da ascensore per persone, cose ed animali. Tutto ciò che doveva raggiungere il monastero veniva caricato in enormi reti di corda, che si richiudevano a sacco, e venivano sollevate con un sistema di contrappesi e forza di braccia fino alla sommità del monastero. Ora sono ancora visibili ma è stata costruita una lunga scalinata che permette d’arrivare a piedi.  

All’interno del Monastero:  
  • Basilica con pareti ricoperte di dipinti d’epoca bizantina.  
  • Biblioteca con libri finemente miniati. 
  • Museo con attrezzi d’uso comune per carpenteria e per agricoltura molti costruiti dai monaci stessi.
  • Refettorio con tavoli da circa 10 posti a sedere ognuno. Il piano del tavolo è formato da un’unica tavola di legno dello spessore di circa 20 cm. Possiamo immaginare che dimensione avevano i tronchi di quell’epoca.
  • Cucina con grande camino centrale, pentolame di varie dimensioni in rame ormai annerito da fumo e tempo ed attrezzi vari.  
Lungo tutto il percorso la visita è accompagnata da musica e canti gregoriani creando un’atmosfera mistica e di raccoglimento.
Ammiriamo la cura con la quale vengono ancora tenuti gli orti ed i giardini dai monaci attuali. Il panorama è indescrivibile. Da sopra si domina tutta la valle delle Meteore e la giornata è di sole con cielo limpido.  
Ore 12.30 rientro al campeggio e preparativi. Si riparte verso Thessaloniki e Kavàla.  
Viaggiamo a tratti in autostrada ed a tratti in strada normale accompagnati ora da cespugli gialli di ginestra ora da oleandri color rosa fucsia, in mezzo a fronde verdi e brillanti, ed i nostri occhi ricevono un effetto cromatico speciale. Anche l’aria è profumata.   Verso le 13.30 siamo a THESSALONIKI  e seguendo indicazione stadio troviamo un grande piazzale dove sostare per il pranzo. L’ombra di una tettoia fa al caso nostro e, con Cesare e Marcella, Guido e Giovanna, io e Giancarlo consumiamo un buon pranzetto che ha ancora molti sapori italiani.  

Alle 15 si riparte.

Costeggiamo due grandi laghi e circa due ore dopo, troviamo una bella spiaggia dove fermarci per passare la notte.  

cena sulla la spiaggia di Orfani 
Siamo a PORTO ORFANI (Beach of Ofrinio).
Questa sera Marcella e Cesare cucineranno per tutta la compagnia le pennette al pesto originale di Genova.
Così è stato ed abbiamo gustato un’ottima pasta al pesto con pasta cotta perfettamente. Ah che piacere un buon piatto di pasta. E che forza questo gruppo! Bisogna vedere con che abilità, in una spiaggia, sono riusciti a preparare questa cena. 

Questa è la prima di tante perché da questa sera inizia il rito dell’estrazione del numero. Ed ecco di cosa si tratta: la nostra collega Diva Razzauti ha prepararto un sacchettino con dentro tanti bigliettini numerati quanti sono i camper. Ogni sera alla fine della cena verrà estratto a sorte il numero dell’equipaggio che dovrà preparare la cena la sera successiva. Noi siamo in 19 e, praticamente, circa una sera ogni due sarà organizzata la cena collegiale. Ok vedremo quando toccherà a me. Un po’ di brivido lungo la schiena corre al momento dell’estrazione, è solo un momento perché poi siamo tutti ben felici quando tocca ad un altro……………. Si fa per dire ma, sotto sotto, c’è un po’ di timore verso questa cosa. Ci sono tanti amici che sono abituati a cucinare per massimo tre persone e questo fa capire il brividino di cui sopra.  

Finiamo la serata con una passeggiata sul lungomare. E’ pieno di giovani e dai bar esce musica moderna. Io ricordavo il sirtaki ma è passato tanto tempo ed ora anche qui i ragazzi ascoltano il rock. Alcuni si fermano a prendere un gelato (pagotò) e chi cammina volentieri va  avanti per scoprire il paesino.
Io sono completamente attratta da tutte le scritte che voglio a tutti i costi leggere e tradurre, sempre pescando nella mia memoria dalla quale riaffiorano tanti termini e parole che da molti anni non usavo più, mi fa compagnia Guido in questo mio esercizio e mi diverto molto. Giancarlo ascolta e forse non capisce perché mi diverto tanto.
 Il paesino è all’interno di un grande golfo naturale a circa 60 km da Kavàla alla parte opposta di Monte Athos. E’ così bello che ci staremo anche domani mattina.  

26.05.07

Sabato – Sabbato
Verso la frontiera turca  
Ci svegliamo con un bel sole così ci prepariamo, andiamo fare acquisti al supermarket. Prima però ci concediamo un cappuccino shakerato nel più bel bar del lungomare. Seduti in comode poltrone. Ci sentiamo già turisti.   Un bel bagno in mare, dove l’acqua all’inizio è gelida. Poi chiamando a raccolta tutto il mio coraggio mi tuffo; improvvisamente provo un benessere generale.  

Giancarlo che fai? Non vieni?   Che può fare a questo punto?  No no sbagliato… perché risponde subito:  -  Siamo matti? Io vi guardo…………  

Dopo un po’, in acqua si sta bene e non si prova più il desiderio di uscire. Con me ci sono Roberta, Cesare, Marcella e molti altri. Giancarlo scatta le foto di rito. Poi il dovere lo chiama e deve riparare un fanale.
Il pranzo è un’insalata tipo greco, il pranzo è leggero dato che alle 14.30 riprendiamo la marcia per raggiungere la frontiera con la Turchia ad Alexandrupoli.
Nei pressi di FERES rifornimento carburante. Troviamo una stazione di servizio molto pulita con piastrelle lucidissime e toilette profumata (anche quella maschile) E’ una Jetoil. Su indicazione della signora che gestisce il distributore proseguiamo poco oltre il paese dove c’è il park del campo di calcio. Per noi va benissimo così ci possiamo stare tutti. Uniamo i tavoli per cenare tutti vicini.
Alcuni bambini incuriositi ci vengono a salutare ed io, neanche dirlo, uso il mio greco elementare che mi permette di comunicare un po’ con loro.
Dopo cena con Guido e Giovanna, si va a piedi al paese. Le persone escono dalle case per salutarci molto gentilmente. Troviamo alcuni uomini seduti al bar. Ci avviciniamo. Uno di loro parla bene italiano perché ha frequentato l’Università a Firenze e Napoli.  Conversiamo, tramite lui anche con gli altri avventori che si sono subito uniti e vorrebbero offrirci qualcosa. Anche stanotte c’è una bella luna ed un bel firmamento. E’ buio ed in cielo le stelle brillano particolarmente.
A nanna a nanna bisogna riposare domani saremo in Turchia.  

27.05.07

Domenica – Kiriakì
Feres - Istanbul 
Villaggio olimpico  
Alla mattina presto, le sei, partiamo per la frontiera e passiamo il confine ad Alexandrupolis.
Le operazioni per il passaggio non sono complesse. Paghiamo 10 € per persona per l’ingresso e poi vari visti e timbri sui passaporti.  
Incontriamo la nostra guida turca: Belma. Ci aiuta subito con i funzionari in dogana. Belma è una moderna, giovane donna turca. Ben curata, indossa jeans, blazer in tinta e una bella collana con i colori che richiamano l’abbigliamento.  
Porta gli occhiali ed ha due occhi scuri molto espressivi. Tiene i capelli sciolti trattenuti da un pettine sulla parte alta della nuca. L’arco sopraccigliare è ben sagomato. L’impronta del viso è decisamente di una donna turca. Sorride spesso e si dimostra molto disponibile. Ma come vedete vi ho inserito una sua foto così anche voi la potete conoscere.
Le operazioni e di uscita dalla Grecia e di entrata in Turchia, richiedono circa due ore o poco più. Possiamo dire un soffio se confrontate con altre esperienze ……………  
Ci rimettiamo in marcia. Per ora salutiamo la Grecia, ma torneremo.
Ora dobbiamo farci accogliere dalla Turchia. Cerco il vocabolario di turco e mi predispongo verso questa terra che ho già visitato circa 20 anni fa.  

Belma è salita sul camper di Pino ed Annamaria ed ha lasciato il suo bagaglio sul camper di Natale che viaggia solo (sob-sob…………. – Anna!, dove sei? – voglio Aaaanna ma così cantava Lucio Battisti non so cosa canta Natale. Forse canta:” Liiiiibero, sono liiibero..)  

             Belma, la nostra guida
Entriamo in Turchia! Per Istanbul (Stanbul come dice Belma) ci sono 200 km e, dopo sosta pranzo ripartiamo.
Verso le 18 arriviamo ad Istanbul! Che emozione siamo proprio in una bella città. Migliore di come la ricordavo. Il traffico è notevole ma correttamente allineato su tangenziali a 3 corsie con aiuole fiorite lungo tutto il percorso, perciò per svariati chilometri.  
Arriviamo al parcheggio del centro sportivo presso il quale sosteremo 3 notti e 4 giorni dove incontriamo 4 camper di amici italiani che hanno già visitato buona parte della Turchia e stanno concludendo il loro viaggio. Rimangono con noi per visitare la città di Istanbul seguendo il nostro programma. Lo spazio che ci è stato messo a disposizione è ampio come serve a noi, siamo 19 + 4 equipaggi, ed avremo la possibilità di collegarci con la rete elettrica ed usare docce e servizi del centro stesso.
Dopo aver eseguito le varie operazioni di allacciamento ci rimane il tempo per una frugalissima cena. Alle 20 arriva il pullman che ci porta a vedere Istanbul by night illuminata.  

Al punto stabilito il pullman ci lascia ed, accompagnati da Belma, andiamo verso la folla che riempie strade e piazze. Ed ecco il doner kebab! Lo spiedo che cuoce ora pollo ora vitello. Naturalmente assaggio collettivo per la gioia del titolare del chiosco. Attenzione però a scegliere lo spiedo più rosolato perché sarà più saporito.
La serata prosegue raggiungendo il ponte sul Bosforo. Lungo tutto il percorso incontriamo sempre tanta gioventù che passeggia e gode di questa calda tarda primavera. Vediamo i minareti illuminati della moschea di Solimano il Magnifico. Tutto intorno ad essi volano gabbiani insonni a causa della luce che danno un grande effetto alla scena.
Le cupole di Santa Sofia ricevono fasci di luce dal basso e sembrano ancora più maestose nel loro complesso.
Il ponte è molto illuminato ma questo non basta. I fari cambiano continuamente colore,  a volte  lampeggiano. Le luci: ora hanno tutte le sfumature del rosa fino al violetto; ora del celeste fino al blu. E’ uno spettacolo nuovo e suggestivo.  

   

28.05.07     -  29.05.07  -  30.05.07 

lunedì – pazartesi
martedì – sali
mercoledì – ciarsciamba
 
Istanbul  

Mattina alle 8 ci attende il pullman per visitare :

Lunedì

  • Ippodromo
  • Moschea blu
  • Palazzo Topkapi

Martedì

  • Palazzo Dolmabahce
  • Cisterna (Yerebatan: la cisterna – basilica o Palazzo inghiottito)
  • Moschea S. Sofia
  • Gran Bazar

Mercoledì

  • Mercato egiziano
  • Ponte di Galata
  • Torre di Galata
  • Mini crociera sul Bosforo  
Le mie impressioni sono soprattutto di confronto dato che avevo visitato questi luoghi 20 anni fa. Ora vedo molti cambiamenti ma non in negativo. Le strade non sono più caotiche e le auto seguono il corretto senso di marcia. Marciapiedi puliti e netturbini continuamente al lavoro per raccogliere tutto ciò che in una città, così densamente abitata, si accumula continuamente per terra.
Ad esempio le macchie delle gomme da masticare per terra non ci sono. Le aiuole sono curatissime e presenti non solo nel centro cittadino ma anche lungo le tangenziali come spartitraffico. Vediamo frequentemente squadre di giardinieri e giardiniere impegnati a pulire, piantare piante nuove o annaffiare giardini ed aiuole. Se poi consideriamo che qui la popolazione, a ricordo delle sue tradizioni nomadi, continua ad usare il territorio pubblico per riunirsi a volte con la famiglia, a volte con gli amici, devo dire che tutto intorno c’è un ambiente mantenuto pulito. 
Non vediamo volare cartacce o sacchetti di nylon. Non ci sono per terra lattine vuote di bibite o bottigliette d’acqua abbandonate. Frequentemente i giardini sono forniti  di varie file di barbecue in muratura tutti allineati ed a disposizione della popolazione che ama cucinare e mangiare all’aperto più di qualsiasi altra attività di tempo libero. Infatti incontriamo picnicisti (così li chiama Belma) a tutte le ore del giorno e, attenzione anche dopo le 9 di sera quando è già buio. Ciononostante quando la mattina seguente, con il nostro bus, passiamo non vediamo nemmeno un segno delle loro cene all’aperto.  
C’è chi cucina la carne, oppure le pannocchie di mais o qualsiasi altra cosa.  

Arriviamo alla piazza dell’Ippodromo che è il cuore della vecchia Istanbul. Davanti a Santa Sofia, la piazza ha un prolungamento ornato da 3 obelischi, è l’antico ippodromo romano voluto da Settimio Severo questo imperatore romano libico di origini che fondò la bellissima Leptis Magna. 

L’ippodromo fu ingrandito poi da Costantino. Misurava 390 m di lunghezza e 147 di larghezza. Poteva accogliere fino a 60.000 spettatori.  
Ammiriamo l’obelisco di Teodosio, un monolito di porfido alto 26 m decorato con geroglifici e proveniente dal tempio di karnak in Egitto. Fu innalzato nell’ippodromo nel 390. Alla base sono scolpite rappresentazioni dell’imperatore Teodosio mentre assiste ai giochi con la famiglia oppure premia i vincitori.
La colonna serpentina fu portata ad Istanbul da Costantino che la prese dal santuario di Apollo a Delfi. Commemorava la vittoria di Platea ed era formata da 3 serpenti allacciati. Le loro teste sostenevano un treppiede d’oro. Purtroppo la colonna fu rovesciata e le teste ……………. Perdute. Originariamente era alta circa 8 m, oggi quasi 4.5 m.
La colonna di Costantino alta una trentina di metri, è formata da diversi blocchi. Era ricoperta da lastre di bronzo dorato. Durante la IV crociata i latini la spogliarono ed ora è rimasta una colonna di pietra e da qui il nome di obelisco murato che è senz’altro meno affascinante di come doveva presentarsi alla sua epoca.   
La piazza dell’ippodromo era il vero centro cittadino. Infatti qui la popolazione non si riuniva soltanto per assistere ai giochi,  ma si celebravano anche le grandi feste e quando il popolo voleva protestare per qualche tassa iniqua era qui che si riuniva per dar voce al proprio malcontento.  
MOSCHEA BLU
Moschea blu (Sultanahmet Camii che si legge Sultanahmet Giamii)
Fu eretta tra il 1609 ed il 1616 dall’architetto Mehmet Agia, discepolo di Sinan il più grande architetto dell’antico impero ottomano, e voluta dal sultano Ahmet I. Per distinguerla da tutte le altre moschee fu costruita con colori molto chiari ma soprattutto la dotò di 6 minareti, privilegio fino ad allora concesso soltanto alla moschea della Kaaba alla Mecca. Figuriamoci! Gli Imam considerarono Ahmet I colpevole di presunzione e questi per farsi perdonare donò un settimo minareto alla moschea della Kaaba.
All’interno della Moschea blu 260 finestre illuminano le maioliche di colore verde per ricordare i colori dell’Islam,  blu  per avvicinarsi al cielo.
La cupola centrale è alta 43 m e larga 22m. Posa su 4 giganteschi pilastri della circonferenza di, chi l’avrebbe mai detto?, 16 m! Bellissimo vedere dall’esterno anche le cupole che circondano il corpo centrale, inquadrate dai 6 minareti. Tutta l’architettura risulta molto elegante e leggera nonostante le sue dimensioni.  

  la moschea blu

       un cortile del topkapi
PALAZZO TOPKAPI
Costruito sulla penisola estrema di Stambul, dove 1500 anni prima s'innalzava l'acropoli romana.
Fu costruito da Mehmet il Conquistatore quale residenza dei sultani dal 1478 al 1853.
Dopo tale data la corte si trasferì nel palazzo Dolmabahce sulle rive del Bosforo.
Topkapi è attualmente un museo ed in passato fu una vera e propria città fortificata da mura. All'interno si trovano cortili, fontane, edifici pubblici e privati.
Le cucine preparavano pasti quotidianamente per 5000 persone, fino ad arrivare a 10000 nei giorni di festa. Si possono ancora ammirare porcellane cinesi fra le più belle al mondo. Le pentole hanno dimensioni notevoli e sono in rame. Si racconta che i piatti usati dal sultano avevano un fregio che cambiava colore se il cibo non era sano o avvelenato.  
La visita dell'Harem è molto suggestiva. Qui si trovano gli appartamenti del sultano, delle mogli con i figli e della madre del sultano. Nel XVI secolo quasi 1200 donne vivevano in questo palazzo e, ricordiamoci, solo una sarebbe diventata la madre del futuro sultano. I figli maschi vivevano con le madri fino agli otto anni, le figlie femmine fino ai 12, dopo questa età venivano consegnati agli istruttori per essere avviati agli studi.  
Le donne che entravano nell'harem trascorrevano lì tutta la loro vita. Volenti o nolenti! Per il loro benessere dipendeva molto il grado di simpatia che riuscivano ad ispirare alla madre del sultano.
Infatti era quest'ultima che decideva la sistemazione delle spose all'interno dell'Harem decidendo la posizione dell'appartamento e i favori del sultano. In pratica era la persona più potente del palazzo.
La “gabbia dorata” era sorvegliata giorno e notte da eunuchi. Uomini forti e robusti che avevano subito l'evirazione per non mettere in alcun modo in pericolo la fedeltà delle spose o delle concubine, nonché l'illibatezza delle vergini.
Interessante il bagno del sultano. Completamente chiuso dentro grate metalliche. Questo era l'unico luogo dove egli rimaneva nudo ed il pericolo di attentati alla sua vita era alto.......  

Le pareti di questo ambiente sono tutte in marmo od in alabastro. Le rubinetterie in metallo dorato cesellate a forma di testa di drago.   Tutto l'Harem è molto decorato alle pareti ed ai soffitti. Gli ambienti diventano più lussuosi e ricer-cati secondo l'inquilino che vi dimorava. Il più lussuoso è quello della madre del Sultano e vede il mare.

topkapi, la zona dell'harem

Nella I sala del tesoro si custodiscono gioielli unici al mondo, coppe, vasi, ciotole ornate di pietre, oro e perle. Nonché il trono d'ebano incrostato d'avorio e madreperla più l'armatura incastonata di pietre preziose appartenute a Murat IV.
La II sala presenta: una collezione di smeraldi, l'Hancer ossia il famoso pugnale chiamato stiletto, lungo 35 cm con fodero d'oro ricoperto di diamanti.
Altri troni fra cui uno interamente in oro, ed armi e gioielli si possono ammirare nelle sale successive.  

L'ultimo cortile,  vede il Bosforo ed è abbellito da giardini con cascatelle d'acqua e fontane. Qui ci sono i più bei chioschi dei sultani coperti internamente ed esternamente da maioliche blu di Iznik.

PALAZZO DOLMABACHE 

Costruito all’inizio del XVII secolo dal sultano Ahmet I sulla costa europea del Bosforo fu ingrandito ed abbellito dai vari monarchi che vi succedettero a causa però di  incendi ed al decadimento inevitabile dovuto al trascorrere del tempo, durante la I metà del XIX secolo fu abbattuto e ricostruito con la struttura attuale  dal sultano Abdulmecid.
Dal 1853 divenne residenza ufficiale della corte ottomana.  
Il 3 marzo 1924 dalla sala del trono furono emanate le deliberazioni della I assemblea eletta che determinava la fine del califfato nell’impero ottomano. Kemal Ataturk (padre della Turchia) lo trasformò in residenza presidenziale e qui morì all’età di 57 anni dopo aver introdotto la nuova costituzione e la democrazia non teocratica con la quale venne proclamata la libertà di culto. Proibita la poligamia, le donne poterono emanciparsi. Fu modificato l’alfabeto per favorire l’alfabeto latino avvicinando così il paese alla civiltà occidentale oltre molte altre innovazioni che andarono a modificare totalmente la realtà turca.  
Oggi è rimasto ad uso del governo per ospitare gli ospiti in visita ad Istanbul.  

Il dolmabache

L’ingresso al Palazzo è controllato da un piccolo plotone di soldati. Ragazzi alti di statura con un fisico veramente atletico, si può notare il gioco dei muscoli delle braccia e delle cosce da sotto la divisa. La divisa è blu con riporti bianchi sulle spalle, ai polsi, alla fine del pantalone a coprire gli stivaletti ed  anche l’elmetto è candido. Imbracciano un fucile e stanno impettiti sull’attenti. Mi sembrano orgogliosi di quel loro compito.  

Il Palazzo si presenta maestoso in mezzo ad un grande parco circondato da giardini eleganti, con grandi fontane che zampillano, e fiori in quantità e di molte specie provenienti da molte parti del mondo orientale come Libano e Cina. Tutto intorno un grande terrazzo permette di affacciarsi sul Bosforo ed oggi è una bellissima giornata limpida, l’acqua marina azzurra luccica con riflessi abbaglianti.  

All’ingresso si presenta la scala d’onore con tutte le colonnine ed i corrimano in cristallo. Anche i candelabri e tutti i piedistallo sono in cristallo e questo per poter riflettere la luce tutt’intorno. Questo stratagemma fu pensato a causa della vastità delle stanze che all’interno non possono avere finestre. Alcune hanno dei lucernari sul soffitto.  
Molte sono le stanze che si aprono:
il salone blu per le donne dell’Harem oltre ad avere rari lampadari e candelabri ha le pareti ed i soffitti ornati da dipinti. Il pavimento è ricoperto da un raro tappeto  hereke  di origine anatolika per una superficie di 110 mq.
La camera della sultana madre è una delle meglio esposte verso il mare ed ha la porta, in particolare,  riccamente ornata da sculture dorate;
La camera da letto di Ataturk ha ancora la pendola ferma sulle 9.05, l’ora della sua morte; subito a lato c’è lo studio.  
Quello che è ancora più spettacolare è il salone di ricevimento o sala del trono. Le sue proporzioni sono esagerate, più di 2000 mq (ho scritto giusto 2000 mq!) con al centro un candeliere del peso di circa 4,5 tonn con 750 ampolle. E’ sospeso al centro del soffitto del salone e fu donato al sultano Abdulmecid dalla regina Vittoria d’Inghilterra.  
Il nostro bus ci aspetta e finalmente ci sediamo dopo tante ore di visita sentiamo tutti il bisogno di riposare schiena e gambe.
Una corsa e ci trasferiamo verso la cisterna o per meglio dire:  
 
BASILICA CISTERNA

Arrivati a destinazione è ora di pranzo così a gruppetti ci dirigiamo verso uno dei tanti locali per mangiare qualcosa di tipico e digeribile. Con noi ci sono sempre gli amici dei precedenti viaggi più qualche nuova coppia e così riempiamo un locale che era vuoto. Siamo accolti, come sempre devo dire, con molta gentilezza e soprattutto con molta pazienza ci viene spiegato ogni cibo esposto.

Mi torna un ricordo della mia precedente esperienza in terra turca…. “Ci spostavamo in gommone lungo la costa turchese e all’ora di pranzo ancoravamo vicino a qualche trattoria sulla riva del mare. Ogni volta da dentro il locale usciva qualcuno che ci aiutava nell’ormeggio”. Già allora abbiamo potuto notare la gentilezza di questo popolo.  
Tempo di bere un caffè, guardare alcune vetrine e poi ritorno al punto prestabilito per raggiungere la cisterna Yerebatan. Fu costruita da Costantino ed ingrandita nell’epoca di Giustiniano e provvedeva all’approvvigionamento dell’acqua del palazzo imperiale. E’ lunga 140 m e larga 70. Gli ottomani la chiamavano il palazzo inghiottito. Le volte di mattoni sono sostenute da 336 colonne, sormontate da capitelli corinzi con sculture. E’ stato possibile vedere anche le sculture alla base di alcune colonne liberate dal fango recentemente.
L’interno è buio e la luce è solo artificiale attraverso alcune fiaccole che posano sull’acqua oppure fari elettrici che illuminano dall’alto.  
La basilica cisterna
Quando gli occhi si abituano alla luce fioca si scoprono le volte che sembrano quelle di una basilica e dentro l’acqua, ancora presente abbondante e pulita, nuotano pesci rossi e carpe di vario genere.
Una colonna è particolare: ad altezza d’uomo c’è un foro particolarmente consumato. La nostra guida ci spiega che chi riesce, infilando il dito pollice nel foro, ruotare la mano per 360° avrà un desiderio esaudito. Detto e fatto siamo tutti lì a provare e ci riusciamo tanto ambito da ognuno di noi. tutti. Ahi ahi temo che sia una prova troppo facile per ottenere un risultato.
All’uscita la luce del giorno ci abbaglia e piano piano gli occhi si riabituano alla luce del giorno. Ci attende la prossima visita:  

S. SOFIA (Santa sapienza)

Medaglione con versetti del corano all’interno di S. Sofia
L’imperatore Costantino (in hoc signo vinces) chiamò la moderna Istanbul Costantinopoli e nel 325 volle eretta la basilica dedicata a Santa Sofia. Questa basilica soffrì di varie vicissitudini e dopo un primo incendio che la devastò nei primi anni del 400, Teodosio II la ricostruì nel 415. Per un lungo periodo non ci furono devastazioni ma nel 532 fu nuovamente devastata, assieme a molti altri edifici della città, e ridotta nuovamente in cenere. Questa volta fu Giustiniano ad incaricare due grandi architetti del tempo: Isidoro di Mileto ed Antemio di Tralle, di costruire “la chiesa più grande e più bella che ci sia”. Vi lavorarono 10.000 operai! Fu inaugurata da Giustiniano stesso il 27 dicembre 537 e terminata nel 548.
La sua vita continuò senza grandi problemi per quasi mille anni quando la città fu conquistata dagli ottomani e Mehmet II la trasformò in moschea aggiungendo minareti, una fontana per le abluzioni, intorno alla cupola incisi versetti del corano. Gli iconoclasti hanno provveduto a deturpare i volti, soprattutto gli occhi degli affreschi.  
L’edificio esternamente non ha una linea elegante, anzi si presenta come una costruzione massiccia. All’interno invece l’ampiezza è evidente e tutto il colonnato sopraelevato le dona leggerezza.  
I grandi dischi con i versetti del corano sono stati inseriti nella basilica prima di ridurne le porte, ora non sarebbe più possibile toglierli dato che l’apertura esistente dei portoni non è più sufficiente.  
I mosaici di epoca bizantina, ricchi d’oro sono eleganti e delicati a dimostrazioni della grande abilità di quegli artisti.
Ben conservato il mosaico sul timpano sopra il portale sud che rappresenta una Vergine col bambino alla quale Costantino affida la città di Costantinopoli e Giustiniano la basilica stessa.  
Nel 1935 Ataturk trasforma la basilica in museo laico e culturale di Santa Sofia.  
Mosaico bizantino Costantino affida Costantinopoli 
alla Madonna e Giustiniano la Basilica
GRAN BAZAAR
Si trova al centro della città vecchia ed è chiuso la domenica.  
Il primo bazar fu costruito nel 1461 sotto il regno di Mehmet II Fatih. La struttura era tutta in legno e fu utilizzata un’area dove già si svolgeva un mercato sin dall’antichità quando le trattative vertevano solo per la vendita di lane e sete. Fu ricostruito uguale al progetto originale nel 1958 dato che un terremoto lo distrusse alla fine del XIX secolo.  
Anche in questo caso trovo un grande miglioramento dell’ambiente. Pavimenti puliti, negozi ben illuminati e merci, tante merci le più varie, suddivise per settore; vale a dire un settore per confezioni e tessuti, questi ultimi meriterebbero un capitolo a parte infatti vediamo broccati, più o meno preziosi, e tagli di stoffa già abbinati per tipo di tessuto e colore, comprendenti la metratura per la veste, la sopraveste ed il velo. Tagli pronti per gli abiti da cerimonia, da sera, da sposa/o. I colori sono sempre molto vivaci ed i tessuti lucidi e molto ricamati. Naturalmente non mancano i pizzi e le sete. 
Il settore delle pelletterie quali abbigliamento e borse espongono giacche e cappotti di ottima fattura, oreficerie con vetrine illuminatissime e scintillanti, droghrerie e, naturalmente gallerie di tappeti di tutte le misure e di tutti i tipi. Voglio resistere ma meglio dire devo dato che per me i tappeti sono praticamente una malattia. Mi spiego: non ne ho mai abbastanza. Risultato: non so più dove metterli. Ho riempito anche le cassapanche che contengono quelli di scorta. Eh si! Perché ogni tanto. Come dire? Ci dò il giro……… e Giancarlo mi fa promettere ogni volta che non ne comprerò più e poi?..... mi  porta in Turchia!  
Ma è una tortura per i miei occhi. Per ora ho resistito ma poi lo so già che verrà il giorno che farò man bassa e non mi fermerà nessuno. Oh povera me incompresa…………ma soprattutto povere le mie cassapanche a furia di riempirle………. Scoppieranno………….
I commercianti sono abituati al passaggio del turista e ci guardano ma con curiosità misurata, non sono invadenti nell’offerta delle loro merci e la trattativa è una parentesi obbligata che a noi, e sicuramente anche a loro, diverte molto.
Il problema è che non si sa da cosa iniziare gli acquisti. Allora mi approccio timidamente alle tovaglie ed agli asciugamani. Ho appena detto che non voglio pardon, non devo comprare tappeti sob sob.  La Turchia è produttrice di cotone (pamuk) e tutti i suoi prodotti, dal corredo della casa all’abbigliamento, sono di ottima qualità. Io lo so per certo dato che ancora oggi uso articoli acquistati nel lontano 1988 e non sono affatto rovinati. 
Un ricordo lontano mi riporta a quando entrai nel bazar con Giancarlo e Marlene piccolina forse 4 anni, e potemmo restarci veramente poco perché  volle uscire dicendo: ”Mamma, papà andiamo via ci sono troppi vu’ cumprà….”    
Certamente non avrebbe reagito così se il bazar fosse stato organizzato come l’abbiamo trovato in questo viaggio. Allora regnava un caos calmo ora, nella confusione logica dato il numero di persone presenti e di merci, tutto è in ordinata esposizione dentro e fuori i locali destinati.
Non sembra ma dentro al bazar ci rimaniamo per un bel po’ di tempo ma abbiamo appuntamento con Belma e allora?  Via di corsa che il bus ci aspetta e di sicuro la compagna di viaggio che deve prepararci cena si deve organizzare. Carla Servolini ci preparerà un buon risotto. Noi però ancora non lo sappiamo ma lo scopriremo presto.  
Dopo cena un bellissimo fuori programma con Guido che monta tutta la sua apparecchiatura e ci fa ballare e cantare per finire la serata in bellezza.  
Il banco di vendita di una drogheria

MERCATO EGIZIO

Il bazar egiziano fu costruito nel 1943, pertanto è una costruzione relativamente recente. In questo luogo anticamente si commerciavano le spezie, i profumi e le droghe. Ora è un mercato generale cioè propone tutti i tipi di merci ma rimangono sempre molto interessanti i banchi delle spezie. Lungo i corridoi del bazar il loro odore è molto forte a voler ricordare quale era la sua precedente tradizione. Facciamo un largo giro fra i negozi. Le merci esposte sono per tutti i gusti come si suol dire. Eravamo un bel gruppetto compatto quando siamo entrati ma, nel breve termine di qualche minuto, rimaniamo in pochi. Decidiamo di prendere un buon ciai (tea in turco) seduti comodamente in uno dei tanti locali. Il cameriere è simpatico e scherza con noi. Finge di farsi cadere le tazze per terra, oppure addosso a noi. E’ un equilibrista! Alla fine ci porge i nostri bicchierini di nanè ciai (tea alla menta) perfettamente asciutti. Nonostante tutte le evoluzioni che aveva fatto fare al vassoio non ha versato nemmeno una goccia di liquido!  

Capita di vedere lungo i percorsi del bazar velocissimi camerieri passare con vassoi pieni di bicchierini di tea. Sono probabilmente quelli che i mercanti ordinano per imbonirsi i possibili acquirenti che si trovano dentro la loro bottega. Infatti quando vedono che una trattativa può sfociare in un affare chiamano dentro al negozio il cliente, lo fanno accomodare, gli chiedono se desidera bere qualcosa e poi schioccando le dita fanno cenno al cameriere per portare qualcosa. I camerieri sono veloci nei passi ma anche nel comprendere al volo le ordinazioni e si muovono trasportando su strani vassoi, muniti di una raggiera che si alza sopra il piatto del vassoio e finisce con una impugnatura, una quantità indefinita di tazze e bicchieri. Non spandono mai. Io quando porto una tazza di caffè dalla cucina al salotto mi muovo come un automa per paura di spandere sul piattino………. Vedi un po’ se si può……………..

Fuori dal mercato egiziano ci troviamo su una bella piazza che si affaccia sul Corno d’oro attraversiamo il Ponte di Galata per dirigerci verso la torre omonima. Molto interessante è anche il ponte. Ogni due passi c’è qualcuno che pesca e… che prende! Lungo tutto il ponte, uno a fianco all’altro, piccole bettole, osterie preparano a ruota continua panini con il pesce (ekmek balik dove balik sta per pesce ed ekmek per pane). Infatti l’odore che si sente è inconfondibile. Portiamo via i mariti a fatica…….. alla parte opposta del ponte pescherie con tinozze piene d’acqua, dove nuotano nervosamente varie qualità di pesci attirano la nostra curiosità. Altri pesci invece sono in mostra sopra al banco di vendita. Sembrano molto freschi.  I pescivendoli con la canna dell’acqua sempre in funzione continuano a lavare il pavimento della strada;  infatti è tutto pulito per terra ed anche nel tragitto del ponte non c’erano cartacce sparse a terra ma c’era uno spazzino che faceva avanti e indietro il ponte continuamente per raccogliere la sporcizia.  

Qui comincia il quartiere di Galata.  
Galata sul Corno d’oro si trova al lato opposto della città vecchia. Fu voluta al tempo dell’antico impero romano per avere un altro sviluppo del territorio di Costantinopoli. Roma, infatti alla destra del Tevere aveva una delle sue 14 regioni o quartieri ed anche qui vollero alla parte opposta del Corno d’Oro creare un quartiere.
Qui i mercanti genovesi stabiliranno la sede dei loro commerci e formeranno due quartieri: Pera sulla collina e Galata sul Corno d’oro (tra il Mar di Marmara ed il Bosforo). Per proteggersi da eventuali attacchi, costruirono una cinta muraria fortificata in cima alla quale posero una massiccia torre cilindrica, l’attuale torre di Galata.
Dopo la conquista di Costantinopoli Mehmet II  ne fece demolire la parte superiore per  trasformarla in prigione.
Dall’inizio del XVII secolo divenne punto di osservazione per controllare gli incendi della città.  
Misura 60 m di altezza. Sulla parte superiore c’è un ristorante e si ammira un vasto panorama sul Corno d’Oro.  

Superato il Ponte di Galata, attraverso le pescherie e superando molti vicoli, non si arriva mai, finalmente raggiungiamo la Torre. Pensare che sembra tanto vicina vista dal ponte invece non è proprio così.  

la torre di Galata
Prendiamo l’ascensore per raggiungere il terrazzo più alto e poter ammirare il panorama. E’ una giornata in cui le squadre aeree acrobatiche si stanno esercitando per la prossima festa nazionale. Buon per noi perché godiamo di uno spettacolo fuori programma e molto bello.
Siamo tutti incantati ad osservare gli aerei che, come degli uccelli giganti dapprima sfiorano l’acqua facendola tutta ribollire al loro passaggio, e poi s’innalzano puntando il muso perpendicolarmente al cielo per poi ridiscendere in picchiata e, come in un gioco di birilli, passare in mezzo alle torri poste in mezzo al Corno d’Oro, passando fra queste a zig-zag.
Dopo un po’ però Giancarlo si ricorda dell’invitante profumo dei pescetti cotti sulla brace dalle osterie del Ponte. Allora? Ma allora si corre per fare una sosta e contemporaneamente pranzare. Abbiamo poco meno di un’ora per l’appuntamento con il bus che ci riporta al camper.
Questo pomeriggio dovremo ben presto essere pronti e, attenzione, tutti vestiti di bianco e tirati a lucido per la mini crociera sul Bosforo dove è prevista anche la cena.
E allora? Allora svelti facciamo impazzire l’oste perché sia veloce a servirci i pescetti. Siamo con Roberta, Enzo, Maria, Piero, Alida, Ivo e qualcun‘altro che ci diamo di mandibola a tutto spiano. Forse è più l’aria che ci sazia date le risate che ci facciamo che i pesciolini però  va bene anche così ormai siamo avvezzi  a tutto e pensiamo che mangeremo  di più la prossima volta. Puntuali all’appuntamento con il bus torniamo ai camper.  
Riusciamo a ritagliarci un po’ di tempo per riposarci un pochino; poi pian piano, cerco dentro l’armadio qualcosa che mi ero messa da parte che fosse di colore bianco adatto alla serata. Devo trovare qualcosa anche per Giancarlo anche se lui è bravissimo a gestire il suo guardaroba.
Finalmente siamo pronti e ci raduniamo in attesa del nostro pullman.  
Uuuh  Ooooh   ma che meraviglia” - “ma come sei diversa” - “ma sai che non mi ricordavo più ………” e avanti così. Siamo tutte stupite nel rivederci in abiti quasi eleganti e ci facciamo i complimenti l’una all’altra. Siamo tutti vestiti con qualcosa di bianco oppure completamente di bianco meno Maria che sarà la nostra mosca nera! Non sembra ma per tutti noi anche questa cosa rappresenta una gradevole parentesi alla vita sportiva e veloce che stiamo conducendo in questi giorni. In quel momento penso a quando incrocio i colleghi di viaggio mentre vado o esco dalla doccia……………... ecco anche quelli sono momenti di vita vissuta ma senz’altro meno attraente…….. anche se profumata di pulito.
Arriva il pullman e ci trasferiamo al porto dove ci attende Paolo, un amico livornese di Annamaria e Pino. Lui vive ad Istanbul e  si è prodigato per prenotarci il battello per la crociera.
Saliamo a bordo e ci accoglie subito un ponte elegantemente addobbato per noi. Pavimento verde e tavoli da aperitivo “vestiti” di bianco con tovaglie di raso e bouquet di fiori freschi. Una sciccheria.  
lungo le rive si trovano abitazioni molto belle e un’orchestrina composta da una  violinista e da altri due elementi, chitarra e fisarmonica, accompagna il nostro aperitivo.
Nel frattempo in cucina i cuochi si stanno dando da fare per prepararci la cena che inizierà con il sole ancora alto e finirà dopo il tramonto.
Lo spettacolo della navigazione notturna è molto particolare. Sulla terra ferma la città vecchia pullula di luci, la luna è piena ed il ponte fa il suo effetto magico con le luci.  
Nel salone ristorante troviamo un lungo tavolo con esposte tutte le specialità che andremo a gustare. Tavoli e sedie dallo schienale alto, sono rivestiti di tessuto bianco. Al centro di ogni tavolo fiori colorati e gentilissimi camerieri ci fanno accomodare. Ci sentiamo tutti, uomini e donne indistintamente, molto coccolati.  

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I cibi sono buoni e questo già lo sapevo. In  Turchia non si dimagrisce. La cucina è ricca, varia e saporita. Insomma si mangia bene e non si rinuncia ad assaggiare ed a gustare tutte le portate.
Rientriamo di notte ai camper e domani sarà giornata libera.  

31.05.07 

Giornata libera, ciò significa che andremo soli, usando i mezzi pubblici, in città!?!.......

E così fu.  

All’ora prestabilita siamo tutti fuori dai camper, inquadrati come soldatini, tutti seri e compunti ma soprattutto convinti che sarà semplicissimo arrivare alla nuova moschea che si trova alla piazza del bazar egiziano……… ci ritroviamo a percorrere a piedi un cavalcavia di tangenziale, scavalcare un paio di garde rail, sfidare automobili che sfrecciano veloci ed incredule ed infine chiedere cercando di capire qualcosa, dove si trova la fermata della metro …..  

Troviamo la fermata. Saliamo tutti. E’ tutto Ok. Arriviamo a destinazione dopo aver fatto un cambio di linea e da ora in avanti non ci fermerà più nulla. La metro è così affollata che per parlarci io e Giancarlo usiamo il walki tolki.  
Passiamo a visitare la Yeni camii (nuova moschea)  
Questa moschea fu voluta dalla madre del sultano Mehmet III e completata dalla madre di Mehmet IV verso il 1600.
All’interno è molto luminosa ha varie gallerie per dividere la preghiera delle donne da quella degli uomini. I pavimenti coperti di tappeti rossi, l’illuminazione avviene tramite un  candelabro largo quanto la circonferenza della cupola. I lumi ad olio sono ad altezza d’uomo per agevolare l’operazione di accensione e rifornimento degli stessi.  

 

      la cupola della nuova moschea
            Il grande lampadario

    interno della nuova moschea

Finita questa visita passiamo ancora una volta dentro il bazar egiziano. Ci è piaciuto molto e desideriamo ritornarci. E’ una sosta breve e desideriamo vedere la moschea di Solimano il Magnifico.

Questo sultano nel 1550, (quando da noi Martin Lutero cercava di mettere i pali fra le ruote ai papi che dispensavano indulgenze plenarie in cambio di monete d’oro…) dà incarico al suo architetto preferito, Sinan, di costruire una moschea degna della grandezza del suo regno e che, soprattutto, possa oscurare Santa Sofia voluta da Giustiniano il cristiano……  

Per completarla ci vollero sette anni e migliaia di operai.
La sala di preghiera è 3500 mq. La cupola è alta 53 m. All’interno circa 150 finestre dai vetri decorati con motivi floreali illuminano l’interno.
Per volontà di Solimano tutto intorno fu costruita una cittadella con scuole di medicina e di corano, ospedale per i poveri, bagni e negozi.
Attiguo alla moschea un cimitero che appare come un giardino punteggiato da steli, in mezzo al quale c’è il mausoleo di Solimano e poco lontano la tomba della sua sposa preferita, Rolexane, alla quale, la storia dice, non seppe mai negare nulla. Sempre in questo cimitero riposano anche le spoglie di Sinan il suo architetto preferito.
Un particolare simpatico è dato dalla visita delle toilette. Pulite e profumate come tutte quelle visitate durante questi giorni di permanenza ad Istanbul. Queste hanno un’altra particolarità: alle pareti sono appesi quadri sonori. Proprio così. In questi quadri sono rappresentati boschi con cascatelle d’acqua ed uccellini che cinguettano. Il canto degli uccellini ed il rumore dello scorrere dell’acqua servono a confondere i rumori che potrebbero arrivare dai bagni mettendo a disagio i fruitori della toilette. Che vi pare? Anche da noi in autostrada oppure nei bagni dei bar…..  
A pranzo decidiamo di ritornare al Ponte di Galata per il bis di ekmek balik, pane e pescetti alla brace. Il pullman  parte da quella piazza per ritornare alla metro e ritornare al camper. Primo pomeriggio è prevista partenza per il Mar nero e proseguire il nostro raid.
Verso le 14.30 siamo al camper. E’ giunto anche il momento in cui ci separeremo dal gruppo di amici italiani che si erano uniti a noi per visitare Istanbul. Per loro questi giorni hanno rappresentato la conclusione del viaggio ed ora si dirigono alla frontiera per ritornare a casa. Per noi questa è stata la prima tappa in terra turca e chissà ancora quante cose vedremo! E allora? Ma allora in marcia che il mar nero ci aspetta. Prima però dobbiamo attraversare Istanbul che ha delle bellissime tangenziali, come già detto, ma non dobbiamo per nessun motivo separarci gli uni dagli altri e siamo in 19 equipaggi….  
Va tutto bene, Belma ci conduce come un grande condottiero verso la nostra prossima destinazione che sarà Sile (Scile) sul Mar Nero (Kara Denizi).  
Anche oggi è una bella giornata e lungo la strada incontriamo frequentemente cicogne; ora  in volo, ora in planata verso prati dove posarsi e riposare. La nostra guida ci dice che in Turchia l’incontro con le cicogne durante un viaggio è beneaugurante.
Il territorio è vasto e quasi tutto coltivato con ortaggi, grano, frutteti. Le donne lavorano la terra e le vediamo chine intente a zappettare o cogliere i frutti della loro campagna. Indossano abiti tradizionali che non sono gonne e non sono pantaloni. Sono comunque indumenti che danno loro molta libertà di movimento e protezione da eventuali punture d’insetto o chissà che altro. In testa portano sempre un fazzoletto e, al di là della regola religiosa, si proteggono dai raggi del sole. Il corpetto è una camicia blusante. Sono molto concentrate nel loro lavoro ma quando passano i nostri camper guardano incredule la nostra carovana e rispondono al mio saluto agitando la mano anch’esse.  
Attraversiamo anche alcuni villaggi e vediamo sempre case in ordine e giardini ben curati. Come ad Istanbul, le strade e le piazze dentro ai paesi sono incorniciate da aiuole fiorite e ordinate. Sul camino di una casa c’è un grande nido circolare con 3 pulcini (si fa per dire dato che hanno già le dimensioni di un polletto) e la mamma cicogna che porge loro il cibo infilando il suo lungo becco dentro a quello dei piccoli.
In serata arriviamo a destinazione e prendiamo posto in un campeggio fornito di servizi e spiaggia.  

 

01.06.07

venerdì – cuma (giuma)
Sile  (Scile)  

Ci svegliamo con il sole già alto e l’aria tiepida, gradevole. Merenda mattutina sul prato davanti al camper e poi ci prepariamo per passare qualche ora sulla spiaggia. Durante la passeggiata sulla riva, alcuni ragazzi vogliono parlare con noi ma, un po’ si vergognano sono un po’ timidi. Io cerco di farmi capire e per un qualche minuto stabiliamo un contatto. 

ed ecco il nostro ristorante sull’acqua  
Sono gentili mi piacerebbe riuscire parlare con loro ma la nostra conversazione è troppo difficile più che i nostri nomi non riusciamo scambiarci. Nel frattempo Diego e company cercano cozze e vongole così avremo a pranzo un’ottima pastasciutta allo scoglio.
  Nel pomeriggio visita al grande faro che ci viene illustrato dal guardiano. La sua lampada, tutt’ora funzionante, invia i suoi lampi fino a parecchi km di distanza. Questa città è importante anche per la produzione di filati e pertanto andiamo visitare una teleria che produce anche vari articoli di abbigliamento e per la casa.
Passeggiamo lungo i viali della piccola città e verso sera ci trasferiamo al porto dove consumeremo una cena strettamente a base di pesce organizzata da Pino ed Annamaria.
Verso la fine della cena Roberta offre a tutti una fetta di torta, acquistata nel pomeriggio in paese, per festeggiare il suo compleanno. Ecco un’altra bella cosa, parecchi compagni di viaggio festeggiano qualche ricorrenza durante questo viaggio così si fa festa tutti insieme.  

 

02.06.07

sabato  -  cumartesi (giumartessi)
Monte Olimpi  -  Bursa
 
In serata giungiamo a Monte Olimpi, un paese in collina nelle vicinanze di Bursa, dove in un grande parco, le autorità cittadine ci hanno riservato un'area per la sosta notturna. Oggi è sabato perciò tante famiglie sono sui prati che cuociono sui barbeque. Nel frattempo i ragazzini giocano e corrono sui prati. Il nostro arrivo rappresenta per loro un fuoriprogramma.
Belma chiama il primo gruppo, che con una breve passeggiata lungo il torrente, andrà a visitare un antico villaggio.
Io e Giancarlo siamo pronti e possiamo unirci per la visita.
L'ambiente circostante è un bosco di gelsi carichi di bacche bianche dolcissime. Così camminando,  facciamo anche merenda!  
 
Sopra la salitella troviamo le prime case antiche. Sono strutture che mi ricordano un po' le vecchie case bretoni. Hanno palificazioni incrociate in modo da poter reggere il peso del tetto e le pareti in fango e sasso. Alcune sono chiuse e rappresentative di un mondo antico  e  per ricordare  l’arte della costruzione edilizia. Altre sono ancora abitate e dai davanzali spuntano visetti di bimbi curiosi.
Le donne anziane sono vestite di nero dalla testa ai piedi ma non velate, potrebbero ricordare  le donne anziane delle mie campagne venete come le vedevo quand’ero bambina ed, anch’esse proprio come allora,  sono sedute davanti alla loro casa e parlano fra loro. Però appena vedono la macchina fotografica sollevano una delle tante gonne e si coprono il viso. In questo comportamento noto la grande differenza perché le vecchine della mia infanzia non si nascondevano ma volentieri sorridevano ai nuovi arrivati.  
Lungo le stradine del paese sono molte le scene di vita quotidiana che vediamo. Si affianca a noi una famiglia turca con due bambini che, come noi stanno visitando questo antico villaggio. La mamma mi spiega che lei lavora come infermiera all’ospedale di Istanbul, il marito è vigile del fuoco ed hanno accompagnato i loro ragazzini per conoscere la realtà antica della vita nel loro paese. Io parlo loro dell’Italia e subito si crea una bella conversazione.
La nostra passeggiata continua ed incontriamo prevalentemente donne intente alla raccolta delle bacche del gelso. Le raccolgono sopra grandi teli posati ai piedi degli alberi. Alcune desiderano offrircene qualcuna, non sanno quante ne abbiamo già mangiate lungo il cammino.... I bambini, alcuni bellissimi, hanno spesso gli occhi chiari.  
Grazie all'abbondanza dell'acqua tutti gli orticelli sono ben curati ed i giardini con tanti bei fiori.
Vicino al nostro park le autorità locali, hanno velocemente allestito docce e servizi che funzionano molto bene anche se a volte l'acqua è fresca, si fa per dire, ma non calda. Fortuna che siamo gente forte........ anche se dai lamenti che si sentono da fuori lascio immaginare.
Un custode lava continuamente i bagni che praticamente sono resi sterili dalle secchiate d'acqua e cloro che  ricevono continuamente. Ci sorride spesso ed il giorno dopo avrà anche il supporto della moglie che provvederà ad ingentilire le toilette con profumo di colonia e qualche fiore fresco. Tutto questo in un servizio pubblico!  
La sera allestiamo i tavoli per la cena davanti ai camper e ci riuniamo a gruppi di 4 o 5 equipaggi. Questa sera siamo io e Giancarlo con Guido, Giovanna, Enzo,  Roberta, Piero, Maria.
Passiamo la serata chiacchierando e valutando la buona posizione per i camper, infatti Belma ci conferma che per tutta la notte ed il giorno successivo ci sarà un servizio di vigilanza per i camper.
Ed ecco che poco dopo viene a salutarci il guardiano. Oh mamma  mia ha trovato così tanta   ospitalità ai camper precedenti che pensiamo che farà sorveglianza al…….  letto questa notte................... Ma siamo tranquilli ugualmente abbiamo già visto che l’ambiente è rassicurante ed in quanto al guardiano, Beh! Avrà tutta la notte per riprendersi ed essere in ordine per domattina.
Finiamo la serata con la visione di un filmato relativo ad una vacanza precedente, che Enrico, superstar, ha girato e ci ha portato a vedere.  

 

03.06.07  
domenica – pazar gunu  
Bursa  

Puntuale alle 8.30 è già pronto il pullman che ci porterà a visitare la città.  

interno di una stanza mortuaria  
Bursa è chiamata città giardino ed anche Bursa la verde. Questo per il gran numero di giardini e piante che possiede. Fu evangelizzata da Sant’Andrea. Fece parte dell’impero romano e governata da Plinio il giovane. Nel 1326 conquistata dal sultano Orhan, dopo un assedio di 11 anni, diventerà la prima città ottomana.  
La prima visita è riservata alla tomba di Mehmet I chiamata Yesil Turbe. La cappella si trova in collina in mezzo ad un grande giardino fiorito e con alberi secolari. La stanza principale è riservata al sarcofago del sultano, in una stanza attigua quelli di alcuni suoi familiari. E’ un edificio ottagonale tutto rivestito di maioliche verdi e turchesi, sormontato da una cupola.  

Altre tombe si possono visitare all’interno di questo parco e sempre c’è una parte riservata al sultano ed altre, minori, per fratelli, sorelle mogli e figli. Alcune cappelle sono finemente affrescate, in particolare ricordo  una cappella dalle volte decorate con fregi somiglianti ai puzzles come 

creare un incastro fra i vari disegni. Anche le forme delle lapidi si distinguono fra loro: più alte se maschili , più basse se femminili. Altre volte sulle lapidi c’è il turbante del sultano. Le tombe sono decorate in modo da ricordare il carattere e la volontà del sultano e perciò vediamo anche una tomba con la stanza completamente spoglia con  un tumulo di terra e nient’altro al posto della lapide (turbu).  

Quando entriamo nella cappella spoglia proviamo una sensazione di misticismo ed in quel momento solo il tumulo richiama la nostra attenzione.

Dopo tanta tensione, perché questa visita è stata impegnativa da un punto di vista umano, decidiamo di fare una sosta per riprenderci un po’. E così è stato. Il locale per il nostro ristoro si trova al centro di un grande giardino con alberi dai tronchi del diametro di un paio di metri almeno, al centro una fontana che canta con i suoi zampilli e tante comode sedie e tavolini tutto intorno. Ah che bellezza poi un espresso niente male e qualche biscotto ci rimette in pace con noi stessi ed il mondo in generale.  

tumuli femminili al centro e maschili alle estremità  
la fonte delle abluzioni all’interno della moschea verde  

Proprio davanti a noi c’è la Moschea verde (Yesil Camii).

Indossiamo tutte il velo e chi non ce l’ha lo trova all’ingresso.  All’interno ci sono tre serie di gradini che ci permettono di ascoltare Belma seduti quasi comodi. Questa moschea ha la particolarità di avere la fontana delle abluzioni all’interno. Ogni fedele che entra come prima cosa si avvicina alla fonte e da un piattino raccoglie l’acqua per pulire mani, bocca, naso e orecchie. Alcuni bevono l’acqua forse vogliono purificarsi anche all’interno. Questa particolarità è praticamente unica.  

All’uscita della moschea un venditore sta decantando una radice miracolosa che guarisce tutti i malanni articolari. Ma come? Ma cosa? Siamo tutti curiosi e, tramite Belma, facciamo tante domande e chissà perché sappiamo già le risposte….. Fatto sta che acquistiamo la radice. La radice? Qui trattasi di Mandragola! Sono affascinata da questa pianta che pensavo non esistesse.  

Avvolgo bene bene il mio tesoretto, così considero questa  radice anche perché ho messo male il piede mentre camminavo sulla spiaggia di Sile, e spero  che mi aiuterà guarire dalla storta…….. Attenzione va mantenuta in frigorifero.
Poco lontano il nostro pullman ci aspetta per portarci al museo di Bursa.
Piccola pausa per mangiare qualcosa e poi entriamo. Tutti meno Ivo, Natale ed Enrico. Vogliono provare il bagno turco e così ci separiamo.
All’ingresso una delle automobili di Ataturk,  mantenuta lucida fiammante, fa bella mostra di se. E’ l’inizio di una esposizione permanente di fotografie che ritraggono questo Padre della patria in vari momenti della sua vita. Altre sale presentano oggetti di lavoro e costumi etnici.
Oggi è domenica e di conseguenza il bazar è chiuso. Andiamo al mercato di frutta e verdura per vedere anche questo aspetto della vita cittadina. Frutta e ortaggi esposti sono di ottima qualità. Le ciliegie grosse grosse e dolcissime. Mi piace girovagare fra i colori dei banchi ed osservare le trattative fra mercanti ed acquirenti.
Un’ora circa di tempo e poi il pullman ci riporta ai camper.  

04.06.07  
lunedì – pazartesi
Gordion – Ankara  

Lasciamo Bursa e attraversiamo un territorio verde costellato di colline e montagne sopra le più alte c’è la neve ad indicare che anche qui l’inverno fa freddo. Per noi ora la temperatura è buona, viaggiamo bene ed abbiamo già da un po’ messo da parte i giacconi pesanti.  

snakes in love
Deviando dalla strada principale giungiamo in un luogo che sembra una prateria collinare, completamente arida e disabitata ma, all’avvicinarsi dei nostri camper, ecco animarsi improvvisamente tutto l’ambiente circostante. Tanti piccoli animali saltellano e scappano impauriti. Sembrano topolini ma non sono topi, sembrano marmottine perché stanno sulle due zampe posteriori, ma non riusciamo a capire che animali sono. Scendiamo dai nostri mezzi e visitiamo quello che è rimasto dell’antica reggia di Alessandro Magno. Fu questo giovane condottiero che riuscì a sconfiggere Ciro, re di Persia, nel 334 a.C. ed a dare inizio all’era ellenistica in questi territori. Qui Alessandro Magno sciolse con un colpo di spada il nodo che teneva legato il giogo al timone del carro consacrato a Zeus nel tempio della città di Gordio. L’oracolo prediceva il dominio dell’Asia a chi riuscisse a scioglierlo. Il nodo gordiano è tutt’ora usato dalle tessitrici di tappeti.  

L’arida prateria fa un regalo anche a noi. Vediamo, non molto lontani da noi, due grossi serpenti che si corteggiano con mille evoluzioni alzandosi eretti con i loro corpi,  per poi ricadere e riprendersi in un gioco di magiche volute. Per me è uno spettacolo esaltante e lo sto osservando con i miei occhi non attraverso lo schermo di un televisore. Questa esperienza mi fa scordare la fatica per arrivare fin quassù in questo territorio arso dal sole.  

Riprendiamo i nostri camper per raggiungere la tomba di re Mida. Ma avrei mai potuto immaginare di arrivare fin qua? Chi di noi non ha studiato a scuola di questo re che aveva chiesto all’oracolo di trasformare tutto in oro? 
L’accesso alla tomba è un lungo cunicolo stretto e basso scavato nella roccia, in fondo al quale si può osservare una camera racchiusa con un sofisticato complesso di argani in altre due pareti. Gli antichi con il corpo seppellivano anche i suoi tesori e perciò c’era l’esigenza di rendere impenetrabili i sepolcri. Ora è rimasta la struttura e questo è già un tesoro. Quando fu scoperta furono trovate anche monete d’oro con l’effige del re ed alcuni vasi. Tutto il resto scomparso o rubato.
 
VERSO ANKARA  
anfore con imboccatura artistica  
Lasciamo la valle di Gordion che il sole è molto caldo; la prossima visita sarà il museo ittita di Ankara che ci permetterà di osservare quanto questa società fosse evoluta.  

Ittiti o etei antica popolazione indoeuropea dell'Asia minore proveniente dal Caucaso. Conoscevano il ferro. I carri da guerra montati su ruote furono utilizzati da questo popolo guerriero per la prima volta. Fu attraverso questo mezzo che vinsero gli egiziani.  Il periodo ittita va dal 1750 a circa il 1200 a. C. Stabilirono la loro capitale ad Hattusa dove fondarono un impero. Intorno al 1200 a. C. furono a loro volta annientati dai Frigi. Parlavano una lingua indoeuropea del gruppo anatolico. La scrittura era a caratteri cuneiformi.  

il soggetto da osservare è l’anfora…  
all'ingresso troviamo una bella sorpresa: un chioschetto che vende gelati. Ma non un gelato qualsiasi.... il cornetto, questa è solo la prima sorpresa perché la seconda è che con il prezzo di un gelato se ne ricevono due. Dapprima non riusciamo capire che la signora ci dice hedijè hedijè, ma cosa vorrà dirci? penso che i soldi richiesti glieli ho dati ma lei insiste,  mi viene incontro con un altro gelato in mano. Alla fine ci siamo capite; grazie al vocabolario ho trovato il significato della parola misteriosa: regalo appunto. Felicemente abbiamo accettato il secondo gelato.  
Il museo è  suddiviso in sezioni,  bene illuminato con  l'esposizione ben disposta in vetrine ordinatamente numerate, chiare  le descrizioni, suddivise in epoche. Possiamo vedere che la società ittita era veramente molto evoluta. Il vasellame è decorato con disegni, le anfore per l'acqua hanno manici e beccucci artistici con una foggia nuova mai incontrata nei precedenti musei, le sculture sono di pregio. Un'urna contiene il papiro scritto di un documento dell'epoca composto da più pagine, ben conservato.
Interessante la statuetta della dea madre rappresentata in varie dimensioni, partendo da pochi centimetri fino ad altezza naturale. Una bellissima stele di guerriero mi fa osservare il profilo particolare del volto con  la curva del naso ad arco  e le sopracciglia unite al centro. Grazie a questa scultura cerco di immaginare i volti di questa popolazione e mi sembra di conoscerli un po'.....
Questa sera pernotteremo nel parcheggio di un grande albergo.  
Appena arrivati Maria e Piero (erano stati regolarmente estratti) si preparano ed allestiscono la cucina da campo. Questo permetterà a tutti noi di gustare un'ottima pastasciutta e, dato che c'è chi pensa per la nostra cena bisogna ammazzare il tempo e allora? Un tuffo in piscina ed una nuotata ristoratrice non ce li toglie nessuno. La piscina è grande, con due vasche comunicanti sovrastate da un romantico ponticello che ne unisce i lati opposti. I nostri amici “pigri” pensano di passeggiare sul ponticello indisturbati, ma, da sotto, spruzzi e lazzi li convincono ad indossare velocemente il costume da bagno e tuffarsi a loro volta, e poi dopo una doccia calda solo per i primi ad arrivare ai servizi....... ma per fortuna siamo tutti molto sportivi, neanche a dirlo la pastasciutta è buonissima.  

 

05.06.07  
martedì – sali
ANKARA – MAUSOLEO DI ATATURK
HATTUSA

Il mausoleo è stato costruito tra il 1944 ed il 1953 su di una collina. Un  viale, lungo il quale 24 leoni ittiti guidano il turista ad un ampio piazzale quadrato,  conduce ai due musei. Qui si possono osservare i libri personali di Mustafà Kemal, francobolli, monete, libri ed opere d'arte che sono stati dedicati al "padre della Patria”. 

Ammiriamo le sue automobili e molti dei doni che ricevette durante la sua vita politica. Il mausoleo è innalzato su un grande piazzale a cui si giunge dopo aver salito 33 gradini. All'ingresso una targa porta scritto l'elogio pronunciato da Eminonu alla sua morte. L'interno è rivestito di marmo,  Il cenotafio è un monolito di marmo da 40 tonnellate. Ataturk è seppellito in una cripta sottostante. il soffitto è ricoperto da un mosaico d 'oro che sembra un tappeto capovolto, cioè che guarda verso il basso.

Tutta la visita è molto suggestiva.

Il luogo è giornalmente visitato da molte persone e si nota che ancora oggi quest'uomo è molto amato dalla popolazione. Una ghirlanda di garofani freschi bianchi e rossi è posta ai piedi della sepoltura. Sono i cittadini che desiderano rendergli un particolare omaggio che provvedono  ai fiori. Infatti all'uscita incontriamo una famiglia che va in visita recando una ghirlanda fresca di fiori che certamente depositerà all'interno del mausoleo.  

   il mausoleo di Ataturk

Mustafà Kemal detto Ataturk -Padre della Patria - nacque nel 1881 e morì nel 1938 a 57 anni. 

Fu lui a ristabilire l'unità turca, depose il sultano Maometto VI ma in maniera pacifica mantenendo a quest'ultimo e a tutta la stirpe, buona parte dei privilegi. Nel 1923 fu eletto presidente della nuova repubblica turca. Con il primo ministro Eminonu avviò la modernizzazione del paese: abolì il califfato, laicizzò lo stato, riconobbe la parità dei sessi, introdusse la scrittura in caratteri latini. La sua vita sentimentale non fu facile. Sposò una ragazza della borghesia dell'epoca che dopo alcuni anni ne chiese la separazione. Non sopportava la vita libera, che per motivi di stato, conduceva il coniuge. Non denigrò mai il marito e fece vita ritirata morendo in tarda età. Dalle fotografie si può notare che Ataturk e la moglie erano una bella coppia con un bel portamento ed un bel  volto. Non ci furono eredi.

Visitiamo il centro della città che è una metropoli.  
Il traffico è intenso ma non si ha l'impressione del caos. Le strade larghe. Molte bandiere turche sventolano e non solo dai palazzi pubblici, anche da molte abitazioni private. Come in tutte le grandi città molti negozi si affacciano lungo le strade e molta gente cammina frettolosa. Entriamo in una panetteria e tutta la merce in bell'ordine è in mostra ma solo il fornaio la prende su indicazione dell'acquirente. Appena gli avventori turchi si accorgono che siamo stranieri ci lasciano subito il turno ed attendono pazientemente la fine dei nostri acquisti salutandoci poi con simpatia. Abbiamo conferma della gentilezza di queste persone che avevamo già notato dalla frontiera.  
A pranzo si va in un locale che sembra piccolo, poi viste le nostre perplessità, ci indicano che sopra c'è un altro salone e udite, udite... CON ARIA CONDIZIONATA.
Riprendiamo il viaggio per raggiungere il campeggio di questa notte sarà in prossimità di Hattusa. Troveremo così anche i servizi ed il ristorante.
Belma la nostra guida, ci informa che il titolare del campeggio ha recitato in un film  evocante la vita del popolo ittita e sarebbe felice di farcelo vedere. Why not? Quando lo vedo in viso non posso non osservare che quest'uomo ha lo stesso profilo del guerriero ammirato al museo. Capisco perché è stato scelto per recitare nel film.  Ceniamo e poi dedichiamo la serata alla visione del filmato. E' un completamento alla visita che faremo ad Hattusa, l'antica capitale l'indomani mattina.
 
 6.06.07  
Mercoledì – Carsamba (ciarsciamba)
HATTUSA (Bokazale)  
Un paio di pulmini ci aspettano alla mattina per accompagnarci ai siti archeo ittiti. Non è rimasto molto di questo valoroso popolo guerriero. Una prima sosta per osservare le fondamenta di un tempio con i resti delle vasche per le abluzioni ed i magazzini per i cereali, parte delle mura della città sono state ricostruite ma si può capire che opera importante fosse. Stiamo osservando e non ci accorgiamo  d'essere osservati a nostra volta. Ed ecco calare su di noi frotte di venditori ambulanti. Tutti artisti! Ci presentano collane di tutti i tipi, “rigorosamente fatte a mano con pietre naturali”. L'importante e credere a questi perché fra un po'  dovremo credere ai prossimi venditori. Infatti ci spostiamo per osservare altre rovine. Vediamo la porta dei leoni con la scultura ancora ben visibile e poco più avanti la copia della stele di quel guerriero visto al museo. Come anticipato siamo raggiunti da altri venditori. Questi ci offrono piccole sculture di pietra. Naturalmente ci assicurano che sono fatte a mano... da loro. Non sanno cosa raccontarci per convincerci all'acquisto. Ormai siamo in balia di una frotta di “studenti che eseguono le sculture a mano per pagarsi gli studi”. Ci siamo capiti.....  
collane acquistate ed.. indossate  
Siamo pronti per spostarci con i nostri pulmini e vedo che i nostri “carnefici” sono organizzatissimi. Salgono sulle pedane del camioncino della spazzatura per poter seguire il nostro torpedone e potere così  seguire il percorso turistico. Non ho parole e nel contempo ammiro tanta volontà. Penso che per loro rappresentiamo una possibilità di guadagno importante.  
Siamo in un altro sito. Un lungo tunnel fortificato scavato attraversa una collina da una parte all'altra. Lo scavo è dritto e permette di vedere la luce alla parte opposta. Dunque sapevano fare anche opere ingegneristiche non semplici. Da una parte il suolo è pianeggiante e sfocia su un ripido pendio da dove è possibile osservare la vallata opposta. Sicuramente era punto di osservazione e serviva per la sicurezza della città. I nostri “artisti” non ci hanno lasciati e tentano ancora qualche vendita.  

Prossima tappa un percorso fra le coste di una collina che presenta pareti lavorate con rilievi rappresentanti plotoni di guerrieri effigiati con elmi e lance.   

Una scolaresca  del posto sta visitando il sito con  noi. E' interessante vedere questi ragazzini ascoltare le spiegazioni dei loro insegnanti. Fra loro alcuni mantengono il caratteristico profilo ittita.  
Attraverso  loro si mantiene il ricordo di volti antichi di uomini che hanno solcato questi territori all'epoca in cui in Egitto regnavano i faraoni che sconfissero  con l'uso di carri trainati su ruote.   
 
Nel frattempo i nostri venditori non ci sono più. Come mai? Sono corsi tutti in una piazzetta dove è allestito un mercatino per la vendita di centinaia di collanine, sculturette ed oggetistica varia che loro si procureranno chissà dove e che qui vendono ai turisti........

Velocemente il nostro torpedone ci riporta al campeggio da dove, dopo aver pranzato,  ripartiremo per la Cappadocia (Cappadochia).  

scolpiti nella roccia come fecero allora e ancora ben conservati  
Arriviamo in serata al Kaya camping di Urgup, ci parcheggiamo con le nostre case mobili, quasi nobili dato che si stanno comportando molto bene e viaggiano per km su km senza mai darci problemi. Troviamo degli ottimi servizi con abbondante acqua calda, pulitissimi. Ci sarebbe anche la piscina ma non riusciamo ad utilizzarla troppe cose meravigliose ci attendono.

Dopo cena i gestori  del campo ci fanno una dimostrazione di tappeti. Scopo spiegarci com'è la lavorazione del tappeto con nodo gordiano. Leggi: tentare qualche vendita... e che ci vogliamo dimenticare che la Turchia ha una parte in Europa ma, uno in Asia? Però ci fanno vedere tappeti di pregio un po' cari ma belli. Giancarlo la passa liscia anche stavolta perché mi capita un incidente di percorso (chiamo le cose come sono  e cioè dissenteria.....) Per fortuna che al primo lieve sintomo sono scappata in quelle belle toilette che vi ho descritto qualche riga fa. Da dove ne sono uscita, esausta, dopo che tutta la dimostrazione era terminata. Che dispiacere! Oltre a tutti i miei guai qui stanotte piove e la temperatura è scesa di molto. Qualcuno accende la stufa. Naturalmente noi no, vivo con un calorifero vivente.

     
    07.06.2007 – 08.06.2007
     
    giovedì -  venerdì
    persembe (perscembe) – cuma (giuma)  

  • Valle di Peristema  
  • Villaggio di Selime  
  • Città sotteranea di Kaymakli  
  • Chiese rupestri di  Goreme  
  • Camini delle fate  
  • Valle di Avcilar  
  • Villaggio Cavusin chiesa di S. Giovanni Battista  
Lo spettacolo che madre natura ci consegna è meraviglioso e molto difficile da descrivere. Ma usando questo aggettivo, “meraviglioso”, ho scelto una scorciatoia perché sarebbe più corretto dire anche strabiliante, stupefacente e via così elencando tutti gli aggettivi superlativi che mi vengono in mente.
Alla vista del panorama l'emozione aumenta passo dopo passo. Sento questi sentimenti montare dentro come un'onda del mare. Lo stupore è grande.  Non siamo davanti ad un'opera umana ma di Madre Natura. Qui, in questa valle, lascia correre i suoi venti ad una velocità supersonica. Si si proprio così.
Mi piace immaginare che ad ogni incursione, come il grande artista, usa i suoi venti per  limare, correggere e modellare la sua opera. Quest'opera, che è il territorio stesso, formata da colline e montagne di calcare e roccia di consistenza e resistenza all'erosione, decisamente diversa; ma queste due materie si presentano  unite fra loro. La parte più tenera è sovrastata da quella più dura. Ecco perciò che ci troveremo davanti pinnacoli, torri e coni con la parte inferiore calcarea chiara, e quella superiore, come se una grande mano avesse modellato un cappuccio, di roccia scura creando un contrasto cromatico e di materia del tutto nuovo e straordinario.  
Nei tempi antichi anche l'uomo ha sfruttato queste particolarità del territorio scavandovi all'interno: abitazioni, piccionaie, granai e suggestive chiese rupestri arricchite di affreschi dai colori ancora oggi ben mantenuti. I volti dei santi come quelli della Madonna e di Cristo sono sempre molto delicati. Purtroppo l'azione degli iconoclasti che non sopportavano la rappresentazione del volto umano, ha spesso  cancellato gli occhi dei dolci volti raffigurati con tanta abilità dai monaci. I religiosi avevano scelto questi luoghi per poter  fuggire dai persecutori delle varie epoche.

Ingegnoso il sistema di comunicazione nella città sepolta di Kaymakli.  

Ci troviamo in un complesso di abitazioni che si sviluppa per otto piani sotto il suolo. Attraverso fori passanti dal basso verso l'alto, fu creato un sistema interfonico per comunicare fra i vari livelli. Tutti gli ambienti ricevono l'aria  tramite un grande camino che attraversa tutti i livelli. All'interno non si sentono cattivi odori, sempre grazie al flusso dell'aria dai piani a livello del terreno fino a quelli più in basso. Ogni livello veniva messo in sicurezza tramite la rotazione di una enorme macina che ne chiudeva l'accesso. La macina di chiusura ha un diametro di più di due metri.  

A Zelve notevole la chiesa del pesce. Porta il simbolo dentro al cerchio. Con questo disegno i cristiani, perseguitati indicavano il loro luogo di culto. In greco antico nella parola “pesce” si racchiudeva il nome di Cristo figlio di Dio. Poco lontano la chiesa dell'uva. Si notano ancora i tralci disegnati su affresco.
Intanto le formazioni calcaree si presentano a strati di pinnacoli piramidali e fra alcuni di questi si notano i fori per  le piccionaie;  forse ancora oggi sono abitate.
A Cavusin possiamo visitare la chiesa di S. Giovanni Battista. La volta ed il soffitto presentano sculture a rilievo ancora ben conservate.

La Valle di Goreme conta circa 350 chiese o cappelle. Sotto le volte ed all'interno di queste chiese è affrescata tutta la vita di Gesù, come una bibbia illustrata. Le opere sono ben conservate, tenuto soprattutto conto della moltitudine di persone che entrano per vederle.  

Dopo un pranzo all'ombra di alberi secolari in una delle locande sparse sulle pendici di Goreme, acquisto una bambolina cucita dalle donne del posto, caratteristica della Cappadocia. Assieme a me altre colleghe di viaggio fanno l'acquisto.
Rientriamo ai camper, abbiamo un po' di tempo, ognuno di noi lo utilizza come meglio crede: alcune amiche vanno a visitare la lavorazione della pietra turchese da un gioielliere amico di Belma, io faccio uno shampoo, altri riposano finché non sarà l'ora per recarci, con il pullman a nostra disposizione, al caravan serraglio di Sauhan ed assistere al rito dei dervisci danzanti.
Purtroppo la serata è piovosa e pertanto non manca qualche disagio. Il pullman ci porta ben vicine all'ingresso poi però tocca attraversare ampi cortili scoperti .... e giù acqua.....
Finalmente entriamo, ambiente molto ampio ma buio. E' come se il tempo si fermasse. Non parla più nessuno. Seguendo il corridoio e chi sta davanti a noi, arriviamo al punto dove sono state poste le panche. Ci sediamo uno vicino all'altro (altrimenti non ci si sta....) ora gli occhi si sono abituati e ci guardiamo intorno. Siamo al centro di uno spazio ampio dove i dervisci eseguiranno la loro danza. Rimaniamo in attesa e quando le fioche luci diventano ancora più deboli qualcosa si muove. Arrivano i suonatori di uno strumento che mi sembra un liuto al suono del quale inizieranno la loro danza sei dervisci. Ruotano su se stessi tendendo il braccio destro con il palmo della mano rivolto al cielo per ricevere da Dio ciò che poi restituiranno subito al mondo con la mano sinistra aperta verso terra. Attendono l'unione con Dio cioè la morte, con grande gioia. Le rotazioni continuano per molto tempo (forse 30 min.) e girano sempre dalla stessa parte. Non si capisce come facciano a mantenere l'equilibrio. La loro danza rotante si chiama sama.
I dervisci: uomini  votati alla povertà che vivono soltanto di elemosine. Possono avere una loro famiglia. Vengono avviati alla vita mistica in giovane età. La loro veste è una lunga tunica bianca molto larga, chiusa fino al collo, con in testa un alto cappello di feltro rosso.
Il loro ispiratore fu il poeta Mevlana.
La nostra prossima tappa sarà Konya. Però........ sono stata estratta io per la pastasciutta collettiva................. che strizza! Giuro che sono molto timorosa da questa prova. Giovanna mi incoraggia e mi ricorda che pranzi numerosi ne ho già cucinati e completi di tutte le portate. Ma sai com'è ci si sente responsabili. Come dire, la sera i miei compagni hanno desiderio di mangiare qualcosa di buono. E  devo dire che la penso proprio come loro. 
Aksaray: consulto davanti a i fornelli
Insomma il fato mi è stato favorevole. La sosta serale è prevista ad Aksaray. E' il parcheggio molto ben organizzato di un motel. Troviamo un grande spazio per i nostri camper e, per la cena un grande terrazzo pavimentato, attrezzato con tavoli e sedie (della serie le nostre cose possono rimanere ben chiuse dentro ai camper), un lungo piano di lavoro in marmo con disponibilità di fornelli funzionanti, acquai con erogazione di acqua calda e fredda. Insomma una condizione che più favorevole non potrebbe essere. Pino viene vicino al mio camper e con chiari ed inconfondibili cenni mi fa capire che sono una donna fortunata. Naturalmente Giancarlo non perde l'occasione per sottolineare la cosa, dicendo che la mia prima fortuna è stata LUI!........  Si comincia! Arriva Enzo Andreolli con il pentolone di ordinanza che gentilmente l'organizzazione (per un piatto di pastasciutta questo ed altro) fornisce a chi tocca.....
Intanto Giovanna prepara antipastini vari, ognuno prepara il tavolo prescelto, io mi accingo alla preparazione del condimento. Il menù è pasta al tonno. Alla fine non ne è rimasta in fondo alla pentola e molti amici hanno bissato. E' stata una bella esperienza che non ha richiesto nessuna particolare abilità. Anzi molto divertente quando con Giancarlo, passando da un tavolo all'altro, abbiamo scodellato le porzioni. Guido pensava a documentare tutto con la cinepresa. Pensare che Giancarlo con Guido ha anche lavato il pentolone è tutto dire. Penso sia stata la sua prima volta.

Bellissima. Si ho capito che se mi è piaciuto tanto posso sempre ripeterlo...................  

 
09.06.2007  
sabato – cumartesi (giumartessi)
Sulthanani – Konya    

La partenza è prevista per mezzogiorno così la mattina possiamo sistemare un po' i nostri camper e, se necessario, fare un po' di scorta al market.  

Sulthanani, l'interno del caravanserraglio
Lungo la strada per Konya entriamo in un villaggio e, cosa succede? Ci accolgono facendoci passare con i camper sopra a dei tappeti. Non sapevamo di essere così tanto considerati! Ed infatti non è per noi che sono stati stesi i tappeti sulla strada ma per farli invecchiare! Proprio così per poi venderli come tappeti antichi. Il trattamento consiste nel bagnarli con acqua e fango e farci passare sopra il traffico...... 
Sosta al caravanserraglio di Sulthanani. E' uno dei più importanti ed è ancora molto ben conservato.
 
I caravanserraglio erano concepiti come soste per passare la notte al coperto e mettersi al riparo. Erano il rifugio delle carovane dai ladri. Si pagava una tassa al sultano in cambio della quale si riceveva alloggio e riparo per tre giorni. Furono utilizzati anche come arsenali ed accampamenti militari.  
La visita si conclude andando un po' a zonzo per il villaggio. Vediamo un grande forno dove il fornaio sta impastando il pane aiutato da un ragazzino che sembra uno di famiglia tanto gli assomiglia, è il nipote, mentre il figlio sta al banco di vendita. Notiamo la pulizia e tutte le forme di pane bene ordinate pronte per la vendita. Il profumo di pane fresco quasi mi fa svenire............. perciò urge un acquisto di varie specialità. Poco più avanti, nascosto in un cortile, troviamo un laboratorio di tessitura e riparazione tappeti. E' troppo interessante, ma abbiamo poco tempo, ciononostante riesco ad acquistare un piccolo tappeto quadrato. Sembra fatto per il camper. Questa volta non resisto e.................. . lo porto con me. Prezzo molto più basso che in altri centri. Ora me lo guardo ogni volta che salgo in camper e mi piace sempre più. Con i tappeti va così, come per i quadri, quando piacciono non stancano mai.

Raggiungiamo i nostri compagni di viaggio e puntuali partiamo. Konya ci aspetta.  

Arriviamo a Konya e parcheggiamo in un piazzale vicino ad un nuovissimo centro sportivo/culturale. Lo spazio è più che sufficiente però la pavimentazione è in terra battuta, bella rossa. Al momento non ci facciamo caso……………….
Un’oretta per pranzare e poi via al mausoleo di Mevlana con il minareto dal tetto verde smeraldo. All’interno una sala adibita a museo degli strumenti musicali e dei costumi dei Dervisci. Un’altra sala contiene le tombe di parenti e discepoli del poeta Mevlana il cui sarcofago è separato  dalle altre sepolture, da una griglia. E’ coperto di broccati d’oro e sormontata dal turbante. Numerosi erano i pellegrini raccolti in preghiera.  
All’uscita visita alla città, ma tu guarda dove ci porta il destino! Davanti ad una galleria di tappeti che vengono svenduti per fine attività. Questa volta non c’è niente da fare, Giancarlo deve mettersi il cuore in pace. Ho deciso entro e……….. compro. Però il pacco è pesante; niente paura il venditore ha capito benissimo dove siamo parcheggiati e dice che ci pensa lui e glieli pagheremo alla consegna. Uh! Che bellezza possiamo continuare a scorazzare per la città senza pacchetti da portare.

Nel mezzo di un parco, fra le rovine di antiche mura c’è la Moschea di Allahaddin. Io penso alla lampada magica ma questo non è il caso siamo in moschea. 42 colonne con capitello sostengono il tetto in legno.  

interno mausoleo di Mevlana  
Durante la passeggiata incontriamo anche Marcello e Rosa Paola, si decide di riposare un momento prendendo un tea sotto l’ombrellone ed al tavolo, di un bel caffè posto su una collinetta che guarda in basso la città. Una chiacchera tira l’altra ed il vento comincia alzarsi portando qualche nuvola. Non c’è problema, dico io, anche se farà un po’ di pioggia qui non dura mai molto……………………… Dopo due ore siamo ancora attorno al tavolino e sotto ad un ombrellone che ormai fatica a trattenere la pioggia che cade ancora copiosa. Gli amici hanno lasciato il gatto in camper e gli oblò aperti. 
non piove più c’è l’arcobaleno, ma quanto fango!  
Drastica decisione:
si corre sotto la pioggia alla cattura di un pulmino per rientrare quanto prima. Guido e Giovanna si fiondano sul primo che passa, seguiti da Rosa e Marcello. Noi, invece tentiamo la corsa a piedi. Così facciamo. La strada non è poca e talvolta allagata ma sai com’è, quando Giancarlo decide… chi lo schioda più? Nel frattempo frotte di pulmini ci passano a fianco ma noi imperterriti. In questa città il trasporto urbano si svolge con tram e con questi piccoli torpedoni da circa 20 posti che passano in continuazione lungo la strada principale, basta dare la destinazione e pagare il biglietto.
Al rientro vediamo che quel bel piazzale di terra rossa si è trasformato in una palude di sabbie mobili. Alcuni camper sotto alle ruote hanno delle voragini. E’ un problema anche camminare. Pavimento scivoloso al massimo e poi lascio immaginare cosa si attacca alle suole delle scarpe. Altra decisione, i soprascarpe indossati per visitare il Mausoleo ora possono esserci utili per raggiungere il camper. Buon per me che non li ho buttati. Nel frattempo non piove più e due arcobaleni attraversano il cielo.  
In serata arriva l’amico dei tappeti puntuale. Molti di noi hanno fatto acquisti da lui poi con Giovanna e Guido, stavolta anche noi saliamo in pulmino, andiamo a cenare in città. Terminiamo la serata presso il negozio di un amico del cameriere del ristorante che fa una fatica sovrumana per venderci uno scendiletto. Non può accettare che siamo entrati in quattro e nessuno acquista. Così a tira e molla alla fine ne prendiamo uno. Finalmente ci lascia andare. Dico così però dell’acquisto dei tappeti la cosa che più mi piace è la trattativa. Sembra sempre che non vada a buon fine, poi c’è sempre il rilancio da parte del venditore. E un altro……………. Ora è qui con noi a casa e lo guardo ricordando il diluvio, la buona cena, l’amicizia con il cameriere e la trattativa.  
Si va a dormire quasi tutti all’asciutto. Chi aveva lasciato gli oblò aperti ha trovato bagnato anche il letto con grande disagio. Un altro problema sarà uscire dal pantano. Intanto andiamo a dormire per ricostituire un po’ di energie, domani ce ne sarà bisogno.  

 

  10.06.2007 – 11.06.2007
domenica – pazar gunu
verso Antalya  

Al nostro risveglio troviamo una bella giornata.  

Cominciamo a muovere i camper, noi riusciamo ad uscire dal pantano e con noi anche alcuni altri, ma per la maggior parte è necessaria la fune e la forza di tante braccia per far uscire i mezzi dal piazzale. La nostra guida sembra preoccupata ma poi vede la forza della nostra compagnia e si mette calma. L’ultimo camper ad uscire è quello di Pino. E’ il più pesante. Si spezza la fune del primo tentativo, al secondo tentativo un gruppo di “tiratori scelti” rotola nel fango, al terzo finalmente le ruote riescono a fare aderenza, prima lentamente e poi sempre più decisamente finché anche questo camper è sulla strada.
Un bel sospiro di sollievo e ci si mette in marcia. Lasciamo Konya per raggiungere Antalya attraverso la catena dei monti Tauri.

Appena la strada ce lo consente facciamo una sosta. Uno dei nostri famosi coffee brek. Così dato che allo slargo c’è una bella fontana…. Tutti a lavare le scarpe che tra ieri e stamattina si erano notevolmente inzaccherate di creta.  

Superiamo il passo do Ols Geldiniz a 1600 metri.
Lungo la strada per Silifke vediamo grandi canyon, scavati dal fiume Goksu, che sprofondano con pareti completamente verticali, rosse che si lanciano sul fondo dell’orrido mentre in vetta presentano una pianura estesa e fertile con belle coltivazioni. Nelle acque di questo fiume trovò la morte per annegamento, a causa della pesante armatura, Federico Barbarossa nel 1190. Tragico destino toccato ad un uomo che per tutta la sua vita aveva sempre temuto l’acqua e non sapeva nuotare.
La zona, irrorata dal fiume, è a frutteti di albicocche, fichi, melograni ed ulivi.
Durante il percorso possiamo ammirare paesaggi sempre diversi ed inattesi. Siamo in montagna, i boschi di abeti e cirmi fanno da cornice alla strada.
Acquistiamo delle ottime olive di produzione locale ed delle ancora più buone albicocche. Sembrano crude a vedersi, si presentano verdi e durette. Poi quando ne assaggio una non smetterei più. Sono dolci e con il caratteristico sapore dell’albicocca, figuriamoci non lo ricordavo più. Nei nostri mercati arriva tutta frutta in provetta e quando va bene è succosa.  
Attraversiamo parecchi villaggi, uomini e donne lavorano la campagna e ci salutano. La nostra troupe formata da 19 camper fa un certo effetto quando passa.
Uzuncaburc, mezzo di trasporto
Ad Uzuncaburc (Uzungiaburg) raggiungiamo le rovine antiche con un mezzo di trasporto inusuale per noi, ad attenderci c’è un carro agricolo che ci conduce: al Tempio di Zeus, I costruzione religiosa in stile corinzio, tempio di Tyche, ai resti del teatro. Anticamente la città era circondata da mura e torri. Ammiriamo una di queste, alta 22 m che si presenta in buono stato.
Ora la strada corre sulla sommità di uno di questi altipiani dove l’escavazione delle acque ha prodotto la valle del Paradiso e dell’inferno. Per raggiungerle una discesa di 350 gradini porta ad un antro tanto grande che potrebbe contenere il duomo di Milano. Dentro un piccolo altare crea una atmosfera suggestiva. Già osservando dall’alto si comprende la vastità di questi luoghi.  Riprendiamo il nostro viaggio. Ci stiamo abbassando da lontano vediamo il mare e, come un miraggio galleggiante, il castello di Kitkalesi. 

Questo castello fu costruito in un’isoletta in mezzo al mare per preservare dalla morte, che sarebbe avvenuta  a causa di un morso di serpe,  una fanciulla. Il fato volle che dentro ad un cestino di frutta recatole dalla terra ferma, si fosse nascosta proprio  una serpe  che la punse uccidendola vanificando gli sforzi del padre per assicurarle la vita.  

In serata arriviamo a Mersini , pernottiamo in campeggio dove rimarremo anche la prossima notte. Ci concediamo una giornata al mare.  Dopo la sistemazione decidiamo di cenare al ristorante del campeggio e si uniscono a noi Roberta, Enzo, Pino, Annamaria.  

il campeggio di Mersini
La mattina, indosso maschera e pinne per un bagno nel mare. Non so che presto andrò a  vivere una grande emozione. Incontro una grande testuggine che bruca sul fondo marino e nuota pacifica. Al mio richiamo mi raggiungono alcuni amici e facciamo questa bella esperienza assieme. Allontanandomi ne incontro ancora una e un’altra più piccina e forse, proprio per questo, ancora più carina da osservare nei suoi movimenti. Ah che bello non potevo crederci. Fino ad oggi per fare certi incontri dovevo trovarmi ai Caraibi oppure nell’Oceano Indiano.
A pranzo ripetiamo l’esperienza del ristorante (cigara borek) pomeriggio con caffè da Roberta e partita a burraco. Nel frattempo ho consegnato la biancheria del letto e gli asciugamani alla lavanderia; fra un paio d’ore mi ritornerà pulita, profumata e stirata. Questa sera sarà possibile cucinare la pasta collettiva. E’ stata estratta Rosella Marrone e tutte le altre hanno tirato un sospiro di sollievo…………………………….  
Data la sistemazione: Diva Razzauti e Carla Servolini preparano la torta per tutti i compleanni festeggiati fino ad oggi. Enrico ci proietta uno dei suoi super film del viaggio in Finlandia, Norvegia e Svezia. Seratona, prepariamoci che domattina si riprende il viaggio da bravi randonneur.  
 

12.06.2007

martedì – sali
Mersini – Anamur
 
 
Partenza per Anamur dove le testuggini usano la spiaggia per depositare le uova.  
Usciamo dal campeggio su una strada stretta a due corsie, per questo motivo la polizia ci fa da battistrada. Siamo una colonna di 19 camper ed il percorso è in montagna. Saliamo e saliamo finché rivediamo il mare in lontananza…. Godiamo di colori fantastici: pini verdi (di quel colore fresco e nuovo delle gemme primaverili), mare turchese di varie intensità. L’occhio gode di queste “cromìe” e la mente prova emozioni intense. A riportarmi alla realtà è un grosso tasso morto in mezzo alla strada. E’ un bell’esemplare e provo molta pena per lui e la sua famiglia. I tassi vivono in famiglie molto unite mantenendo rapporti anche quando gli elementi si staccano dalla famiglia per fondarne una propria.  
In questa zona (già da Sultanani) vediamo uomini e donne con indumenti, come dire? Più integralisti. Quasi tutti indossano pantaloni con cavallo all’altezza delle ginocchia (sciabar), siano essi giovani o vecchi. Le donne invece portano lunghe gonne arricciate, chiuse all’altezza delle caviglie (sciabar-bayan).  

Riecco il mare turchese incorniciato da una scogliera rossa e pini marittimi dalle fronde verde fresco che arrivano quasi all’acqua. Che contrasti! Che colpi d’occhio!  Ad Aydincik una gradita sosta caffè. Ah che aroma si espande nell’aria. Di colpo la stanchezza si dissolve e tutto questo per un dolce/amaro liquido nero che gorgogliando esce dalla caffettiera e dona una sferzata di energia ai nostri piloti. Non sembra ma la guida in montagna è impegnativa.  

castello di Anamur  
Riprendiamo il nostro viaggio, ci troviamo a circa 50 km da Anamur. Costeggiamo coltivazioni di banane. Presentano un frutto più piccolo e meno giallo di quello conosciuto in Italia. Belma, la nostra guida ci spiega che vengono colte ancora verdi dalla pianta e fatte maturare da parte.
Attraversiamo un paese dove i ragazzini lungo le strade ci accolgono salutandoci con chiassosi “hallo”. Le baracchette di vendita delle banane sono sempre più frequenti ma noi dobbiamo andare per gli acquisti bisogna sperare alla prossima sosta prevista.
Ora le coltivazioni di banana sono in serre protette. Precedentemente queste serre erano adibite alla coltivazione del pomodoro. Con questo sistema si riescono a fare tre raccolti.
Ed eccoci al castello di Anamur. Antica costruzione romana di 36000 mq successivamente assoggettata agli arabi. Trattasi della fortezza romana sulla punta più a sud dell’Anatolia.
Visitiamo tutta la rocca che collega, oggi, tre cortili contigui, al centro di uno di questi c’è una moschea costruita dagli arabi, intorno al 1300, ed è ancora oggi aperta al culto. In questo preciso momento della nostra visita stanno facendo la preghiera, alla fine di questa, l’imam ci concede il permesso di visitarla. Durante l’attesa il custode del castello ci dona un ramoscello di rosmarino profumatissimo.  
Saliamo sui vari torrioni che si raggiungono attraverso ripide “scalette” con strettissimi gradini (da piede 32) parecchio pericolosi.    
Dai torrioni si gode un panorama di mare aperto dalle varie tonalità e questo mare è abitato da testuggini che depositano le uova sulla spiaggia sottostante la rocca.
La fortezza è circondata da un fossato con tante tartarughe di varie misure. Sono veramente molte ed abituate a ricevere qualcosa da mangiare dai visitatori. Per questo si avvicinano, nuotando velocemente, verso il ponticello quando ci vedono arrivare ed attraversarlo.
Verso le 15 troviamo il campeggio “Dragon”. Posizione fronte mare. I servizi non sono granché ma si lasciano perdonare per la vicinanza della spiaggia e del mare.
Per pranzare (si fa per dire) utilizziamo un comodo tavolo fisso del campeggio stesso. Pomeriggio io e John laviamo il camper che diventa pulitissimo. Na bellezza…
Purtroppo durante il viaggio (strada di montagna, curve e controcurve) il cassetto delle bottiglie ha ceduto e si è rotto. Giancarlo e Guido (2 ingegneri della serie: “che cosa vuoi di più dalla vita?” cosa fanno? S’ingegnano a ripararlo! Nel frattempo io raggiungo Giovanna alla spiaggia e poi assieme, a passeggio per scoprire le tracce della deposizione delle uova da parte delle tartarughe. Troviamo parecchie impronte del  loro passaggio. I nostri colleghi di viaggio riprendono con la telecamera tutto.
Arriva Giancarlo e si fa il bagno. Siamo tutti tranquilli perché stasera sarà Adele a fare la pappa per tutti. Passando davanti al suo camper si sente un profumino…… Ha messo a cuocere il sugo ed ha posizionato la sua sdraio davanti alla porta del camper per controllare la cottura.
All’aperitivo Annamaria, Maria, Diva e Rosa Paola ci fanno una bella sorpresa presentandosi vestite con i pantaloni delle donne del posto (scialvar-bayan) ed i fazzoletti in testa. All’ora di cena possiamo tutti constatare che la nostra Adele ha fatto un buon sughetto alla pizzaiola che tutti abbiamo gradito.
Il doposerata è continuato cantando canzoni degli anni 60 con Guido che faceva il maestro del coro.
Ma la cosa più eccitante sarebbe quella di vedere una tartaruga uscire dal mare per risalire la spiaggia per trovare un luogo adatto  alla posa delle sue uova. Così, verso mezzanotte, sotto un cielo stellato, con una luna quasi piena, ci dirigiamo alla spiaggia. E’ così buio che le stelle sembrano vicine. In mezzo al mare la lunga scia argentata della luna è un’autostrada per i pesci.
L’attesa è lunga e siamo stanchi ma Marcello è fiducioso, noi torniamo ai camper lui resta e sarà premiato.
 
 
   
13.06.2007
 
mercoledì – carsamba (ciarsciamba)
da Anamur verso Alanya grotta di Damlatash  
Al nostro risveglio cerco Marcello. Mi piace sapere se la sua attesa è stata fruttuosa ed in cuor mio penso che mi dirà che purtroppo nonostante la sua pazienza ecc. ecc. ed invece….. incontro  Marcello più arzillo che mai, carico come una molla che non vede l’ora di poter raccontare la sua grande avventura. Nella notte erano risalite dal mare ben tre tartarughe. Due si sono spaventate, eppure Marcello non è brutto!, ma la luce della torcia le ha disturbate e sono ritornate in mare….. al terzo avvistamento il nostro amico, non ha acceso la luce… Ha lasciato che la tartaruga scegliesse il suo posto sulla spiaggia dove ha scavato una buca  profonda circa 50 cm. A questo punto la deposizione avrebbe richiesto circa 30 minuti. Il tempo sufficiente per correre al camper di Enrico, che già dormiva con un occhio solo, avvisarlo e fargli strada per poter raggiungere il luogo e poi aiutarlo a filmare con la luce del faro puntata sul punto destinato. La mattina i volontari del WWF locale avevano  posto una gabbietta a forma di piramide sul punto preciso, ben coperto da mamma testuggine, per isolare la zona e poter controllare la schiusa delle uova.
Immagino cosa dev’essere stato essere lì presenti ad osservare questo fenomeno se già il racconto mi fa provare un’emozione molto forte. Superfluo dire che molti di noi capiscono che quella notte non si doveva rientrare per dormire…………….. come tutte le cose BISOGNA CREDERCI. E bravo Marcello.
Ma fra un racconto ed un  “che bello” arriva l’ora fissata per la partenza. Dalla radio di bordo ci giunge il buongiorno di Pino e ci mettiamo in marcia.  
La strada che percorriamo stamattina è molto panoramica ma… tutta curve!!
Arriviamo ad Alanya per entrare nella grotta di Damlatash (la pietra gocciolante). All’ingresso Belma ci fa molte raccomandazioni perché La grotta potrebbe avere degli effetti negativi sulle persone sofferenti di cuore. In effetti la grotta è una volta molto alta, circolare ed ampia. A mio parere non dà alcun senso di mancanza d’aria ma, piuttosto di tranquillità. Dal soffitto scendono fitte fitte le stalattiti. Le persone sofferenti d’asma vi sostano per cura. (Io ho già visto le nostre grotte di Frasassi e non esiste paragone.)  
Percorriamo il lungomare ed improvvisamente ci troviamo immersi fra i grattacieli. La maggioranza del turismo proviene dalla Russia, Inghilterra e Germania. Il clima è buono e soprattutto per chi vive solitamente al nord Europa è un’ottima opportunità. Qui trovano città moderne ed organizzate con costi ancora vantaggiosi e, da non trascurare, un bel mare. Certo se guardo agli anni in cui d’estate facevamo le vacanze in Turchia devo dire che non è rimasto più nulla. Dove c’erano coltivazioni di banane ora ci sono palazzi minimo di otto piani disposti in file parallele. Ora il cemento ha conquistato il territorio ed il popolo turco ha un dinamismo notevole nel trasformare il paese.  

Continuo guardarmi intorno e vedo un mare Bluette che lambisce spiagge bianche che a loro volte sono incorniciate da un lungomare ben curato con aiuole di palme ed ibiscus colorati. Ed ancora palazzi, negozi, hotel e restaurant e turisti che guardano stupiti la nostra colonna passare. Secondo il mio punto di vista stanno sfruttando troppo il territorio e le belle aiuole curate non nascondono gli alveari di appartamenti fittamente costruiti uno fianco all’altro.
Fra le altre cose assistiamo all’arresto di un ladruncolo. Sob sob, sicuro avrà combinato qualcosa di grave, però, si sa, fa un certo effetto vedere come i poliziotti lo immobilizzano e lo trascinano via. Ci rimango male e mi chiedo sempre come mai l’uomo che è stato creato ad immagine e somiglianza di Dio, a volte è una persona buona e corretta ed altre volte usa le sue energie per far danno ai suoi simili e, quando gli va male, anche a se stesso. Eppure ogni bimbo che nasce è una grande gioia…..
Al porto troviamo l’area giusta per noi per la pausa pranzo.
Ripartiamo da Alanya e continuiamo vedere grandi costruzioni dalle architetture avveniristiche ma… troppe.
Ci dirigiamo a Manavgat per vedere le cascate. Deluuusione dolce chimera sei tuuu. Forse manca l’acqua, anche qui in Turchia quest’anno c’è il problema della siccità per le piogge scarse.
Siamo parcheggiati in un campeggio in riva al mare così al nostro rientro possiamo farci un bagno rigenerante. Rimaniamo in spiaggia fino al tramonto. Questa sera sarà Flavia con Renato a prepararci la pappa. Che bello basterà preparare il tavolo e qualche contorno.  
Finita la cena, rullo di tamburi, si estrae la prossima “volontaria”. L’aria si fa un po’ più pesante chissà come mai. Ed ecco finalmente il nome, Giovanna!  E vai….così poi non ci pensiamo più. Ah che dolore. Non è vero niente, ossia un po’ di dolore c’è si pensa subito ad organizzarsi, però per tutte le altre, che sollievo! Sto scherzando, come ho già detto, tutti aiutano ed alla fine è una bella esperienza.
Finiamo la serata con il filmato di Diego Piacentino del suo viaggio in Tunisia ed Algeria. Ed ora notte notte, prima però si va a vedere le stelle in riva al mare.  

14.06.2007

giovedì – persembe (perscembe)
Manavgat – Antalya
 
Manavgat, teatro di Aspendos 60 km; Aspendos,  Perge 40 km; Perge, Antalya 50 km  
Ore 8.15 partenza. Viaggiamo su una buona strada a due corsie e ci allontaniamo dalla costa.
Proseguiamo fino ad Aspendos dove visitiamo il teatro romano. Molto ben conservato. L’architetto che lo costruì, Zenone da Aspendos, ha utilizzato il catino fra due colli ed ha alzato una alta parete dietro il palcoscenico per contenere meglio l’acustica. Quest’ultima era considerata così importante dal suo progettista che ancora oggi si può ascoltare senza fatica ciò che viene detto sul palcoscenico anche dai piani più alti della galleria.
Il teatro contiene fino a 17.000 persone ed è sempre stato a pagamento. Nell’antichità i ricchi pagavano l’ingresso ai poveri purché potessero frequentare il teatro e le sue rappresentazioni.  
Ancora oggi è attivo. All’esterno le locandine elencano il programma di musica lirica per la stagione attuale. L’edificazione risale al II secolo d. C. sotto il regno di Marco Aurelio e per la volontà di due cittadini Crustus Crispinus e Curtius Auspicatus.  
Aspendos, il teatro

La leggenda narra che il re decide di far sposare la figlia prediletta a colui che costruirà l’opera pubblica migliore e più importante. Fra le varie opere presentategli sceglie l’esecutore dell’acquedotto. Dà la sua parola senza aver prima visionato la costruzione del teatro. Un giorno passeggiando fra le colline, sente venire una voce  dall’altra parte della montagna. Si dirige nella direzione per vedere da chi venivano i lamenti e trova l’architetto che impreca perché il re non ha ancora preso visione della sua opera. A questo punto il re deve convenire che l’opera è veramente meritoria però, ha già promesso la figlia e non sa come fare. Ah povera figlia e per fortuna prediletta. Sarà tagliata in due metà per soddisfare entrambe i pretendenti… Speriamo sia proprio solo leggenda!  

Perge, sotto la canicola
Partenza per la prossima visita: Perge. Arriviamo sotto un solleone, circa alle due del pomeriggio e la canicola è proprio pesante da sopportare al punto che alcune amiche decidono di aspettarci sotto la tettoia del bar della biglietteria.  
Entriamo in città ed incontriamo il teatro. L’edificio era lungo 52 m, aveva 3 piani ed ospitava fino a 15000 spettatori. Fu edificato nell’epoca dell’imperatore Traiano.  
Perge, le porte monumentali
Davanti al teatro si estende lo stadio con una lunghezza di 234 m, ha 11 file di gradinate ed ospitava fino a 15000 persone. Due porte monumentali permettono l’accesso alla città. La porta ellenistica fu edificata nel III secolo a. C.
L’agorà è un’ampia piazza rettangolare ad est della porta ellenistica. Il grande cortile che si trova in mezzo ad essa è circondato da negozi ancora in buono stato.
Interessante da vedere anche il ninfeo e le terme di cui sono rimaste ancora alcune arcate.  

Importanti le strade con portici che si estendono tra l’arco di trionfo ed il ninfeo. Le strade sono larghe una ventina di metri tagliate nel mezzo da un canale di scolo largo almeno due metri. Sono fiancheggiate da colonnati ionici dietro ai quali si aprivano i negozi.  

le porte monumentali viste da vicino sono veramente imponenti 
Nella cella centrale del ninfeo era collocata la statua del dio fiume sotto alla quale sgorgava l’acqua che poi irrorava tutta la città correndo appunto lungo il canale di scolo che separa la via colonnata.
Ancora nei pressi della porta ellenistica troviamo i resti di un edificio con finestre ed arcate che conteneva, probabilmente, le terme.  
 
La strada che unisce Perge ad Antalia è una superstrada a tre corsie che costeggia tutte le case automobilistiche come Porche, BMW, Ford, FIAT ecc
La giornata è calda in breve siamo alla periferia di Antalia.

Le costruzioni di palazzi da 10 piani e oltre cominciano a coprire il territorio a tappeto; sono così vicine fra loro che sembrano togliersi l’aria.  

Ormai l’architettura non cerca forme strane o avveniristiche pensa solo a sfruttare al massimo il territorio. Stiamo viaggiando e mi viene in mente una riflessione forse legata al modo di vivere odierno. Qui si vede molto bene che l’”uomo” ha fretta.  

Ha fretta di realizzare opere, di vivere, di lasciare il segno…………. Allora penso che il tempo che disponiamo è come l’acqua di un fiume… sempre diverso, veloce, rumoroso e, soprattutto, non tornerà mai indietro….  

Ci avviciniamo alla città, il traffico aumenta in maniera esponenziale nonostante grandi avenues a tre corsie, rotonde che sembrano piazze (niente a che vedere con le rotonde nostrane dove a volte non ci stanno nemmeno due auto affiancate) per le inversioni o i cambi di direzione. 

Le automobili sono tutte moderne e di grossa cilindrata. Però in mezzo a tanto progresso succede di vedere qualche impavido conducente di carrettino trainato da asinello in mezzo al traffico metropolitano. Non riesco a fotografare la scena ma spero si possa immaginare. Arriviamo al nostro park che costeggia il mare di Antalia. Poco fa abbiamo fatto sosta al centro commerciale Migros. Tempo a disposizione per gli approvvigionamenti meno di un’ora. Il tempo ci rosica sempre le calcagna. Per acquistare qualcosa di voluttuario ci vuole più tempo perciò trasferisco tutto ad un’altra sosta sperando sia più elastica come tempi.  

Ci sistemiamo al park, in riva al mare come detto, purtroppo un’ambulanza è presente, nelle vicinanze, per recuperare un affogato. Non sappiamo chi sia, perché o per che cosa sia avvenuto il fatto ma, ciononostante,  un velo di tristezza per un po’ avvolge il nostro gruppo. Generalmente appena arriviamo a destinazione scendiamo dai camper vociando e allegri… questa sera no siamo silenziosi.  

Arriva un pullman che ci porta alla porta di Adriano e poi alle cascate di Duden, appena fuori Antalia. Zona ovest dopo Lara, cioè alla parte opposta al nostro park che si chiama Konja.
 
Le cascate sono la parte finale di un bel fiume che si tuffa in mare con un salto di circa 100 m. Il pulviscolo dell’acqua forma continui arcobaleni dai colori brillanti. Il fragore dell’acqua che si lancia in mare è assordante, siamo tutti impegnati a fotografare, la cascata è breve ma molto bella!  

Il nostro pullman ci aspetta e ci porta al centro città. Belma ci spiega che seguendo il minareto raggiungeremo il porto vecchio.  

Oh bello  
Dopo una passeggiata nel bazar andiamo a cena in un ristorante tipico. Siamo in 12. Si cena: chi con carne chi con pesce, parecchie birre, dessert di fragole e melone o gelato per tutti. Ogni coppia spende circa 40 lire turche l’equivalente di 25 €. Grandi sorrisi da parte del ristoratore e via alla ricerca di un mezzo pubblico per tornare ai camper. Sorpresa, s’è fatto tardi e non ci sono più mezzi pubblici. Niente paura basta trovare un taxi! Trovarlo un taxi…………. Eccone uno, ci sbracciamo si ferma, già i rivolini di sudore mi correvano lungo la schiena e non per il caldo,  gli spieghiamo che siamo in dodici. Subito telefona ad un paio di colleghi e…. si parte. Il percorso è lungo e giungiamo all’Otopark dalla parte opposta ai nostri camper, ragion per cui lo dobbiamo attraversare tutto. E’ lungo qualche chilometro, è pieno, pieno di locali, luci, giochi e giostre giganti. E’ praticamente mezzanotte ma è pieno di gente e di bambini che si divertono. Non avessimo preso il taxi non avremmo potuto capire cos’era questa zona di divertimenti. 

Dopo aver conversato fra noi si va a dormire. Siamo tutti concordi che in Italia c’è una visione errata dello stato turco. Continuiamo a vedere città moderne, con strade, giardini ed aiuole sempre ben curate ed il territorio pulito; ogni pochi metri uno spazzino pulisce continuamente le strade e se cade una carta per terra non rimane a terra a lungo. Tracce di gomme masticate neanche l’ombra, bottigliette di plastica o lattine vuote nemmeno……………………  

 

15.06.2007

venerdì – cuma (giuma)
da Antalia a Phaselis
Partenza ore 8.30
   
Strada dapprima stretta con molti camion da superare. Si fa il passaparola con il CB dalle prime postazioni verso le ultime per agevolare il sorpasso agli equipaggi che a causa delle continue curve, non riuscirebbero a passare senza la collaborazione di chi sta già più avanti. I panorami sono sempre generosi riusciamo goderli nonostante la strada  impegnativa. Vegetazione di mirto, oleandri color rosa intenso e campanule Bluette, tutt’intorno fanno da sfondo abeti verdi.  
Verso Phaselis la strada scende velocemente al mare con una larga strada a tre corsie.  Arriva la comunicazione di Annamaria che avvisa di curvare a sinistra verso il sito archeologico di Phaselis. Ci prepariamo tutti per girare ma……… purtroppo……….. il camper dietro a noi viene TAMPONATO…….. è il camper di Natale……………...
In men che non si dica lo raggiungiamo con Belma. Anch’io mi porto sulla strada all’altezza dell’incidente per dare il mio contributo. Arrivano più pattuglie di polizia stradale. L’auto tamponatrice è guidata da un poveraccio, senza assicurazione e sicuramente povero. A Natale  vengono subito molti scrupoli di coscienza. Rimane il fatto che i danni ci sono e parecchi. Per farla breve a Natale sono state promesse 2.000 lire turche che quest’uomo dovrebbe recuperare dal suo datore di lavoro………    (io sto scrivendo alcuni mesi dopo il viaggio e a Natale non è mai arrivata una lira). Intanto Giancarlo lega meglio possibile con uno spago: paraurti, fanali e targa. Il gruppo si dirige verso il sito archeo che si trova in riva al mare poi Natale ci raggiunge appena possibile, comunque in breve tempo. Siamo tutti un po’ dispiaciuti per l’avvenimento; poi come sempre in questi casi, il gruppo dà forza ed assistenza all’amico malcapitato, non viene mai lasciato solo con i suoi problemi. Il problema di uno diventa il problema di tutti e tutti si daranno sempre daffare per trovare una soluzione.
il grappolo d'uva
La spiaggia è separata dal parcheggio da una serie di alti archi romani. Poco più avanti si trova un bel teatro di cui sono rimaste 15 file di posti ed ancora l’agorà.  
Belli perché diversi dai precedenti, i rilievi ed i fregi. Una imperfezione della pietra è diventata la testa di un leone (segno di potenza) e poi fiori e grappoli d’uva (abbondanza)  
Facciamo il bagno con la maschera e le pinne e fra i pesci vediamo l’antico porto romano sommerso.
Si fa sosta pranzo in uno slargo in riva al mare…
gli archi di phaselis
Qui dove sporge il muso la pietra aveva un’imperfezione e 
lo scultore dell’epoca la usò per scolpire il naso del leone stesso  
sosta sul mare
Alle 15 si riparte verso Mira (Demre) città dove S. Nicola è stato capo della diocesi cristiana come vescovo.

Bella basilica con pavimento a mosaico geometrico. Fra i vari segni sembra di riconoscere qualche simbolo come la stella di Davide intrecciata. La chiesa fu costruita sulla tomba del santo. Le fondamenta risalgono al IV secolo d.C. 

interno basilica di S. Nicola
Sono ancora visibili l’atrio, il doppio nartece (vestibolo dei catecumeni), il battistero e una tomba paleocristiana con due statue giacenti. In questa tomba probabilmente giacevano le reliquie del santo. Nel 1087 mercanti italiani le avrebbero rubate per portarle a Bari, loro città natale.  
Alla fine del III secolo, Nicola, nativo di Patara, venne consacrato vescovo di Myra. Sotto il regno di Diocleziano, nonostante la prigione e la tortura, distrusse il tempio di Diana ed evangelizzò la regione.  

La leggenda narra: una notte S. Nicola scivolò sotto le finestre di tre ragazzine troppo povere per avere una dote e potersi sposare. Nicola donò loro tre borse d’oro ben fornite. Nel tempo le tre borse, nell’immaginazione, divennero tre palle d’oro. Ciò  non cambia che da questo fatto nacque la consuetudine del dono discreto offerto di notte. Dapprima si tramandò questa tradizione la notte di San Nicola (in alcuni paesi si usa ancora oggi) fu poi spostata al 25 dicembre per ricordare i doni che i Magi portarono a Gesù bambino.  

esempio di sculture che ornavano il teatro  
La prossima visita è il teatro di epoca romana. Belle volte a riempimento di spazi verso la montagna. La cavea è in gran parte tagliata nella roccia. Il primo piano della scena è ancora oggi in buono stato. Rimangono a vista gli spazi per i nobili, sacerdoti e capi di stato con scranni e sedute in pietra con nicchia in marmo.  

Ripartiamo verso Kas dove troveremo il campeggio. Questa sera Giovanna sarà di corvé e cucinerà per tutti. Io preparerò un po’ di tartine per ingannare l’attesa degli amici affamati. Alla fine si mangia sempre molto però così anche la compagnia è ben vissuta. Queste cene collegiali ci hanno fatto serrare meglio le amicizie.    

il teatro romano  
 
16.06.07  
Sabato – cumartesi (giumartessi)
Alla città sommersa di Kekova
In barca  

   

L’indomani mattina una sorpresa: davanti al camper s’è accucciato un cagnone che nei suoi momenti migliori dovrebbe assomigliare ad uno spinone. E’ dolcissimo con quello sguardo mi dice un sacco di cose. Una su tutte: “non è che avresti qualcosa da mangiare?” Così gli preparo un piattino di pappa a base di simmenthal, pane e latte.

Da come se la divora deve gradire molto. Mi scodinzola e si sdraia vicino a me e Giancarlo. Il pensiero corre alla mia cagnolina Titti che di bellezze ne ha poche ma ha molto sentimento. (al momento della stesura del mio diario la mia Tittina è in clinica perché presa sotto da una vettura che le ha fratturato due zampine è stata operata e fra qualche giorno rientrerà con tutori vari e fasciature ma viva. E’ il 3.12.07)  

buon lavoro!  
Dato che disponiamo di uno spazio protetto come il campeggio appunto, gli uomini decidono di darsi da fare per sistemare il paraurti di Natale e, come già ebbero modo di dimostrare con il portellone di Guido, sotto la guida di Cesare ed Enzo riescono a fare un ottimo lavoro. Natale è riconoscente. Ma presto presto perché alle 10 arrivano i pullman (due) che ci porteranno, dopo un’ora di viaggio, al porto per salire a bordo della barca e navigare verso Kekova.  
Quaranta minuti di navigazione fra isolotti ed in mezzo ad un mare calmissimo. C’è anche il fotografo che scatta a tutta birra.
Intorno alle 12 ancoriamo in una baia per prendere un bagno, il primo della mattina. Dopo il II bagno è pronto il pranzo a bordo. Spiedini di pollo e verdure varie. Tutto abbondante e saporito. Mentre stiamo facendo la siesta siamo avvicinati da una barca gelateria. Sì ho scritto giusto ed una cosa come questa può capitare solo qui in Turchia. E’ un popolo intraprendente. Al nostro caicco si accosta una piccola barca con dentro un frigo da gelati, uguale a quelli che si trovano all’esterno dei bar, e ci propone tutta la serie dei gelati che si possono immaginare. Per essere sicuro di non fare confusione, da sotto il paiolato il gelataio estrae un grande cartellone dove sono illustrati tutti i gelati. Per scegliere basta puntare il dito sulla figura e… voila, il gelato è qua! Ne vende esattamente tanti quanti siamo noi. Ogni gelato 5 lire turche, circa 3 €. E siamo tutti felici di questa sorpresa.
Ancora due bagni intervallati dal cocomero e poi si riparte. Parliamo un po’ della città sommersa: il mare è molto limpido, vediamo alcune anfore tenacemente legate al fondale. I pianterreni delle case, i tracciati delle strade ed alcune gradinate che poi proseguono sui fianchi della montagna. Anche lungo le pareti delle alture circostanti si notano resti di una civiltà passata con i ruderi di abitazioni a più piani. Il mare s’è preso una parte di quel territorio che l’uomo aveva costruito per sé stesso.
  
Quando rientriamo sono circa le 18.30; tempo un paio d’ore per rilassarsi. Alle 20.30 ci sarà il pulmino che ci porterà al centro di Kas. Il paese è molto carino, vivo ed elegante. Passeggiamo molto volentieri lungo le viuzze del vecchio borgo marinaro. Ogni stradina è come una calle. Ci sono molti negozi di artigianato di tappeti, abbigliamento, souvenir di vario genere. Maria fa incetta di magliette e pasmine, Giovanna acquista una borsa di Louis Vuitton (artigianato locale anche questo), Roberta è indecisa, così passiamo un po’ di tempo. Un negoziante ci chiama e desidera offrirci una sua bibita a base di erbe che non mi sembra tea, però è gradevole.
Finiamo la serata in un ristorantino situato nella piazzetta più in di Kas, dove ceniamo anche con Annamaria e Pino. Ceniamo e chiacchieriamo fino a sera tardi e poi altra immersione fra i negozietti. Poi con Pino, Rosapaola e Marcello rientriamo ai camper a piedi. Una bella passeggiata al chiaro di luna e costeggiando un po’, ahimè, la statale ed un po’ il mare.
Doccetta in compagnia di mille farfalle notturne che come impazzite dalla luce della lampadina mi vengono contro, non mi piace però l’acqua vien giù calda e allora? Allora pazienza: spengo la luce, apro la porta e …. Faccio la doccia al chiaro di luna. Che cosa vuoi di più dalla vita? Vabbè.  

 

17.06.07

KAS –  PATARA - FETHIYE – OLU DENIZI
h. 8.30 partenza
 
La strada è panoramica e ci mostra un mare che si colora dal turchese chiaro al turchino. Per gli occhi è piacere totale. La guida è impegnativa ma molto varia. Davanti a noi si sgranano i camper come fosse un rosario. Uno alla volta con regolare distanza s’arrampicano lungo i fianchi della montagna con lo sfondo di un arcipelago che, a volte, solo un velo di mare separa le isole fra loro.  
Siamo a Kaputasch e qui, lungo la strada, una targa ricorda gli operai caduti durante la costruzione di questa strada. Percorrendola ci rendiamo conto di quanto pericoloso sia stata quest’opera in quanto la strada  è proprio rosicchiata alla montagna.
Incontriamo paesi antichi ma soprattutto a Kalkan, oltre al vecchio villaggio, vediamo in collina alcuni palazzoni che allo sguardo odierno stonano molto.
Nel 1920 gli abitanti di Kalkan sono dovuti espatriare in Grecia dove hanno fondato la città di Kalamaki. Ancora oggi è chiamata nea Kalkan. Questo paese ha ricevuto un premio per come ha curato le case del centro antico.
Seguiamo la strada per Fethiye ed il camper diventa un destriero che s’inerpica in ripide salite per poi slanciarsi in ardite discese. (le discese ardite e le risaliteee e poi giù il deserto  verso il mare apertooo e poi ancora in altoooo con un grande balzo….. come faccio a non ripensare a Lucio Battisti?)
Lasciamo la costa proprio da Kalkan e passiamo all’interno. Vediamo un grande mercato ortofrutticolo e la vita rurale. Anche qui le mamme indossano i tipici scialvar e tengono con attenzione, che sembra distratta, i loro bimbetti.  
Siamo a Kaputasch e qui, lungo la strada, una targa ricorda gli operai caduti durante la costruzione di questa strada. Percorrendola ci rendiamo conto di quanto pericoloso sia stata quest’opera in quanto la strada  è proprio rosicchiata alla montagna.  
Incontriamo paesi antichi ma soprattutto a Kalkan, oltre al vecchio villaggio, vediamo in collina alcuni palazzoni che allo sguardo odierno stonano molto.
Nel 1920 gli abitanti di Kalkan sono dovuti espatriare in Grecia dove hanno fondato la città di Kalamaki. Ancora oggi è chiamata nea Kalkan. Questo paese ha ricevuto un premio per come ha curato le case del centro antico.
Seguiamo la strada per Fethiye ed il camper diventa un destriero che s’inerpica in ripide salite per poi slanciarsi in ardite discese. (le discese ardite e le risaliteee e poi giù il deserto  verso il mare apertooo e poi ancora in altoooo con un grande balzo….. come faccio a non ripensare a Lucio Battisti?)
Lasciamo la costa proprio da Kalkan e passiamo all’interno.  Vediamo un grande mercato ortofrutticolo e la vita rurale. Anche qui le mamme indossano i tipici scialvar e tengono con attenzione, che sembra distratta, i loro bimbetti.  
il teatro  
La nostra prima meta è Patara. Città dove nacque S. Nicola. E mi viene un pensiero: come in pochi chilometri sia cambiato il modo di vita degli abitanti. Da  poco abbiamo lasciato Kas, piena di turismo e negozi sofisticati, mare e coste mozza fiato ed ora ci troviamo qui in mezzo una natura incontaminata. La vegetazione è sempre un colpo d’occhio notevole: le campanule azzurre s’intrecciano con gli oleandri rosa. Tutti gli oleandri che incontriamo e che incontreremo sono del medesimo colore: rosa fucsia. Fanno da cornice alla strada che percorriamo.

  Patara era un tempo il porto principale della Licia. Si possono ancora vedere i grandi granai dell’imperatore Adriano, le tombe , l’arco di trionfo, parte delle terme ed un teatro in parte insabbiato.  

Un tempo la città era in riva al mare, oggi non più. Si vede ancora una spiaggia di sabbia lunga 15 km.
Nei pressi di Patara i resti di un santuario dedicato a Latona, madre di Apollo ed Artemide divinità della regione.
La zona di Patara e tutto il sito sono sotto tutela ambientale e non si può costruire. Anche i contadini devono avere permessi per scavare nei loro terreni dato che potrebbero nascondere importanti reperti archeologici.  
Ed eccoci alla spiaggia. E’ lunga 15 km. La sabbia dovrebbe essere bianca ma mi sembra grigia. Parcheggiamo i camper, purtroppo al sole, prendiamo le sedie da spiaggia dai nostri gavoni (i nostri camper contengono di tutto quando li svuotiamo per far pulizia, non si potrebbe credere di tutto quello che ci portiamo appresso e che soprattutto, riusciamo a stivare!)
In breve la spiaggia da semideserta diventa molto animata. Come sempre c’è chi passeggia, chi cerca conchiglie, chi si dedica alla lettura e chi si dedica agli scherzi…. Questa volta a farne le spese sarà Roberta che seduta fra le onde della risacca pensa di poter leggere il libro….. ma un po’ il mare ed un po’ le spinte…… s-ciaf un tuffo fuori programma. E il mare mormora……..
Anch’io con Giancarlo faccio un bel bagno ed anche una lunga passeggiata.
Rimaniamo in spiaggia fino circa alle 13. poi una doccetta all’aperto ma con tanta acqua fredda per la cifra di 1 lira turca.  
Dopo un pranzo frugale si riparte verso le 15 con meta Xantos, l’odierna Kinikis, antica capitale della Licia. Fa così caldo. La valle si presenta molto ampia. E’ percorsa dal fiume Scen ed è coperta da serre. Lato strada incontriamo subito il teatro ed i resti della città antica.
Parcheggiamo e ci avviamo alla visita. Fa molto caldo.
Alle rovine del teatro ci viene raccontato che durante l’assalto da parte dei persiani, tutte le donne, i bambini ed i vecchi, mentre gli uomini giovani erano a combattere, e a morire, si sono suicidati per non consegnarsi all’invasore. Prima di questo atto tragico avevano provveduto a distruggere tutto. I soldati entrati in città per saccheggiarla, non trovando nulla che meritasse d’essere preso abbandonarono la città. Solo poche persone che vivevano lontano dal campo di battaglia, ripresero possesso del territorio per riportarlo alla vita.  
All’acropoli, posati sul terreno, visibili condutture e canali di scolo. Grande basilica, preceduta da strada romana scoperta recentemente, ha pavimenti a mosaico con disegni di bella fattura. Sui capitelli ci sono ancora i segni della croce cristiana.

Si riparte e fa caldo. Sembra che oggi il sole ci voglia arrostire. Riprendiamo direzione Fethiye fra panorami straordinari

Raggiungiamo il campeggio che si trova ad Olu Denizi, proprio vicino alla spiaggia bianca.
Questa sera assaggeremo la cucina di Gina, eh si stavolta è toccato a lei. Come al solito formiamo la nostra grande tavolata e si sta in compagnia. Una bella comitiva senza dissapori sempre in armonia. Fine serata a burraco.

  18.06.07

lunedì – pazartesi
Giornata di mare ad Oludeniz
Annamaria grande chef  per un giorno  
 
La lunga striscia di sabbia bianca bagnata dal mare turchese è ora punteggiata da tanti pois colorati. Sono gli ombrelloni che ora hanno trasformato anche questo luogo in ex paradiso e penso che questa spiaggia è diventata una cravatta a fantasia multicolor per questo mare. Ma si sa che la bellezza del posto richiama così tanta gente che è stato necessario trasformare anche Oludeniz in beach e per chi non c’è stato prima, crede di vedere un paesaggio fantastico. In effetti io ricordo una lunga lingua di sabbia candida adagiata su di un mare turchino. Per me era il velo da sposa di questo mare…Si fa un bagno ristoratore. L’acqua turchina stamane è mossa e perciò più fresca. Sulla spiaggia la temperatura è alta e fa caldo come fosse agosto.  
l sole scotta ma, io e John, con la protezione 50+ riusciamo rimanere esposti senza arrossarci.  Mi abbronzo molto lentamente pazienza; però nessuna scottatura.
Andiamo a pranzo in un locale ben ombreggiato e verso le 17 rientriamo ai camper. Megadoccia, chiacchiere fra di noi in tutto relax tanto a cena ci pensa… Annamaria. He he qualcuno ha estratto il biglietto! Vero Giovanna? Non ci poteva credere e per un po’ si è sentita responsabile. Più volte infatti Annamaria aveva tentato di trovare qualcuno che la sostituisse nel caso in cui fosse uscito il suo numero ma ahimè con poco successo….. pensare che Diva l’ ha fatto estrarre a Giovanna  perché fortunata.
Poco male perché così dopo tante pastasciutte, ceniamo con un ottimo risotto ed alla fine, come tutte le amiche che l’avevano preceduta, la soddisfazione della preparazione ha sicuramente superato l’ansia che faceva temere per un buon risultato. Tutti abbiamo gradito e molti hanno fatto il bis.  
Oludeniz

19.06.07

martedì – sali
Oludeniz – Dalyan
Partenza ore 8.30
 
Verso le 8.15 ci arriva il buongiorno di Pino ed ordinatamente risponde ogni camper dando l’ok per la partenza.  Questa cosa mi ricorda molto quando da piccina andavo in colonia d’estate. Ogni mattina era uso fare l’alzabandiera (per chi non lo sa: ogni mattina tutte le squadre si riunivano al piazzale  -nel mio caso lo stadio della colonia- eravamo tutti allineati in fila per due e la sorvegliante ci chiamava per nome una per una e dovevamo rispondere :”presente”. Ma …. E poi si cantava tutti in coro –a me piaceva tantissimo- bella bandiera che sventoli al vento ecc.)  
Bene tutti pronti anche micio mao di Marcello e riprendiamo la strada, anche oggi “on the road”. Direzione Mugla.
Attraversiamo vari paesi dove il nostro passaggio rappresenta, come sempre,  un avvenimento. Si fermano i commerci e le varie attività per osservare la nostra carovana. Infatti il fabbro smette di battere il ferro, il meccanico alza la testa infilata dentro al cofano di una vettura e ci osserva, il verduraio sta pesando la frutta e si ferma, vedo un materassaio che rimane con l’ago a metà e sgrana gli occhi. Cari miei siamo tanti  tutti insieme.
Anche oggi fa molto caldo e tutta la notte non s’è mossa l’aria, poi verso le 6 stamattina si è alzato un vento caldo che non era piacevole.
Davanti a noi è distesa l’isola dei Cavalieri. E’ un’isola privata raggiungibile solo con mezzi propri. Il camper non naviga da solo…
Fra salite e discese, boschi e panorami marini, arriviamo a Dalyan. Qui troviamo una staffetta (un ragazzo) in scooter che ci fa battistrada al punto di imbarco per navigare dentro al grande labirinto formato da alti canneti e raggiungere il punto di osservazione delle tombe rupestri. Parcheggiamo i camper in un prato completamente al sole. C’è un unico albero che per la verità fa un’ombra molto esile, lo lasciamo al camper di Marcello e Rosapaola perché loro viaggiano anche con miciomao.  
Una grande barca ci attende sul fiume. La navigazione è dolce qui l’acqua è praticamente ferma. I canneti sono così alti che da essi spuntano soltanto le parti terminali degli alberi delle altre barche. Prima sosta ai fanghi d’argilla ed alla vasca termale.
All’inizio il contatto con il fango non è piacevole, anzi fa ribrezzo! Poi, comandandomi, accetto la situazione e…. mi copro di fango. L’immersione deve durare almeno 15 minuti per avere effetti terapeutici sulla pelle. Boh. Una volta usciti, al contatto dell’aria, il fango si asciuga sulla pelle. Siamo tra il colore grigio e verdognolo ed il corpo sembra inguainato in una aderente tuta perché siamo coperti tutti compreso il costume da bagno, abbiamo un colore tutto uniforme. Sembriamo delle statue primitive. In particolare Ivo mi ricorda molto l’uomo di Neanderthal. Una serie di docce lavano dal fango che non è poi così facile da ripulire, più che fango è mota. Il getto della doccia è forte e l’acqua che scende è salata, non molto ma salata. Passiamo alla vasca termale a circa 37°. La permanenza è spossante per l’alta temperatura e l’odore dell’acqua nauseante per l’alto contenuto di zolfo. Perciò dopo il bagno è necessaria un’altra doccia purificatrice.  

Prossima escursione è alle tombe rupestri di Kaunos. Si trovano a metà montagna e la nostra guida ci dice che per costruirle si sono aperti dei passaggi dalla cima . guardando con un binocolo si può osservare che ci sono rilievi e fregi di pregio sulla facciata delle tombe. Il lavoro di architettura e notevole.

Verso le 12.30 andiamo a pranzo in uno dei molti ristoranti che si sono posti sulle rive di questa grande laguna salmastra.

I miei ricordi relativi a questi luoghi sono legati a grandi silenzi, a fruscio sommesso di canne che diventano riparo discreto per garzette e fenicotteri che riuscivano a sopportare il raro passaggio di barche. Erano 20 anni fa.  

Oggi le barche che passano sono molte. Io ne ho contate fino ad una cinquantina. I ristoranti sulle rive si trovano uno appresso all’altro. Lunghe file di tavoli completati da graziose poltrone attendono turisti a frotte. In seconda fila, e a volte anche in prima fila, varie tipologie di resort ospitano clienti desiderosi di visitare questi luoghi. Tutte queste cose hanno fatto allontanare la fauna ed ora il percorso fra i canneti è meno frequentato. Rimane il fascino di un labirinto creato da madre natura delimitato da un fitto canneto.
La temperatura sfiora i 40°. In serata arriviamo a Marmaris (anche questo per noi è un ritorno) e già dall’alto dei tornanti si capisce che in tutti questi anni è stato fatto molto nel bene e nel male. Tutta la zona sotto la collina è, ora, piena di case anche piuttosto alte. Scendiamo in città e pernotteremo in uno spazio in riva al mare e sotto un bosco di pini marittimi. Nonostante la posizione ombreggiata alle 7 di sera ci sono oltre 35°. Il posto si chiama Gunnucek  e si trova a 2 km dal centro, oltre il porto dove noi andavamo per varare ed alare il gommone negli anni in cui passammo qui le vacanze.
Un bus navetta ci porta al centro dopo aver fatto un giro panoramico della città. Passeggita comune sul lungomare. Lasciamo gli amici al bazar per cercare la casa di Omer e Feruze. La troviamo. Loro non ci sono più, si sono trasferiti a koigiz. Ho il loro numero di telefono e proverò a chiamare.
Passiamo la serata con una buona cena di pesce presso un ristorante sul porto. Siamo serviti da almeno tre camerieri.
Finita la cena ritroviamo Guido e Giovanna; loro avevano preferito cenare al ristorante cinese. Io non ceno cinese neppure in Italia….
Dopo una breve passeggiata io e Giancarlo, torniamo al bazar ma non riesco a fare nessun acquisto, sono troppo stanca. Prendiamo un taxi per tornare al camper così con 10 lire turche (ytl yeni turk lira – nuove lire turche) ci riporta velocemente.
La notte è calda è proprio una calda notte di Marmaris. Domattina alle 9 ci sposteremo per trasferirci in un campeggio.
   

20.06.07

mercoledì – carsamba (ciarsciamba)
h. 9 trasferimento al campeggio
 
il campeggio è localizzato Cubucak (ciubugiak) in riva al mare. La posizione è buona, il mare è interno, calmo e pulito. Le strutture invece sono un po’ scomode. Posizionate lontane dall’area di sosta. (Giovanna riceve la notizia della morte della madre di Meri.)  
bagno ristoratore, chiacchiere, cottura patate e zucchine. Pranzo con verdure. Sono buone e saporite. Per fine pranzo cucino le ciliegie così per me risultano più digeribili e sono anche molto buone. Le rimanenti le passo in freezer per tutto il pomeriggio e questa sera potrò offrirle bagnate di sambuca.
Una bella siesta (siamo qui per riposare) e poi partita di burraco. Mentre siamo seduti ed intenti al gioco, con la coda dell’occhio, vedo un movimento furtivo. Mi giro e con grande sorpresa vedo uno scoiattolo che corre avanti e indietro fra i tavoli,  su lungo i tronchi dei pini (molto alti fra l’altro) per poi lanciarsi in picchiata. Uno spettacolo.
Questa sera Barbara, pur non essendo stata estratta, decide di cuocere gli spaghetti per tutti. Santa Barbara li cuoce bene e li condisce con un ottimo sughetto al pomodoro. Intanto il cielo ci prepara un tramonto da favola. Il mare diventa dapprima, lilla poi, rosa ed infine, turchese chiaro. E’ un fenomeno dovuto al colore rosa delle rocce. Con  il calare del sole si accendono di riflessi come avessero delle luci magiche dietro ad una quinta immaginaria. Giancarlo, interrompe la lettura e se lo gode dalla poltrona. Pino ed Annamaria decidono che uno spettacolo così merita qualcosa di particolare. Detto, fatto. Portano tavolo e sedie in riva al mare e cenano con lo sciabordio dell’acqua come sottofondo. Ah che vita!
Finiamo la serata chiacchierando fra di noi delle avventure dei viaggi precedenti. Ci ritiriamo prima del solito per riordinare il camper ed essere pronti alla partenza.
   

21.06.07

giovedì – persembe (perscembe)
h 7.30 partenza
Giubugiak – Pamukkale  
 
Lasciamo il campeggio di Giubugiak che ancora riposa. La strada ci riporta verso Marmaris e rivediamo il panorama della baia dall’alto. E’ un gran colpo d’occhio. Fa sempre effetto. Il mare è appena increspato. L’azzurro è intenso. E’ un piacere tutto da godere.
Alcuni amici, fra cui Enrico, nostro bravo cameraman, trovano modo di fermarsi per riprendere la veduta.
Scendiamo a Marmaris e prendiamo direzione Mugla. Strada panoramica a più corsie ma molto ripida. C’è molta campagna coltivata ad agricoltura. Il lavoro dei campi è per l’80% affidato alle donne che: ora come informi gomitoli di lana, ora curve come archi tesi per scoccare il dardo, lavorano la terra e ne colgono i frutti. Spesso in mezzo a loro, corrono, giocano ed aiutano anche bimbetti che data la loro età, fanno capire che anche le loro mamme sono giovani.  Ma non lo sembrano!
In tutta la regione, lasciata la costa, vediamo che l’abbigliamento è quello tradizionale. Le donne  hanno sempre il capo coperto e le gonne sono dei larghi pantaloni con la chiusura del cavallo all’altezza delle ginocchia.  
Lasciata Mugla, fatto rifornimento di gasolio ed al market, proseguiamo verso Denizli.
Strada con tre corsie che scende dai circa 1000 m di altitudine, con ripide discese. Giù via come in una giostra prendendo velocità.
Denizli, vista dall’alto è una grossa città molto costruita, la sua maggiore industria odierna è quella tessile. In Turchia è notevole la coltivazione del cotone (pamuk).
Curviamo perso Pamukkale e vediamo già le prime formazioni calcaree. Da lontano non dice molto. Incontriamo per la strada vari greggi di capre, a volte completamente nere.
Verso le 13.30 arriviamo al parcheggio di un grande ristorante, con bella, grande piscina. Il complesso è molto elegante i servizi un po’ meno.  
con Roberta e tanto divertimento  
Appena possibile ci tuffiamo in piscina per riprendere forza. C’è da dire che quando arriviamo per sostare dove c’è la piscina oppure il mare ne traiamo grande beneficio per il nostro organismo. Allora dopo alcuni bagni e scherzi fra di noi, alcuni pranzano al ristorante del complesso alberghiero, altri presso il proprio camper, ma tutti faremo siesta fino alle 16 per poi visitare il sito.
Alle 16, fa ancora caldo ed aspettiamo gli amici sotto le fronde di un grande albero, saliamo verso le piscine naturali di calcare. Il sole è cocente e pensiamo di non farcela. Poi, come raggiungiamo le vasche e ci immergiamo, la stanchezza passa. Giochiamo fra amici e ci divertiamo molto in mezzo all’acqua fra gli spruzzi di queste fonti maturali.  
Saliamo fino alla cima ed andiamo a vedere le terrazze calcaree dall’alto. Non sono come le ricordavo ma, meglio di come temevo! Vediamo le antiche terme romane ed il teatro di Ierapolis. Entriamo al bar delle terme. Ricordiamo benissimo il luogo dato che ci eravamo stati con Marlene, ed i nostri amici turchi. Prendiamo un buon gelato ed andiamo a bere l’acqua che sgorga direttamente dalla sorgente. La stessa sorgente che dà l’acqua a tutto l’impianto termale. Sgorga fresca e frizzante da un punto della roccia e sul fondo si possono vedere tutti gli zampilli che escono ininterrottamente dalla terra. 
E’ un grande dono che la natura ha dato agli uomini: il paesaggio incantato formato dalle vasche candide di calcare piene d’acqua turchina, l’acqua che sgorga abbondante da formare anche tutte le vasche che scendono a cascata lungo i fianchi della collina. In particolare da notare che all’interno delle terme, immerse nell’acqua dove nuotano i bagnanti, ci sono varie colonne romane ed altri reperti archeologici originali del luogo. Per cui fare il bagno in queste vasche si gode di un’acqua naturale, frizzante e tonificante ed inoltre ci si trova a contatto con la storia. Il percorso delle vasche è vario ed intervallato da cascatelle naturali, data la natura collinare della zona, a turno i bagnanti si posizionano sotto ad esse per un salutare idromassaggio che cancellerà ogni stanchezza. Non sarei più venuta via ma, al calar del sole rientriamo soddisfatti. Doccia, shampoo e toilette varie. Noi due decidiamo di cenare al ristorante. Il titolare ci offre un tavolo a bordo piscina. Io faccio notare che la posizione è romantica ma un po’ troppo romantica praticamente buia. Lì per lì il proprietario chiama i suoi camerieri e fa montare un palo per la luce, ma non una luce tipo da giardino no, no un lampione alto 5-6 m (tipo illuminazione stradale) con un faro sopra. Vediamo i camerieri trasformarsi in lattonieri, elettricisti e capomastri. Uno porta tutto l’occorrente ed impasta il cemento. Un altro, munito di piccone scava una buca nel terreno dove verrà piantato il lampione. Un terzo con gli attrezzi dell’elettricista fa misure varie. Un quarto serve d’aiuto per sostenere il palo. Durante le prove viene controllato che il nostro tavolo riceva la luce, né troppa né poca, come dire? Giusta. Chiede comunque la nostra approvazione. Per tutta la durata della cena ed oltre, i camerieri a turno reggevano il palo affinché il cemento facesse presa.
   
22.06.07  
venerdì – cuma (giuma)
da Pamukkale ad Afrodisia
 
Iniziamo il nostro viaggio lasciando il centro abitato di Pamukkale. Si vedono ancora i segni del vecchio borgo. In mezzo alle case più modeste di qualche anno fa, sono sorte pensioni, residence ed alberghi. Tutti punti d’appoggio per il turismo termale della cittadina.  
Vediamo in lontananza la montagna che contraddistingue la zona. Si chiama la montagna di Babà cioè la montagna del Padre.
Sosta per osservare la coltivazione di cotone che in questa stagione è ancora molto bassa essendo stata seminata da poco tempo.
In cielo rivedo una cicogna dopo parecchio tempo, i contadini ci salutano e sulla cupola della moschea del villaggio c’è il nido di una coppia di cicogne con i pulcini. Un altro punto dove le cicogne amano fare il nido è sulla cima dei lampioni della luce.  
Questo villaggio si chiama Ada (poco prima di Saraykoi) ma viene chiamato il villaggio delle bottiglie perché sui tetti delle case vengono esposte tante bottiglie quante sono le figlie da marito. Sembra però che le ragazze non vogliano più rispettare questa vecchia tradizione e così anche questa cosa, così innocua ma simpatica, verrà immolata all’altare del progresso.  
sul palo della luce un nido di cicogna
il nido sulla moschea
Lungo la strada incontriamo anche alcune mandrie di bovini che sono condotti ed accuditi da un pastore. Funziona così: il pastore passa ogni mattina presso varie stalle di diversi proprietari. Porta gli animali a pascolare e rimangono sul luogo fino a sera. Al tramonto rientrano in fila come già fatto la mattina. Ogni animale si separa dal gruppo quando arriva alla sua stalla. Lo fa da solo senza l’aiuto del pastore, e non si sbagliano mai. Attraversiamo Saraykoy su bella strada a due corsie. Ora tutta la strada è buona. A Pamukkoren deviazione a sinistra per Afrodisias.
La strada che porta al park del sito è buona. Annamaria ottiene di farci parcheggiare al park proprio davanti al sito e, dopo una sosta per un buon caffè, si comincia il percorso fra le rovine. Iniziamo visitando il teatro, dalla sommità del quale si ha la panoramica della città in generale. La capacità è di 10.000 posti a sedere con i gradoni ben conservati. In mezzo ai resti antichi ci sono varie case di tipo moderno. Dapprima pensavano di doverle abbattere poi, l’autorità competente ha deciso di lasciarle, ristrutturarle ed inglobarle nel sito archeologico.  
L’idea non è poi male secondo me dato che si fonde tutto bene assieme.  
Dal teatro scendiamo al tempio di Venere (Afrodite), risalente al I secolo a.C.. Il tempio è  fiancheggiato da 42 colonne ioniche; 12 delle quali mirabilmente scanalate a dimostrazione dell’elevata capacità degli artigiani dell’epoca. Le colonne portano alla sommità la rappresentazione di fogli di papiro che si arrotolano e a volte, lasciano vedere dei graffiti. Al centro del tempio era collocata una statua di Afrodite forse alta 3 m.
Questo lungo viale così ben conservato fa pensare a come doveva essere elegante questa bella città che, secondo gli storici, fu anche rifugio per alcuni assassini di Giulio Cesare. Chissà quanti intrighi e quanti affari fra le pieghe dei pepli delle matrone greche e/o romane che, con mani abili, a fianco del tempio, nei negozi contrattavano merci, spezie, gioielli ….. Già immagino gli uomini togati chinare leggermente il capo per accennare un saluto o dare così assenso alla conclusione di qualche trattativa, mentre un soldato a cavallo passava si guardava intorno con aria sospetta, guardinga  ed attenta, poi decideva se intervenire…. Ma quel giorno sarà stato clemente e tutto sarà andato per il verso giusto; o almeno è così nella mia fantasia. Perché questi luoghi mi portano lontano con la mente.
Visitiamo l’odeon, quello che oggi chiameremmo parlamento, ha la stessa struttura di un teatro di piccole dimensioni. E’ molto ben conservato ed ogni fila di posti ha la seduta capofila con la scultura di una zampa leonina. Gli scranni dei maggiorenti del consiglio cittadino hanno l’appoggio per il braccio che è formato dal corpo di un delfino con la parte della coda  che arriva alla parte alta dello schienale ed il muso con il rostro, all’appoggio della mano. E’ un’opera d’arte e si ripete per ogni scranno. Mi sembra siano 5 o 6 in tutto. Nel complesso è un vero e proprio gioiello di architettura e scultura ubicato su di una collina con vista panoramica.  
La giornata è caldissima e se non fosse per una brezza, quasi vento, che spira non sarebbe possibile effettuare la visita.
Con una breve passeggiata siamo allo stadio. Dobbiamo arrampicare su per la collina e come giungiamo sulla sommità appare questa struttura imponente capace di 25.000 posti. E’ largo 34 m, è lungo 250 m, ha 22 file di gradini. In corrispondenza dell’ultima fila si alza un porticato deambulatorio che permette il passaggio agli spettatori per raggiungere o lasciare il proprio posto.
E’ senz’altro lo stadio antico più bello che ho potuto visitare fino ad oggi. Lo considero superiore anche a quello di Olimpia.
Scendiamo dalla collina per andare ad ammirare il portale d’ingresso al tempio di Afrodite. E’ un doppio portale colonnato con fregi e figure poste subito sopra le architravi di contenimento. Forma a timpano e posizione frontale rispetto al tempio stesso.  
Terminata la visita ritorniamo ai camper per il pranzo. Nel nostro percorso  troviamo una canna che getta un liquido, abbondante e fresco, a getto continuo per la gioia ed il sollievo dei nostri piedi tanto provati. Con queste temperature e con il continuo camminare effettivamente hanno ragione a lamentarsi.
La partenza è programmata per le 14. perciò un’ora e mezza di sosta. Sto preparando qualcosa in cucina quando: toc-toc .” Chi è? Avanti avanti”.
l'ippodromo di Aphrodisia
E' Roberta che molto gentilmente ci offre un piatto di spaghetti aglio olio e peperoncino. Buooooni, piccaaaanti, graditissimi. Puntuali alle 14 partiamo. Questa sera dovremo essere a Pamucak. Poco dopo Kuyucak e precisamente ad Isabeyli si va tutti al Migros (grande centro commerciale. Ne abbiamo incontrati frequentemente) e poi a fare carburante. Nel frattempo, durante uno di questi spostamenti, Virgilio, proprio al centro di una rotonda di svincolo, si blocca, muore il motore. Panico da traffico. Dopo alcuni minuti il motore decide di riprendere a girare. Sollievo. Via a fare carburante e poi percorrendo una lunga, diritta e veloce strada a scorrimento veloce…. Arriva la voce di Adele che il camper si è fermato. Again. Cesare decide di intervenire e cambiare il filtro dell’olio. Si organizza e con l’aiuto di Enzo esegue il lavoro. Si riparte, bravi i nostri colleghi di viaggio, nonostante la calura sono riusciti a fare tutto. Lungo la strada abbiamo potuto osservare che lo spartitraffico è in realtà una grande aiuola piena di fiori ed erba ben curata. Fra i giardinieri molte sono le donne e la cura che pongono all’aiuola è particolare.
Continuiamo il nostro itinerario passando attraverso Aydin, importante città della costa egea. Osserviamo che l’edilizia abitativa è molto sviluppata. I condomini sono a molti piani (8, 10) ad ogni appartamento corrispondono degli ampi balconi, per ogni balcone un caminetto dove cuocere il cibo alla brace. Penso che questo metodo di cottura sia veramente il più usato in Turchia. La strada è larga, liscia, che al confronto le strade della mia città possono nascondersi, e ben tenuta anche da un punto di vista della pulizia.
A Pamucak troviamo il campeggio in riva al mare. Non appena i camper sono sistemati ci tuffiamo per un bagno ristoratore. Cena tutti assieme, chiusura di serata con burraco. Roberta fortunatissima. Domattina alle 7.30 avremo il pullman per andare ad Efeso motivo per cui saremmo tutti desiderosi di ritirarci presto, ma c’è un ma. O meglio c’è un megaconcerto rock, dei complessi più famosi in Turchia, sulla spiaggia. Suonano e cantano come dei disperati. Subito prima del campeggio c’è un acquitrino con canneto; that’s means: zanzare! Non c’è problema passa la macchina che spruzza, facendo un rumore bestiale, anche durante la notte. Pensare che questo campeggio ha i servizi molto ben fatti, docce con abbondante acqua calda libera (non a gettone), e soprattutto numerosi. Purtroppo siamo capitati nel giorno sbagliato.
Il concerto durerà tre giorni così decidiamo di spostarci di campeggio per poter riposare di notte.
23.06.07  
sabato – cumartesi (giumartessi)
h 7.30 partenza
Efeso  

Arriviamo al sito poco prima delle 8 ed è già una temperatura che ci fa cercare l’ombra. Belma ci spiega che questa città è stata spostata per 4 volte a causa dell’interramento del porto.  

La prima volta  eravamo qui con Marlene, Gemma e Renzo ed era 20 anni fa.  

la via arcadiana
Il fondatore della città fu Androclo che ricevette l’indicazione per l’ubicazione della città, dall’oracolo di Delfo. Il culto fu dedicato: dapprima a Cibene, poi ad Artemide ed infine a Diana.  
Vediamo bene l’impianto della città con la grande via arcadiana tutta lastricata in pietra, che congiunge il porto.. è larga 11 m, è lunga 530 m.  
Fanno sempre effetto le colonne della fontana di Traiano.
Fra queste colonne scattammo una foto con Gemma e Marlene  

L’impianto della biblioteca di Celso, oggi è rovinato da un impianto di fari per gli spettacoli che vi allestiscono. Al di là di questo però ammiro molto che vengano tutt’ora utilizzati questi luoghi così pieni di storia.
La biblioteca di Celso, che si trova alla fine della via dei cureti ed all’inizio della via del marmo. Fu costruita da Liberius Julius Aguila in memoria del padre Celso, governatore generale della provincia romana d’Asia. La facciata fu incendiata dai Goti. La facciata di marmo resistette ma molte opere andarono distrutte.  

Dopo la fontana di Traiano visitiamo le terme di Scholastikia che con le latrine pubbliche  ed il lupanare formavano un vasto insieme costruito verso la fine del I o all’inizio del II secolo. 

Colpisce in particolare l’ambiente delle latrine con tutte le sedute una appresso all’altra. Sicuramente non potevano dare riservatezza alcuna in certi momenti, però, la decenza ispirò l’architetto che pose al centro una vasca d’acqua che, con il gorgoglio, confondeva i rumori;  poi convogliava le acque sotto le latrine stesse dove correva un canale di scolo delle acque nere
Il teatro,  bello ed ampio,  può ospitare circa 20.000 spettatori seduti. Venne edificato in epoca ellenistica (III secolo a. C) I primi due piani della scena sono stati terminati sotto Nerone ed il terzo sotto Traiano.
Qui S. Paolo parlò per portare la parola di Dio al popolo romano.  
La visita continua lungo il percorso segnato dalla via dei cureti e dalla via di marmo. a lato di quest’ultima si trova la zona degli appartamenti. Non abbiamo potuto visitarli per non so quale motivo (restauro?) ma sono ben  conservati, nonostante siano esposti all’aperto,  i pavimenti a Mosaico. I secoli sono trascorsi ma tutt’ora è  possibile ammirare la pregevole fattura dei disegni.  
il teatro
Risaliamo sul pullman per raggiungere la casa di Maria (Meryemana) che si trova a circa 8 km da Selciuk sul monte Aladag. Il ritrovamento della casa di Maria fu grazie alla veggente Anna Katharina Emmerich del convento delle agostiniane di Dolmen, vicino a Dusseldorf. La quale annunciò che la Madonna morì ad Efeso in una casa in collina al termine di una mulattiera, di fronte al Mar Egeo ed all’isola di Samo. Da queste rivelazioni fu ritrovata la casa dove  Maria visse gli ultimi anni della sua vita, si pensa vi sia stata condotta da San Giovanni, dopo la sua morte fu trasformata in cappella. E’ tenuta da religiosi cristiani e l’afflusso dei pellegrini è regolato da uno di loro onde evitare di trovarsi in troppi dentro ad un ambiente veramente ristretto. Appena entrati si trova un altare con l’immagine di Maria e sul lato, una strettoia collega quella che fu la stanza dov’ella visse. In origine questo luogo era separato dall’attuale cappella e soltanto al ritrovamento fu fatto il collegamento. Sembra che la casa sia stata scoperta intorno al 1890 e dopo pochi anni iniziarono i pellegrinaggi. Nel 1967 fu consacrata quale luogo di pellegrinaggio.  
la casa di Maria collegata alla cappella  
Risaliamo sul pullman per raggiungere la casa di Maria (Meryemana) che si trova a circa 8 km da Selciuk sul monte Aladag. Il ritrovamento della casa di Maria fu grazie alla veggente Anna Katharina Emmerich del convento delle agostiniane di Dolmen, vicino a Dusseldorf. La quale annunciò che la Madonna morì ad Efeso in una casa in collina al termine di una mulattiera, di fronte al Mar Egeo ed all’isola di Samo. Da queste rivelazioni fu ritrovata la casa dove  Maria visse gli ultimi anni della sua vita, si pensa vi sia stata condotta da San Giovanni, dopo la sua morte fu trasformata in cappella. E’ tenuta da religiosi cristiani e l’afflusso dei pellegrini è regolato da uno di loro onde evitare di trovarsi in troppi dentro ad un ambiente veramente ristretto. Appena entrati si trova un altare con l’immagine di Maria e sul lato, una strettoia collega quella che fu la stanza dov’ella visse. In origine questo luogo era separato dall’attuale cappella e soltanto al ritrovamento fu fatto il collegamento. Sembra che la casa sia stata scoperta intorno al 1890 e dopo pochi anni iniziarono i pellegrinaggi. Nel 1967 fu consacrata quale luogo di pellegrinaggio.  
All’esterno un piccolo cortile è adornato da tre fontanelle che spillano una fresca acqua. Anche per le fonti c’è la leggenda; bere la loro acqua dovrebbe esaudire i desideri di salute, denaro ed amore. La nostra guida non sa come siano suddivise così decidiamo di bere da tutte e tre e, naturalmente esprimiamo i tre desideri. Allora attenzione e concentrazione, vedo che anche i miei colleghi di viaggio si appartano per dedicarsi ai tre desideri, ecco, fatto! Ora stiamo a vedere.  
Con tutte queste cose da fare e fra le tante persone presenti non riesco trovare il raccoglimento che questo luogo richiederebbe, prego ma sento che la mia partecipazione è distratta e mi dispiace ……….
C’è anche un piccolo ufficio postale da dove spedire le cartoline con l’annullo speciale di Meryemana. Ne spedisco una a casa ed una a mio fratello. Soltanto quella inviata a casa arriverà a destinazione. A mio fratello Piero, fra l’altro molto appassionato di francobolli ed annulli speciali, non giungerà con grande dispiacere.
Lasciamo la casa di Maria per raggiungere  Selciuk. Fa così caldo e riusciamo vedere poco della città e non vediamo neppure la basilica di San Giovanni….
Rientriamo al campeggio dove i rockettari stanno continuando il loro concerto. Decidiamo di trasferirci ad un altro campeggio che dista a circa 30 km. L’indirizzo ce lo dà Belma dopo essersi consigliata con il capo della federazione campeggiatori turco. Ci spostiamo in 12 camper. Nuova meta Gumuldur. Il campeggio è ampio e silenzioso. In poco tempo siamo già piazzati così prima di cena con un bel bagno rinfrescante e ristoratore ritroviamo tutte le energie usate durante la giornata. Cena collettiva con chiacchiere varie e verso mezzanotte tutti a nanna, domattina alle 10 partiremo per Bergama (Pèrgamo) e ci ricongiungeremo con il gruppo rimasto al precedente campeggio.  (gli equipaggi sono quelli di: Diva e Mirko, Carla e Diego, Giovanna e Guido, Enrico ed Anna, Carla e Giancarlo, Giovanna ed Alfredo, Cesare e Marcella, Adriano e Rosella, Barbara e Paolo, Ivo ed Alida, Maria e Piero, Roberta ed Enzo)  

24.06.07

domenica pazar gunu
GUMULDUR – BERGAMA
 
Partenza ore 10. tutti puntuali come se Pino fosse lì con noi a darci il buongiorno.
Il percorso prevede il passaggio da Izmir così, come era stato per il giorno prima, democraticamente si è deciso che Io e Giancarlo dovevamo fare i battistrada….. Come già detto dobbiamo passare da Izmir, città metropolitana e per non finire nel suo caos, guai sbagliare bretella di autostrada. Siiiiiiiiiiii parteeeee, la strizza di sbagliare non manca ma, vuoi per fortuna, vuoi per buon senso di orientamento del pilota (sì del pilota perché io proprio… lasciamo perdere) superiamo il nodo Smirne e per le 13 siamo a destinazione.
I nostri amici ci attendono e già mentre comunichiamo dai CB, nelle vicinanze dell’Hotel dove abbiamo a disposizione il parcheggio, si inserisce Pino che ci dà il benvenuto. Non facciamo a tempo di appoggiare le ruote dei camper che vediamo i nostri amici sbracciarsi per salutarci. Sono tutti in piscina per poter sopportare il caldo dei 40° all’ombra che picchiano. Noi viaggiamo con l’aria condizionata e pertanto sopportiamo bene i viaggi, ma chi non ce l’ha soffre parecchio.
Neanche a dirlo, nel giro di 5 minuti siamo in vasca anche noi tutti e veramente non c’è nulla di meglio dell’acqua fresca per riprendere le forze.
Andiamo a pranzo al buffet del Mocamp che è rinfrescato da aria condizionata. Alcuni tavoli sono a nostra disposizione, ci tratteniamo un po’ ma all’arrivo di un pullman, prevalentemente di donne turche, dobbiamo velocemente lasciare loro il posto. L’abbigliamento di queste donne è quello tradizionale della donna rurale con larghe gonne/pantalone e blusa. Ce ne fosse stata una abbinata con i colori e le fantasie. Niente da fare, proprio si capisce che per queste persone mettere assieme gli abiti non significa rispettare l’estetica. I risultati sono veramente più strani di quanto si possa immaginare. Almeno portassero tinte unite, macché, tutte le fantasie del mondo. 
Dopo un altro bagno in piscina, doccetta ed aver indossato l’abbigliamento adeguato, alle 15.30 un pullman ci porta al sito archeologico di Bergama.  
Questa città prende il suo nome dal fatto che fu qui che iniziarono ad usare la pelle animale quale supporto per scrivere ed un po’ alla volta il papiro fu sostituito dalla pergamena. E da questo il nome della città.
 
Fa un  caldo torrido fra le rovine e si fa fatica veramente. La zona è molto estesa. C’è parecchio da camminare e da arrampicarsi.
Di  questa città si conosce abbastanza bene la storia solo a partire dal II secolo a. C., a quest’epoca, dopo la morte di Alessandro Magno, Lisimaco era diventato signore della zona orientale e della zona occidentale dell’Anatolia.  

 

la piazza piccola
sul busto di Ermes...
Fu molto importante perché uno dei primi centri terapeutici dell’antichità, grazie a Galeno di Pergamo che venne nominato medico di corte dall’imperatore Marco Aurelio.  

All’epoca per guarire alcune malattie di natura psichica usavano raccogliere i pazienti in una stanza circolare interrata. A questa sala accedevano tramite la galleria sacra dopo aver fatto varie abluzioni e bevuto l’acqua della fonte sacra. Una volta entrati, ascoltavano le voci che alcuni medici, non visti, sussurravano loro. Questi medici stavano nella parte superiore e le loro voci erano convogliate verso gli ammalati attraverso un sistema di canali forati.  

la galleria sacra  
Il tempio di Traiano si innalza  su una terrazza posta una ventina di metri dal territorio sottostante dove si trova il tempio di Atena.  
Il tempio di Traiano  
il teatro più a picco del mondo  
Il teatro accessibile attraverso una scala dalla terrazza del santuario di Atena. Fu costruito tra il III ed il II secolo a. C.  E’ l’opera architettonica più notevole di tutta l’acropoli. Costruito sul versante sud occidentale della collina quasi a strapiombo sulla valle. E’ considerato il teatro più a picco del mondo.  

Da quassù si gode di un panorama unico che abbraccia tutta la pianura.  

ballerine o bamboline?  
Al ritorno ci fermiamo alla piazza di Bergama dove assistiamo ad un festival di danze folkloristiche  delle province anatoliche. A volte sembra di veder danzare i cosacchi ed anche le ballerine sono molto simili nelle movenze e nei costumi a quelle russe.  

25.06.07

lunedì – pazartesi
Bergama – Gelibolu – con sosta a Troia (Truva)
   

A Cianakkale (Canakkale) prendiamo un traghetto ed attraversiamo lo stretto dei Dardanelli. Lasciamo l’Asia ed entriamo in Europa. La traversata dura circa mezz’ora oltre il tempo per l’imbarco e lo sbarco.  

ecco il cavallo di Troia …….  
La cosa che  mi incuriosisce di più è la visita a Troia. Arriviamo al parcheggio antistante il sito e veniamo subito agghiacciati dalla copia di legno del famoso cavallo di Troia, naturalmente secondo l’interpretazione moderna. Chi di noi non s’è fatto un’idea di come fosse il cavallo con cui Ulisse ingannò Priamo e tutta la sua gente? Allora quando ho visto l’interpretazione del cavallo ho provato una sensazione come di tradimento dentro me. Ma come continuiamo vedere le opere d’arte che questi antenati sapevano fare e noi moderni riusciamo a produrre una cosa del genere per rappresentare il primo grande inganno della storia?
Visitare il sito archeologico richiede una buona camminata ed i resti che si incontrano sono pochi.
Troia fu scoperta nel XIX secolo dal tedesco Schliemann Einrich, non era un archeologo nel vero senso della parola però era molto appassionato di Omero. Quando pensò di aver individuato il sito di Troia, chiese alle autorità turche la concessione per poter eseguire gli scavi. Chiese anche il permesso di poter prelevare il materiale che a lui fosse sembrato importante. Le autorità turche dell’epoca, convinte di trovarsi di fronte ad un illuso,  concessero quanto richiesto, tanto erano sicure che in quelle colline avrebbe fatto scavare solo per trovare sassi e rocce. E invece……. Scoprì Troia e portò con sé quanto ritenne importante….. In pratica fece tutto alla luce del sole e non importa se ancora oggi in Turchia è considerato un ladro. 
L’antica città comprende 9 strati archeologici sovrapposti per una profondità di 16 m. il periodo va dal IV millennio a C. all’epoca romana. Con la sua scoperta provò la storicità del mondo omerico.
Possiamo osservare il metodo con il quale si ottenevano i mattoni per poi costruire le case. Infatti troviamo alcune cataste di mattoni messi ad asciugare ma costruiti con l’argilla proprio come nel periodo del I insediamento.
Per tutto il percorso vediamo solo rovine poco significanti ma io non posso non ricordare il pianto delle troiane quando Ecuba le riunì sulla spiaggia.
Spiegò loro che a causa di quella sconfitta sarebbero state fatte prigioniere e ridotte allo stato di schiave o di concubine dai greci.
La disgrazia di Troia fu dovuta all’inganno di Ulisse (l’astuto) che introdusse il cavallo entro le mura facendo credere a Priamo in un dono degli dei. Il re, forse  stanco per i dieci anni di assedio alla sua città, ci volle credere. Fece entrare  il grande cavallo di legno  ignaro che nascosti nella pancia si trovavano i soldati greci. Questi misero a ferro e fuoco la città. Quella notte i troiani credendo d’essere stati prediletti dagli dei, fecero grandi feste con abbondanti libagioni. Caddero per questo in un torpore profondo con ahimè un amaro risveglio. Cassandra aveva predetto tutto, non voleva far entrare il cavallo ma Priamo, re mite e padre di 50 figli almeno, di cui 19 solo da Ecuba, non volle pensare ad alcun inganno e diede il suo consenso. Fra i suoi figli anche Ettore e Paride.
Fu a causa della passione di Paride  per Elena, la bella Elena, che scoppiò la guerra di Troia. Sappiamo come finì e sappiamo anche che Ettore fu ucciso da Achille in duello. Achille sfidò Ettore a duello per vendicare la morte dell’amico fraterno Patroclo. Egli era convinto che fosse sufficiente l’armatura del grande soldato invulnerabile a spaventare i nemici.
Patroclo era molto giovane quando cadde in battaglia per mano di Ettore. Questi lo uccise scambiandolo per Achille stesso. Aveva  indossato la bardatura da guerra dell’amico e lo fece ad insaputa di Achille stesso. A quella battaglia Achille non volle combattere per protesta contro re Agamennone che gli aveva sottratto la sua schiava Criseide tanto amata.
Achille fu colpito al suo famoso tallone da Paride Alessandro, fratello di Ettore, e morì. Priamo re mite e profondamente umano vide cadere la sua città, i suoi più valorosi soldati, l’amato figlio Ettore ed alla fine anch’egli cadde per mano di Neottolemo figlio di Achille.  
Neottolemo prese come schiava Andromaca, vedova di Ettore, dalla quale avrà uno o più figli. Il figlio che Andromaca ebbe da Ettore, il piccolo Astianatte, verrà lanciato dalle mura della città perché era stato predetto ai greci  sarebbe stato per loro più nocivo del  padre stesso, Ettore appunto. Che tragedia!  

Ecco in pochissime righe la storia della caduta di Troia. E come non pensare al grande amore che aveva legato Elena a Paride. Ed ecco affiorare l’amore paterno per questo figlio che mette in pericolo l’intero regno ma, ciononostante gli diventa complice accettando la presenza di Elena a corte. Dolore per l’inutilità della preveggenza di Cassandra che non fu ascoltata. In fine quanta pietà per Astianatte… innocente capro espiatorio della follia degli uomini.

Ecco con tutta questa storia era mai possibile costruire un modello di cavallo che sembra quello delle giostre delle sagre di paese?

Usciamo dal sito archeologico e mi consolo osservando un bellissimo fiore di fico d’India e dentro di me lo dedico alle vittime di tutti i soprusi che incessantemente l’uomo commette contro i suoi simili stessi.  

Riprendiamo il nostro viaggio che sta velocemente volvendo al termine. Passeremo la notte ad Eceabat, un campeggio in riva al mare e domattina è previsto l’avvicinamento alla frontiera con la Grecia.
Durante il tragitto Guido si accorge che la temperatura del suo radiatore tende a salire e, da un controllo, vede che consuma molta acqua. Continua con noi ma è un po’ preoccupato. Ogni circa 10-15 km fa dei rabbocchi per poter arrivare almeno al campeggio. All’inizio si pensa ad un problema dovuto al filtro ma da un controllo successivo fatto con Cesare, si vede che il danno è provocato dal radiatore che si è fessurato. Giancarlo dice che anche per lui si è presentato il medesimo problema. Per fortuna in Italia. Anche Pino uguale……… abbiamo tutti e tre un camper su Ducato Fiat…..  
Arriviamo al campeggio e Guido prende contatto con Europassistence. Inizia la pratica per il reperimento del radiatore giusto. Anche questo è un problema. Non dimentichiamo siamo in Turchia.
Fintanto che Guido, con la partecipazione di Belma data la lingua a noi sconosciuta, continua le sue ricerche, andiamo tutti a fare un bagno in mare. Troviamo una riva sabbiosa con acqua limpidissima. Il fondale è molto basso e per nuotare bisogna allontanarsi parecchio. L’acqua risulta fin troppo calda. Nei pressi della spiaggia scende un torrentello di acqua dolce e dentro vediamo tante tartaruche. Appena vedono qualcuno che si avvicina alla riva emergono per ricevere del cibo.
Questa sera la cena collettiva sarà a base di pasta e la cuocerà Anna…… mentre Enrico riprenderà tutto con il suo bimbo (leggi telecamera). Nonostante il guaio capitato a Guido siamo sereni. La forza del gruppo nuovamente fa vedere i problemi sotto una luce positiva. La soluzione ci sarà questo è il messaggio che ognuno di noi trasmette all’altro. La stessa cosa se succede ad una persona da sola diventa una piccola disgrazia.  
Questa è anche la sera in cui ceniamo per l’ultima volta con Belma. Maria si organizza per fare una raccolta di 10 € a camper quale ringraziamento per la sua collaborazione e dedizione. Si è sempre prodigata molto per risolvere tutti i vari problemi che sorgevano nel passare dei giorni. Ricordo con quanta apprensione seguì le fasi per gli accordi dopo il tamponamento al camper di Natale. Non voleva fare un’ingiustizia verso l’ospite e nello stesso tempo si rendeva conto di quanto indigenti fossero gli occupanti della vettura investitrice. Questi le chiedevano in tutti i modi di mettere a tacere la cosa perché l’intervento della polizia stradale li avrebbe messi nei guai. Facilmente l’autista era anche senza patente. Belma era fra l’incudine ed il martello però, sia pure  con molto pathos, fece quel che era giusto fino in fondo. Per tutto il giorno non la vedemmo più sorridere e scherzare.  
Un’altra volta in cui leggemmo la sua ansia stupita fu quando a Konia, la mattina successiva all’acquazzone, dovemmo far uscire i camper da un parcheggio che si era trasformato in palude. Lo stupore fu nel vedere quanto velocemente il gruppo, senza perdersi d’animo, si organizzò per aiutare chi era rimasto con le ruote impantanate, giravano giravano ma non facevano un metro in avanti, piuttosto scavavano un metro in profondità se si fosse continuato…. Ma così non fu e dopo i primi tentativi intervenne la squadra ad aiutare, con funi e forza di braccia, l’uscita del mezzo.
Ebbene anche oggi pomeriggio la sua presenza è stata provvidenziale per reperire i meccanici e per farli arrivare al campeggio. Circa due ore di strada in automobile, e solo per venire a vedere che tipo di radiatore fosse necessario.
Finiamo la serata chiacchierando, intanto la temperatura si sta abbassando. Ora in camper abbiamo un po’ meno di 30°C e fuori è fresco con 27°C. speriamo rinfreschi anche dentro così si dormirà meglio.  
26.06.07
 
martedì – sali
Eceabat –  Ipsala (frontiera Turchia Grecia)  
Alle 15 circa partiremo  
La notte è passata tranquilla perché ha rinfrescato..
Questa mattina siamo in attesa dei meccanici e di Belma che ci fa da supporto dato che lei è il nostro trait d’union.
Decidiamo di andare a fare un bagno per ingannare l’attesa. La partenza che era stata fissata per la tarda mattinata, slitterà di quanto necessario per poter riparare il camper di Guido. In ogni modo noi e, probabilmente anche Cesare e Marcella, aspettiamo finché il camper di Guido non sarà in grado di viaggiare. 
e Belma controlla….  

In ogni caso Annamaria e Pino decidono che si pranzerà qui. Speriamo nel ristorante ma purtroppo aprirà parecchio più tardi. E allora? Allora: pomodoro in insalata, formaggio e frutta. Cosa vuoi di più dalla vita? Effettivamente con il caldo che fa si mangia volentieri anche sobriamente. Pranziamo con Guido e Giovanna. Verso le 13,30 arrivano i meccanici con un nuovo radiatore, proprio il modello che va bene al camper di Guido. Era l’unico che avevano in officina. Quando si dice Dio vede e provvede…. I meccanici lavorano così bene che in poco più di un’ora il lavoro è finito! Ok signori si parteeeee la frontiera,  ci attende!

Lungo la strada campi di grano maturo, girasoli dal fiore fresco e ritto sullo stelo con la sua aureola d’oro. Ne incontriamo interi appezzamenti coltivati che da lontano sembrano immense lenzuola gialle. Spesso spunta un girasole anche dall’asfalto o alla base di un semaforo. Come, quando ero piccolina, i papaveri nel mese di giugno.  

Stiamo correndo veloci (si vede che la foto è venuta mossa?) per recuperare tempo e raggiungere la frontiera a Ipsala dove lasceremo la Turchia e rientreremo in Grecia.
Passiamo con i nostri camper su strade già percorse un mese fa ed in questo tempo, il grano è maturato trasformando in oro tutto il territorio che ricordo verde.
Le coltivazioni arrivano fino in riva al mare e contrastano con l’azzurro dell’acqua marina.

Oggi fa molto caldo ed il cielo, alle 17, è bianco. Anche lui ha caldo.  
Una squadra di soldati sta facendo le sue esercitazioni sotto un sole cocente ma trovano il tempo e la voglia per salutarci. Stiamo lasciando questo territorio dove siamo stati sempre accolti con molte dimostrazioni di simpatia e mi dispiace lasciarlo. So però che ci ritornerò.  
Intorno alle ore 18 passiamo la frontiera e….. siamo in Grecia. Salutiamo Belma ripromettendoci di ritrovarla. E’ grazie a lei, alla sua dedizione, al suo amore di patria se abbiamo apprezzato pienamente questo viaggio. Non ci ha mai fatto sbagliare un percorso, preparata nei fatti storici e sempre sorridente. Una guida perfetta.

Arrivederci Belma    

Ad Alexendrupoli rifornimento di gasolio. L’uscita dalla superstrada ci fa perdere un po’ di tempo. Prendiamo il lungomare pensando di poter così trovare un posto dove passare la notte.
Sono le 19 ed abbiamo ancora due ore di luce, per cui io suggerisco di riprendere superstrada e cercare di proseguire per avvicinarci a Kavàla e guadagnare strada. la proposta è accettata e, non solo superiamo Kavàla, ma raggiungiamo la spiaggia di Ofrinyo dove già ci eravamo fermati all’inizio del viaggio. E’ un bellissimo e solido spazio fronte mare a meno di 60 km da Kavàla. Arriviamo verso le 21 - 21,30 e chi ha viaggiato senza aria condizionata spera in un bagno rigenerante.
Anche qui l’acqua è calda e non dà l’energia cercata.
Io e Giancarlo ci prepariamo per cenare al ristorante, i nostri amici preferiscono cenare al camper. E’ che Giancarlo pensando alla sua stanchezza non vuole darmi da fare e allora preferisce uscire e va bene anche per me. Ceniamo ad una psarotaverna munita di grossi ventilatori al soffitto, mangiamo bene. Calamari fritti per Giancarlo, braciola di vitello per me e due mega insalate greche guarnite di ottime olive, buona e delicata feta e, condito il tutto con ottimo olio di oliva, veramente saporito e gustoso. Lo intingo con il pane quanto è buono. In Turchia non l’avevo mai trovato. Spesa totale € 29.00
Rientrando incontriamo un gruppo di amici che con Pino ed Annamaria si stanno gustando un ottimo gelato. Al camper ci uniamo agli altri amici rimasti a chiacchierare, così stanchi da non desiderare nemmeno una passeggiata al chiaro di luna. Ci uniamo a loro e finiamo con una  conversazione un po’ tumultuosa per la verità, con scontri d’opinione vari per le doppie file ai semafori, al vantaggio o meno del frigorifero con il comando automatico e…. per l’incomprensione di guida tra il camper 12 ed il 9. pazienza, scappiamo tutti, io e Giancarlo rimaniamo a prendere un po’ d’aria fresca sperando che anche il camper si raffreddi. Poi doccia e nanna ….. al caldo.      

 

27.06.07  
mercoledì – tetàrti
h. 10 partenza da Porto Ofrinyo
 
ci svegliamo alle 7 causa luce e caldo. Piano piano mi alzo, sono lenta, faccio fatica ad uscire dal torpore.
Indossiamo il costume per fare un bagno di mare, forse l’ultimo prima della fine della vacanza.
Stamattina (sono circa le 8) l’acqua è un po’ più fresca ma non molto rispetto la sera precedente.
Mentre noi stiamo facendo il bagno (quasi tutto il gruppo), arrivano i primi bagnanti. Sono persone anziane che nuotano godendo il mare quasi in solitudine. Vedo una signora un po’ grossa che si appoggia ad un largo salvagente per galleggiare ed in quel punto ci sarà al massimo 1 metro d’acqua!
Ora sulla spiaggia arriva un gruppetto. Appoggia le sue cose, pianta un ombrellone bianco e si siede all’ombra. Tutta la scena potrebbe essere trasferita di 50 anni indietro. L’arenile a parte questo ombrellone, è deserto, l’atmosfera è sospesa come succede solo alle prime ore della mattina e poi mi rendo conto che, anche se siamo, nel 2007, non è cambiato granché negli usi e costumi umani.
La spiaggia di Porto Ofrinyo, ed il paese stesso, è frequentata solo da greci ed ha mantenuto l’aspetto tradizionale del paese greco come io ho conosciuto.
Dopo bagno, doccia ed asciugatura capelli, vado ad acquistare qualcosa per pranzo.
Alle 10 si parte ed incomincia l’avventura odierna.
Passiamo sul lago di Mikri Volvi. Vediamo razze di uccelli diversi. Stanno in acqua e puntano lunghi becchi scuri. Hanno piumaggio candido. Altri  stanno appollaiati sugli alberi e sembrano garzette ma il piumaggio è nero e non li ho mai visti prima e non so cosa sono.
Intanto fuori ci sono 37°C ma, buon per noi, viaggiamo con l’aria condizionata.
A Kozani usciamo dalla superstrada per fare gasolio.
Si procede alla ricerca di un luogo adatto per sostare a pausa pranzo e ci fermiamo poco prima di Kipurio ad un’area sufficiente per tutti. Vi troviamo un ponte romano con cappellina votiva e tanti vasi di fiori ormai seccati.
Alle 15 ripartiamo in colonna, siamo circa a 1000 m di altitudine e ci sono 37°C.
Ci alziamo ancora fino al passo di Metzovo, che è  anche stazione sciistica con circa 1400 m di altitudine. Al momento ci sono 27°C, quasi freddo…
Fatto il passo scendiamo verso Ioannina e sulle rive del lago troviamo un ampio parcheggio dove c’è posto per tutti.
Decidiamo comunque di proseguire finché c’è luce e facciamo bene perché in poco siamo ad Igoumenitsa dove troviamo un campeggio terrazzato in riva al mare. Fa la trattativa per noi Giovanna (canadese). E’ una sistemazione buona, ha servizi puliti, un ristorante che lavora bene, una bella spiaggia ed il mare greco davanti. Che cosa si può desiderare di più?
Rimaniamo fino al giorno dell’imbarco per Ancona. Partiamo dal campeggio verso le 17 e ci dirigiamo al porto. Siamo in attesa del traghetto ed inganniamo il tempo in varie maniere. Diamo da mangiare ad alcuni cani randagi che poco alla volta si fidano e ci vengono vicini, andiamo a vedere la stazione marittima. Decidiamo di mangiare qualcosa al bar self-service (praticamente sfornito di tutto) con Pino ed Annamaria.. quando, ohhhhhhhhhhhhh – tin tin tin – tutto ondeggia, i bicchieri del bar cocciano fra loro, le bottiglie dondolano vistosamente. Guardo Giancarlo ed anche lui ondeggia, come me d’altra parte. Fuori sul piazzale gli altissimi lampioni oscillano. E’ uno spettacolo e fra me penso, dovrei preoccuparmi, forse scappare, ma tutto quanto sta succedendo intorno a me è troppo interessante e guardo da un lato all’altro ché non mi voglio perdere niente di questo prodigio. E’ Un Terremoto! Caro Diario a questa vacanza non è mancato proprio nulla. Tutto troppo bello. Fra poco ci imbarcheremo.
Vedo la nave entrare in porto. Che immagine suggestiva. Vi dice niente Madama Butterfly di un certo Giacomo Puccini? Ma per noi porterà solo belle sensazioni.
E’ venerdì 29 giugno (onomastico di mio fratello) l’imbarco avviene nel modo più sereno possibile e, poco dopo, la nave va……………. Domani sabato 30 giugno saremo ad Ancona.
Un saluto al mio caro diario che mi ha aiutata a ricordare tante cose che potrò sempre ritrovare fedelmente riportate in queste pagine. Con nostalgia ed un po’ di fatica
 
                                                Carla  

Ah che vita!!!!